Capitolo due.

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A cinque anni, sporca di fuliggine, con i vestiti e i capelli bruciacchiati, fui trovata e chiusa in un orfanotrofio. La vita lì era faticosa, ci facevano rigare dritto, altrimenti andavamo a letto senza cena, ma quella che definivo tortura durò appena quattro mesi. Una donna di nome Mariana, decise di adottarmi; era un freddo giorno di dicembre ed ero emozionata: finalmente avrei avuto una nuova mamma che si sarebbe presa cura di me, sì..finalmente. Misi il vestito più carino che mi era rimasto, era verde chiaro con alcune margherite bianche che sembravano danzare sopra al tessuto, il mio preferito. -Lilith?- la proprietaria dell'orfanotrofio chiamò a gran voce il mio nome. -Sì, signorina Rox?- -Raggiungimi subito nel mio ufficio cara, è arrivata una persona speciale.- Non mi aveva mai chiamato cara, la felicità sembrava traboccarmi dagli occhi quando scendendo con foga dalle scale, un paio di occhi azzurri color del ghiaccio mi scrutarono da vicino. -Lilith questa è la signorina Mariana, ha deciso di prendersi cura di te, sarà la tua nuova mamma.- Rimasi stranita, non era come la immaginavo. Era non molto alta, ma longilinea, aveva le labbra sottili -Ciao Lilith.- e non le si vedevano i denti quando parlava. Il viso era di una magrezza cava ed eccessiva, non c'era altro che un deserto di freddo dentro i suoi occhi. Nulla di lei ispirava amore materno. -Salve signorina..- e il mio grande sorriso si spense, lasciandomi seria. Chissà, magari era una delle donne più affettuose della Terra e io la stavo giudicando troppo frettolosamente. Rimasi in un introverso silenzio mentre le due donne parlavano e firmavano le carte che avrebbero garantito che la mia tutela adesso non era più responsabilità dell'orfanotrofio, bensì di mia madre.

Con la morte negli occhi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora