PROLOGO
Ciudad de México – 1965
«Adelina, espera!» sibilò tra i denti l'uomo, afferrando repentinamente il polso della compagna prima che questa potesse balzare in piedi e fiondarsi disarmata e senza un piano direttamente nella tana del leone – o dei suoi mostruosi cuccioli, in quel caso.Accovacciato sopra il tetto della tienda derelitta, Samir costrinse bruscamente l'altra contro il proprio fianco, fulminandola con occhi tanto irosi da parer divorati dalle fiamme dell'Averno stesso, prima di lanciare un'occhiata circospetta al basso edificio dirimpetto; non una singola ombra si muoveva dietro alle finestre ricoperte di fogli di giornale e lo stabile pareva, in effetti, abbandonato da decenni – come tutto il quartiere circostante –, ma il sapore asprigno che gli punzecchiava in fondo alla gola da quando avevano iniziato l'appostamento gli diceva tutt'altro. Quel luogo pullulava.
«Hai per caso perso la testa? – abbaiò in un sussurro, tornando a fissare la donna che ancora stringeva vigorosamente tra le braccia, talmente forte che non dubitava delle impronte violacee sarebbero presto fiorite sulla sua carnagione di porcellana. – Cosa speri di ottenere con un comportamento tanto improvvido? Una morte rapida, azzarderei a dire.»
«Lui è là dentro, Samir, proprio là dentro!» replicò lei, tentando, invano, di scrollarselo di dosso, gli occhi cristallini arrossati di lacrime. Come poteva starsene lì a far nulla, quando la ragione stessa della loro lunga ricerca si trovava ad appena pochi metri, in pericolo di vita? Dovevano agire; subito.
«Sì, e con lui quanti dei suoi kaìroi? È una trappola, non comprendi?»
«Quindi, cosa? Lo lasciamo in mano loro? Lo uccideranno-»
«E secondo te perché ancora non lo hanno fatto, pendejita? Stanno aspettando noi, in modo da averci assieme e far piazza pulita. E tu vuoi sostanzialmente offrirci su un piatto d'argento! Non possiamo permettere che ciò accada, mai. Almeno uno di noi dovrà esistere. Se dovessimo morire tutti e tre, le conseguenze...» Scosse il capo bruno, lasciando la frase pesantemente in sospeso.
«Adelina» la richiamò poi con cautela, la voce soffocata dalla gravità delle sue stesse implicazioni, rilassando la presa sui suoi polsi per poterle passare delicatamente un pollice sotto agli occhi, raccogliendo le lacrime incastrate tra le sue ciglia sottili con un sospiro graffiato.
«Ti fidi di me?» le chiese infine, lasciando scivolare la mano dal suo viso fino alla clavicola, lasciata scoperta dalla semplice canottiera che stava indossando contro la calura estiva. E li si fermò, i polpastrelli che tracciavano con movimenti ripetitivi e circolari la pelle ruvida e spessa della cicatrice.
«Come potrei non fidarmi di me stessa?» replicò lei con una risata vuota, piegandosi in avanti fino a poggiare la propria fronte contro la sua spalla. Deglutì il pizzicore fastidioso, maligno, alla gola e tentò di riacquistare la calma. Ma questo suo proposito andò in frantumi quando l'uomo aprì nuovamente bocca.
«Allora rientra al motel. Farò un primo sopralluogo, dopodiché penseremo a un modo per salvarlo senza inutili rischi.»
«No – si rifiutò, categorica, allontanandosi da lui come se l'avesse scottata. Samir fece ricadere la mano e indurì lo sguardo, ma la donna non si lasciò intimidire dalla sua espressione scura. – Ci vorrebbe troppo tempo e... e se dovessero trovarti mentre sei là sotto da solo?»
«Per questo voglio che tu rientri al motel e mi aspetti lì. Se non mi vedrai tornare all'alba di un'ora, devi andartene da qui. Intesi? Devi lasciare il paese e fuggire. Almeno uno di noi deve essere vivo perché il cerchio non si spezzi. Lo comprendi questo, vero? Adelina, devo sentirtelo dire. Dimmi che lo comprendi.»
«Lo capisco – confermò, – ma non me ne resterò indietro e con le mani in mano come una codarda mentre tu rischi la vita.»
«Non si tratta di essere codardi o meno, ma di fare in modo di mantenere l'equilibrio intatto.»
«Non ti lascerò affrontare quei mostri da solo. È escluso. E poi, in due avremo maggiori possibilità di successo, non puoi negarlo.»
«Adelina-» iniziò a dire con tono di rifiuto, scervellandosi, nel frattempo, alla ricerca di un modo per tenerla al sicuro e cercando di prevedere cosa avrebbe potuto fare nella sua tipica impulsività.
Non ebbe però modo di fare nessuna delle due cose, perché, improvvise e agghiaccianti, delle strida di bambino squarciarono l'afa notturna, inondando la strada altrimenti deserta di quel quartiere abbandonato di Città del Messico.TRADUZIONI SPAGNOLO – ITALIANO
Espera (v. esperar): aspetta
Tienda: negozio
Pendejita (slang messicano): da "pendejo" + il vezzeggiativo "ito/ita"
Pendejo: idiota (o un termine ben più colorito che sono sicura immaginerete perfettamente da voi)
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Chronos - Il Marchio Dell'Uroboro
Paranormal'O dolore, o dolore, il Tempo si mangia la vita e l'oscuro Nemico che ci divora il cuore cresce e si fortifica del sangue che perdiamo.' (Il Nemico, Charles Baudelaire) In seguito all'incidente dove ha visto morire entrambi i genitori e la sorella m...