PROLOGO

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Cinqucento anni fa venne dato luogo all'Ultima Rivolta, la più sanguinosa e la più violenta, quella dove centinaia di Selvaggi riuscirono a fuggire e a nascondersi creando così una piccola cittadina tutta loro dove vivere nascosti. Col tempo erano riusciti ad organizzarsi e a mandare infiltrati nell'Ordine dei Guardiani estraendo ogni nuova generazione un candidato o candidata per la carica che aveva il compito di proteggere e di informare i propri concittadini di ciò che accadeva a Shamballah, la nuova capitale.
Col passare degli anni la Cittadella non faceva che crescere e i Selvaggi schiavi sparivano sempre più di recente. Il Re iniziò ad accorgersi di ciò che accadeva e decise di mandare una delle sue sentinelle migliori per indagare.
La sentinella era conosciuta in tutta Agharti, famosa per il suo coraggio, la sua forza e soprattutto per la devozione verso il Re del Mondo che con il passare del tempo aveva iniziato a passare gran parte della giornata con la sentinella. Il sovrano si fidava di quell'uomo di umili origini, ma ricco di tutto ciò che si potrebbe desiderare a livello emotivo e psicologico.

Il giorno della partenza la sentinella salutò tutti calorosamente, promettendo che a breve sarebbe tornato nella Cittadella e avrebbe portato notizie e svelato il mistero.
Tutti avevano una sensazione, la stessa. Quel peso che ti avverte che qualcosa andrà male ma non sai cosa, quel mattone sul petto che ti fa rigirare nelle coperte la notte e non ti permette di dormire instaurando dentro il tuo corpo una costante sensazione di oppressione e di costrizione di cui non sai l'origine.
Solo il sovrano non aveva paura, lui non provava emozioni profonde, era capace di odiare e di disprezzare e, anche se era particolarmente legato alla sentinella non riusciva a volergli bene nemmeno un po', aveva scelto anni prima: il potere a posto dell'amore e ora non poteva cambiare idea . Se avesse potuto tornare indietro nel   tempo non avrebbe cambiato nulla, anzi, era fiero di ciò che aveva creato e gli piaceva lo svolgimento che la sua vita aveva avuto negli anni.

La sentinella era partita sopra uno splendido cavallo alato che si allontanava ad una velocità sorprendente tanto che, pochi istanti dopo, rimaneva solo un piccolo puntino in lontananza che nel giro di pochi secondi sarebbe scomparso.

L'uomo, seduto comodamente sulla sella, fece atterrare il Pegaso in una radura agli ex confini che un tempo dividevano la Tribù delle città da quella dei Selvaggi. Legò il cavallo alato per non farlo fuggire e si inoltró nella foresta per per non voltarsi più.
L'uomo era soddisfatto. Aveva raggiunto il suo obiettivo. Nessuno sapeva la verità oltre i Selvaggi del palazzo che erano d'accordo con lui per fuggire.
Il piano era riuscito. Ora erano salvi 130 schiavi. Tutto grazie a lui.
Arrivato nel folto della foresta lanciò il grido che rappresentava il segnale e uscirono tutti allo scoperto.
William riabbracció dopo tanto tempo la sua famiglia. Non era mai stato così felice.
I 130 Selvaggi arrivarono nella foresta e i festeggiamenti continuarono fino a notte fonda.

William vide quella servetta che tante volte a palazzo aveva incontrato e che lo aveva squadrato un milione di volte. Li, nella dimora del Re del Mondo non poteva nulla. Solo Lui era autorizzato. Ma ora era libero da tutto e tutti e poteva fare ciò che voleva.
Si avvicinò alla ragazza che subito lo seguì nella tenda.
Passó poco più di un anno da quella notte e poi, ciò che il ragazzo temeva di più accadde.
Durante quello splendido anno erano successe un sacco di cose, William si era sposato, aveva avuto una bambina bellissima, i capelli argentei e gli occhi di due differenti colori, verde e ambra. Aveva solamente pochi mesi quando fu abbandonata per via dell'enorme disastro che accadde. Le urla, le feste e tutto il rumore provocato non avevano fatto altro che portare nella radura i comandanti delle varie truppe appostate nella fitta  vegetazione che intendevano trovare quella Cittadella fantastica.
Ad Agharti il tempo durava di più. Un anno trascorso sulla terra equivaleva a duecento passati lì. Gli Agharti non erano immortali, ma si avvicinavano a questa situazione. Il motivo era piuttosto semplice. Le ore scorrevano come sulla terra, i giorni anche, ma vista la loro lunghissima vita il Re del Mondo aveva deciso di modificare un po' il calendario, arrivando alla conclusione che racchiudere 200 anni in uno fosse un ottima idea.
Forse non sapeva che scrivere su Agharti in questo modo avrebbe solo gravato al cervello umano creando un'immensa confusione.

Quando la prima truppa arrivò alla Cittadella era notte fonda e nessuno era preparato. Il caos esplose e iniziò un viavai di persone che gridavano impaurite. Le spade delle Sentinelle felciavano vite e aria senza fare distinzione tra le due e uccidendo qualsiasi cosa si trovasse a pochi centimetri  dalla lama. William e sua moglie, Ginevra, erano col tempo diventati i governatori del posto e cercarono invano ma con tutte le loro forze di salvare la popolazione della cittadella. Vedendo di non poter più ambire alla sopravvivenza di tutti decisero di salvare loro stessi, la loro famiglia, ma soprattutto la piccola neonata che, già sapevano non avrebbe avuto una semplice vita.

La nascosero un bunker che avevano scavato e che era troppo piccolo per tutti quanti . Lasciarono li la bimba, chiudendo la botola che si apriva sullo sterminio. I genitori, William, la fidata sentinella del Re e Ginevra, la donna che nella sua vita avrebbe dovuto compiere milioni di impavide imprese vennero portati a palazzo per poi essere torturati insieme ai sopravvissuti dello sterminio.
Allla Cittadella venne dato fuoco e si salvò soltanto una piccola buca, abbastanza grande per contenere una neonata.

Qusta è la tragica storia che mi raccontarono quando compii 16 anni. Dopo quella distruzione gli spiriti della natura vennero a prendermi e mi portarono con loro accudendomi e crescendomi.

NOTA
Ecco il secondo capitolo.
Grazie a tutti coloro che hanno letto anche il primo.
Mi raccomando, se trovate errori scrivetelo nei commenti
Graaaziee

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