Aprì a fatica l'occhio sinistro per controllare ciò che aveva disturbato il suo sonno. Un raggio di luce del sole trapelava attraverso il piccolo spiraglio lasciato dalle imposte accostate. Intuì quindi che doveva essere già mattino inoltrato e che purtroppo era giunta l'ora di svegliarsi. Richiuse gli occhi ancora per qualche istante, ripromettendosi che si sarebbe alzata giusto un minuto dopo, e nel frattempo tese il braccio e perlustrò con la mano l'altro lato del letto. Il piumone era stato ammassato da una parte e il copri materasso era freddo, segno che lui era già in piedi da un pezzo. Si stiracchiò ancora sotto le coperte, poi finalmente scese dal letto e, anche se riluttante, si infilò le pantofole e si avviò verso le scale per raggiungere la cucina, dove sicuramente lui la stava aspettando. Fatti i primi gradini, percepì nell'aria profumo di dolci e un sorriso assonnato le spuntò immediatamente sul viso. Quello era esattamente il profumo delle domeniche mattina a casa loro. Ebbene si, lui ogni domenica si alzava presto e la lasciava riposare mentre infornava torte, cuoceva pancakes o farciva brioches e poi quando lei lo raggiungeva in cucina gustavano insieme quelle prelibatezze. Per lei questo "rito" era rassicurante, un gesto che era ormai entrato a far parte della routine, della normalità ma che non era mai diventato banale o scontato. Quando scendeva le scale era sempre felice ed entusiasta come la prima volta che lui la sorprese in quel modo. Arrivò sulla soglia della cucina ma decise di aspettare dietro lo stipite della porta per osservarlo di nascosto: aveva le sopracciglia aggrottate e consultava attentamente il libro di ricette che gli era stato regalato l'anno prima a natale. I primi plum-cakes sfornati erano già stati messi in un piatto sul tavolo, mentre gli ultimi terminavano la loro cottura proprio in quegli istanti. Vedere il suo uomo in quelle condizioni la fece sentire la donna più felice e fortunata della terra. Come al solito stava cucinando a torso nudo. Indossava un paio di pantaloni della tuta neri larghi, dai quali spuntava l'elastico dei boxer con la scritta Calvin Klein. Si girò verso il lavello, iniziando a lavare le varie stoviglie che aveva utilizzato per preparare l'impasto dei dolci. Lei poté ammirare i muscoli delle sue spalle ampie tendersi, contrarsi e rilassarsi a seconda dei suoi movimenti. Non riuscendo più a trattenersi corse in punta di piedi nella sua direzione e avvolse il suo busto con le braccia, appoggiando il viso sulla sua schiena. Lui era più alto di lei, quindi la sua guancia morbida si posizionò tra le sue scapole. Subito lui trasalì per lo spavento ma, non appena percepì i morbidi capelli sulla pelle, capì immediatamente di chi si trattasse e una risata spontanea ruppe il silenzio nella stanza. Rimasero in quella posizione per un po', giusto il tempo che lui impiegò per finire di insaponare e risciacquare il detersivo per piatti dall'ultima ciotola, poi, con ancora della schiuma sulle mani, si voltò, cogliendola di sorpresa e imbrattandole la faccia con il sapone. Lei lanciò un urlo, rise arricciando il naso e cercò di ripararsi nascondendosi il viso. Continuarono nella loro amorevole e simpatica lotta per qualche minuto, poi lei riuscì ad afferrargli i polsi e, con tutte le sue forze, a immobilizzarli lungo i fianchi. Probabilmente era riuscita a fermarlo solo perché era troppo stremato dalle troppe risate. I capelli dalle sfumature biondo cenere le si erano appiccicati al volto a causa della schiuma e, trovando l'immagine esilarante, lui non era più riuscito a contenersi. Si liberò dalla sua stretta e, con un sorriso in volto, iniziò a spostare delicatamente di lato le ciocche umide, nel tentativo di ritrovare in quel casino gli occhi verdi più belli che avesse mai visto. E pian piano riuscì nel suo intento e scrutò attentamente in quelle iridi color smeraldo che tanto adorava perché gli sembravano talmente profondi da potercisi perdere dentro, talmente limpidi da potercisi specchiare. Erano stati proprio quegli occhi a farlo innamorare all'istante, a guidarlo verso di lei quando li aveva incrociati per la prima volta in quella libreria. Quegli occhi tanto intensi e mozzafiato, tanto stupendi perché finestre della sua anima pura. Quegli occhi sempre puntati verso le stelle ed incapaci di nascondere la verità. Quegli occhi colmi d'amore attraverso i quali era finalmente riuscito a vedere chiaramente se stesso. Non si sarebbe mai stancato di osservarli.
"Penso che dovresti togliere dal forno quelli prima che si brucino completamente" disse lei sghignazzando sotto i baffi e risvegliandolo da quella specie di ipnosi.
Si scostò di lato per lasciarlo passare, lui si riprese, spense il forno ed estrasse la teglia per poi riporla sul tavolo. Si voltò nuovamente verso di lei, squadrandola da capo a piedi con uno sguardo malizioso. Indossava ancora il vecchio ed infeltrito pigiama, logoro a causa dei molteplici lavaggi , e le pantofole. Era intenta a rimediare al pasticcio di prima, si passava infatti ripetutamente le mani nei capelli, nel tentativo di sciogliere i numerosi nodi che si erano creati.
"Non capisco proprio come tu faccia a non avere freddo. Siamo a Gennaio e tu stai qui a cucinare mezzo nudo. Io non so com-"
Quell'immagine di lei gli parve così sensuale che non seppe trattenersi. La baciò con foga sulle labbra, interrompendo il suo discorso. Scese poi lentamente sul collo, provocandole dei brividi lungo la schiena mentre la avvolgeva tra le sue possenti braccia.
"Se continui così finiremo per mangiarli freddi questi cosi" constatò lei sorridendo teneramente.
"Forse non hai capito: in questo momento non me ne potrebbe fregare di meno di mangiare. Voglio solo te."
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Short stories
Short StoryRaccolta di racconti brevi di ogni genere. Sogni, ricordi, film mentali di ogni tipo. Unico scopo: farvi battere il cuore in ogni modo.