TUTTO PASSA

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Non so bene come iniziare questa lettera, sono tre lunghi anni che non ho tue notizie, o meglio, ce le ho, ma non direttamente.

Mai un ciao come stai?, come è andato il tuo primo concerto?, e il tuo secondo album?. Mai un tanti auguri picio, buon natale, buon anno. Mai un commento sotto una mia foto, un like. Mai. Nulla.

E sono passati tre lunghi anni. Tre anni di pianti, esperienze nuove, concerti, abbracci, pianti, sorrisi, canzoni, pianti, ricordi, amori, successi, sconfitte e pianti. Ho già detto pianti? Perché si, se anni fa non piangevo quasi mai ed affrontavo tutto con il sorriso, con il tempo ho imparato ad esternare i miei sentimenti e a piangere. Si piange quando si è felici, nervosi, ansiosi, arrabbiati o tristi. Situazioni diverse. Io prediligo l'ultima. Sono cresciuto in questi giri d'orologio. Sono diventato grande, se vogliamo usare un termine infantile. Sono maturato, ho imparato che non tutto è rose e fiori, ho imparato, a mie spese, che non tutti sono puri e genuini come me – e te-, che esistono persone false e sfruttatrici. Ma tu questo non lo sai. D'altronde non sai nulla di me, del nuovo Alberto che esiste ora. Conosci quello vecchio e non te ne è mai importato nulla di conoscere quello che invece vive adesso. Forse è stato meglio così. Senza addii. Freddo e distaccato, come te. Nessun messaggio, nessuna chiamata, nessun tentativo di mantenere i rapporti.

Non pensavo di essere così facile da dimenticare.

Ma dopotutto sono passati tre anni e forse, almeno tu, sei riuscita a dimenticarci.

Passa, dicono. Passerà. Tutto passa. Il tempo passa. Passerà anche lei. Passano pure i ricordi. Tutto passa e diventerà offuscato. Passa. Ma che cos'ha questo verbo passare di così bello? Perché lo usano tutti? Perché quando mi vedono giù di morale mi dicono passerà? Ma cosa esattamente passerà? Il tuo modo di rendermi felice? Il tuo sorriso forse? Oppure gli occhi color Mar Glaciale Artico? Il tuo essere fredda ma al contempo un cioccolatino con il cuore di miele? Forse ho capito cosa passerà: il nostro modo di passarci il sale a tavola. Non posso sapere se sia cambiato o no.

Vorrei saperlo però.

Come vorrei sapere come hai fatto a dimenticare tutto. Ti prego spiegamelo così lo faccio pure io, e lascio finalmente questi ricordi, che mi corrodono dentro, alle spalle, chiusi in un cassetto, che non ho intenzione di aprire mai più. Non perché non voglia, ma perché sono troppo belli e spensierati e mi fa male pensare che ora non lo siamo più.

Mi fa male il solo pensiero di te, la tua immagine fra i miei ricordi. Il tuo viso fra i miei sogni, fra le mie dita e i miei organi: il cuore, il cervello e i polmoni. Perché tu sei stata l'unica che era in grado di fare scoppiare il mio cuore con una parola di troppo, l'unica che riusciva a mandare in tilt il mio cervello, l'unico essere umano ad avermi tolto il respiro. E sai cosa ti dico? Vorrei perderlo ancora il respiro, affogare nell'aria che non riesco a inspirare, lasciar andare l'ossigeno che tengo stretto, andare in apnea per secondi, minuti se questo comporta rivederti, e magari poterti di nuovo sfiorare.

In questi anni ho provato interesse per altre donne. Alcune le ho perfino presentate ai miei genitori e a mia sorella. Bionde, more, castane, lisce, ricce. Le rosse le ho evitate a prescindere. Ricordo che una volta Ciccio e Fulvio mi avevano costretto ad uscire dalla mia camera, ad asciugarmi le lacrime che rigavano il mio viso da giorni e a conoscere gente nuova e più interessante. Più interessante di Tijana? Ma non credo proprio. Lei è la principessa. La principessa del mio mondo, che nessuno toglierà dal suo trono. Mi avevano portato a una festa oscena: musica a palla –quel tipo che piace a te, ma che io non sopporto- fumo e alcool. Ricordo che mi ero seduto in un angolo e avevo appoggiato la testa sulla mia mano- come fai sempre tu- e avevo cercato un supporto su un tavolo traballante lontano dalla confusione. Voci, urla, odore di birra e shottini, mani a ritmo di musica e fumo. Poi ad un certo punto sento la voce di Ciccio nelle orecchie e Fulvio che mi prende per un braccio e mi porta di fronte ad un ragazza. Li ho maledetti pure in serbo quella volta. Alta, tacco 15, magra, viso angelico, vestito attillato e lungo fino a sotto il sedere, capelli pieni di boccoli fino alle spalle e ...rossi. "Piacere, Alberto" unica frase da parte mia. Retro front. Ho sentito i miei amici scusarsi con lei e poi nulla. Sono uscito da quella specie di discoteca infernale e sono tornato a deprimermi sotto il piumino. Erano ancora i primi mesi dopo Amici, ricordo il caldo soffocante dentro quella stanza che faceva contrasto con il freddo pungente dell'aria Messinese fuori. Probabilmente era Novembre o Dicembre. Bel mese Dicembre, non trovi? Il 10 poi è un numero fantastico. Ha proprio quella magia e intensità giusta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 17, 2020 ⏰

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