Elena

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Elena

mio amore,

mio unico amore,

avresti mai pensato che uno come me, l'impavido, il presuntuoso e intrigante Damon Salvatore, sarebbe diventato così rammollito da scriverti una lettera? Io no, io non lo avrei mai pensato.

Eppure eccomi qui, davanti al camino della nostra casa, la casa della mia famiglia da generazioni, che ripercorro tutti i momenti salienti della nostra storia. E lo voglio fare partendo dalla fine, dalla felicità raggiunta dopo tanti ostacoli. Dalle nostre mani intrecciate, su cui fanno bella mostra quelle fedi, simbolo della nostra unione.

Ricordo ancora quando la tua vita era stata legata a quella di Bonnie, e tu non ti saresti svegliata fino a quando lei fosse rimasta in vita: un po 'come la bella addormentata. Ma tu non hai avuto bisogno del bacio del principe. E poi io, principe ... ma quando mai? L'ho odiata e amata al tempo stesso quella streghetta, perché per quanto fosse diventata la mia migliore amica mi aveva portato via la cosa che più  mi faceva sentire vivo: te. Ma non era lei la colpevole. Il vero colpevole era solo il Destino, quel mostro invisibile e infido che tesse trame e le disfa a suo piacimento, divertendosi alle spalle di noi poveri mortali. Mi fa strano pronunciare questa parola associandola a me. Damon, un mortale. Sono stato un vampiro per più di centosessant' anni, sono morto all'età di ventitré anni e così sarebbe continuato ad essere. L' amore sarebbe stato per me solo una chimera. Invece no, sei arrivata tu.

La storia si ripete sempre, e anche con noi non ha fatto eccezioni. Ricordi il nostro primo, vero bacio, sotto il portico di casa tua? Eri la ragazza di mio fratello e ti giuro che ho provato e riprovato a resisterti, ma quella sera proprio non ce l'ho fatta. Ricordo ancora quello che ci siamo detti prima che ti baciassi:

"Sono un idiota, perché per un attimo ho pensato che non mi sarei più sentito in colpa!"

"Aspetta, in colpa per cosa?"

"Per volere ciò che voglio!"

"Damon ..."

"No, lo so, credimi, lo capisco: sei la donna di mio fratello!"

Ho fatto due passi per andarmene e poi, con fare teatrale, mi sono voltato e ti ho detto:

"No, sai cosa c'è ?! Se devo sentirmi in colpa voglio sentirmi in colpa per questo!"

E ti ho baciata.

Ricordi la prima volta che ti ho detto di amarti? Anche lì sono stato un codardo, perché dopo avertelo confessato ho cancellato la tua memoria. Ti avevo riportato la collana, quella che ti aveva dato mio fratello, la collana di Katherine. Quel ciondolo ti proteggeva dagli esseri come noi, evitava la compulsione. Mi dicesti:

"Credevo di averla persa, grazie!"

Hai allungato la mano per afferrare la collana, ma non ti ho permesso di farlo.

"Ti prego ridammela!"

"Prima devo dirti una cosa."

"Perché devi dirlo con la mia collana?"

"Beh, perché quello che sto per dire...forse è la cosa più egoistica che abbia mai detto in vita mia!"

"Damon, lascia stare!"

"Devo dirlo una sola volta e tu devi sentirlo: io ti amo Elena, ed è proprio perché ti amo che non posso essere egoista con te! Per questo non devi saperlo: io non ti merito...ma mio fratello sì! Vorrei che tu non dovessi dimenticarlo...ma devi!"

La collana è tornata al suo posto, attorno al tuo collo. Io sono fuggito dalla finestra dopo averti chiesto di dimenticare, con le lacrime agli occhi. Ed è passato altro tempo. Poco rispetto all'eternità di dolore e tortura che mi portavo alle spalle.

A prima vistaWhere stories live. Discover now