Non sono una santa. Non ho mai detto di esserlo e mai vorrò esserlo. La mia vita è una telenovelas spagnola. Matrimoni, divorzi, fratellastri, falsi tradimenti. Basta! Ho tredici anni e la mia voglia di vivere è sotto zero. Benvenuti nel mio mondo.
<<Ehi! Stai attenta dove cammini!>> urla una voce apparentemente infastidita. Tolgo una cuffietta, volto la testa e con la coda dell'occhio noto un ragazzo in giacca e cravatta mostrarmi un dito medio per poi sfrecciare via. Nice word. Rimetto la cuffietta e alzo il volume dal mio telefono.
"Don't ask questions you don't wanna know Learned my lesson way too long ago
To be talking to you, belladonna
Should a taken a break, not an oxford comma
Take what I want when I wanna
And I want ya"Canticchio nella mia testa le parole di una canzone che mi mette la mia playlist. Nella stazione degli autobus non c'è nessuno tranne un vecchietto che dorme su una panchina. Rimango in piedi: mancano due minuti prima che arrivi la mia amata trentadue. È l'unico autobus che arriva a casa mia ed è sempre quello più scassato di tutti. Quando arriva, salgo e timbro il biglietto notando il controllore a bordo. Borbotto sottovoce e mi mette a sedere nei tre posti in fondo. Controllo il telefono: "nessuna nuova notifica", blocco lo schermo e appoggio la testa al vetro. Non voglio tornare a casa, c'è lui, lo odio. Non lo sopporto! Mangia rumorosamente, con la bocca aperta e sporca in giro. "Come ha fatto la mamma ad innamorarsi di uno così?" mi domando mentre la mia faccia diventa una smorfia disperata e disgustata allo stesso tempo. Non si può costringere nessuno alla convivenza con una persona che non le piace, figuriamoci un adolescente! Mia madre ha sbagliato una cosa...si è scordata che la figlia più rompi palle di tutti quelli, acquisiti e non, che ha. Le sono rimasta solo io a casa e non vedo l'ora di andarmene.
<<Sono a casa!>> ho detto appena entrata. Nessuna risposta. Sbuffo e lascio le chiavi di casa sul piattino appoggiato su una cassettiera alla mia sinistra. Avanzo percorrendo il corridoio e sbircio nella camera dei miei. Sta dormendo. "Oh e andiamo Maya ti aspettavi pure che facesse qualcosa di utile o almeno produttivo?!" mi rimprovero mentalmente mentre proseguo dritta per la mia stanza. Mi levo le scarpe, tolgo le cuffiette e le butto sul comodino alla sinistra del letto e mi distendo per qualche minuto su quest'ultimo. Chiudo gli occhi e sospiro. "Va tutto bene Maya, mancano solo due anni" mi rassicuro mentalmente. Mi rialzo dal mio letto e mi dirigo in soggiorno buttandomi sul divano e accendendo la tv. <<Non c'è mai niente da guardare>> borbotto a bassa voce facendo zapping. Mi alzo per prendere un succo alla pesca e mi rimetto comoda sul divano lasciando alla tv "real time" che trasmetteva "quattro mamme" e proprio in quel momento entra nella stanza il mio patrigno. <<Da quanto sei tornata?>> domanda con ton infastidito andando ad aprire la credenza. <<Da circa trequarti d'ora>> rispondo io fredda, ignorandolo. <<Voglio guardare la tv>> annuncia con una ciotola di patatine in mano, in piedi, davanti al divano. <<Avete la tv in camera>> gli faccio notare, ma non sembra capire cosa voglio fargli intendere. <<Non puoi guardarla lì?>> sbotto un po' scocciata. <<No.>>risponde secco lui. Mi alzo sbuffando e me ne torno in camera mia infastidita, "e poi quando c'è la mamma, vuole pure che io stia con loro!" protesto mentalmente mostrandogli il terzo dito e andandomi a sedere sulla sedia della mia scrivania. Apro il pc e noto un sacco di messaggi nella mia posta elettronica. Proteste sull'ambiente, petizioni, messaggi pubblicitari, spam. Tutto nella norma. "Tanto vale cominciare a studiare per domani" dico tristemente fra me e me. Non che non mi piaccia studiare eh, solo che potevo riposarmi anche io una volta su quel divano...e invece. Ho piene ragioni nel non sopportarlo. Apro il libro di storia e mi rimbocco le maniche procurandomi il mio quaderno degli schemi e la mia penna blu.
In nemmeno un'ora di lavoro ho già finito di fare gli schemi e di studiare per la verifica di domani. Soddisfatta del mio lavoro appoggio la penna sulla scrivania ed accendo il telefono per vedere che ore sono. Segna le diciotto e trentaquattro, a momenti dovrebbe essere di ritorno mia madre. Neanche il tempo di pensarlo che sento la porta d'ingresso aprirsi. <<Ciao!>> saluta mia mamma sistemandosi all'ingresso. Io mi alzo e le vado in contro per salutarla. <<Come stai?>> le chiedo mentre l'abbracci stretta. Ama quando l'abbraccio, è come se si liberasse dalla fatica che ha fatto nella sua giornata lavorativa e a me fa solo piacere se si rilassa. <<Oh bene tesoro, a te la scuola?>> mi domanda stampandomi un bacio sulla fronte per poi camminare verso il tavolo e appoggiare la sua borsa. <<Mah, bene dai>> le rispondo vaga. <<Ti hanno dato fastidio oggi a scuola?>> si preoccupa riferendosi alle mie compagne di classe che sparlano di me, non solo alle mie spalle, ma anche in mia presenza. <<Nah, tranquilla mamma>> la rassicuro sorridendole. In realtà lo avevano fatto eccome: in quest'epoca i programmi televisivi e social media insegnano alle ragazzine, non di supportarsi e di accettarsi, ma di chiamare "tr*ia" qualcuno diverso da loro. Insegnano ad urlarsi contro senza aspettare i tempi di conversazione, ovvero, che uno finisca di parlare prima di ribattere. Ti insegnano come NON dovresti essere, mostrando quelle povere modelle anoressiche delle pubblicità di intimi, costrette a stare male solo per essere pagate ed essere considerate "belle" ...però la bellezza non è essere degli stecchi secondo me, ma invece, essere in carne, formose, un po' tondeggianti. È quella la vera bellezza: la diversità. Il distinguersi dalla massa ci rende unici, un modello da seguire, come l'Heavy metal o il rock'n'roll, la musica dei rivoluzionari. La musica dei giovani rivoluzionari. Perché è questo che siamo: giovani rivoluzionari ma indirizzati a crescere nel modo sbagliato.
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La mia vita è un inferno
Teen FictionHa 13 anni e le sembra che la sua vita stia giocando contro di lei. Mamma separata, un patrigno terribile, dei fratelli fra i piedi, si ritrova ben presto a non sopportare più la sua vita "rose e fiori".