Parte 2

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Erano minuti interi che mi trovavo davanti allo specchio, intenta a fissare la mia figura. Non capivo quale fosse il problema in ciò che vedevo. Ero io e il mio corpo o i vestiti che la mia migliore amica mi aveva costretto ad indossare? Probabilmente la seconda opzione era quella giusta. Noemi non riusciva mai a non convincermi a fare ciò che voleva, ma non sarei mai e poi mai andata con quello pseudonimo di vestito il primo giorno di stage a Vinovo.

-Non è poi così male King!

L'occhiata che le avevo mandato le fece capire che non sarebbe riuscita a convincermi. Scossi la testa sconsolata per la miriade di vestiti e completi che avevo provato per tutta la mattinata senza trovare qualcosa che mi convincesse.

-Troverai qualcosa, vedrai! Sei bella anche senza tacchi e gonne, non devi andare ad un concorso di bellezza.

-Sto solo andando a lavorare nel posto che ho sognato per anni, sai com'è, cose da nulla!

Il mio umore non era dei migliori e mi pentii subito di averla trattata in quel modo.

-Scusa, non volevo attaccarti. E' solo che non so cosa diavolo fare e non intendo solo con i vestiti, ma tutta la questione "lavorare alla Juventus".

-Devi essere te e basta. Non è facile, lo so, ma loro vogliono questo e tu lo devi a te stessa.

Annuii, consapevole che avesse ragione. Alla fine come doveva andare sarebbe andata, quindi meglio essere se stessi dall'inizio. Se non gli fossi piaciuta peggio per loro. Sì, certo. Mi sarei disperata in caso, ma per il momento volevo auto-convincermi che non sarebbe stato così.

-Domani è il grande giorno e tu non puoi essere così tesa, ok? Ti voglio sorridente come sempre!

Era incredibile come riuscisse a sollevarmi il morale con così poco, beh, era la mia migliore amica cosa mi aspettavo?

Noemi per me era una sorella e dall'asilo non ci eravamo mai separate per più di qualche giorno. Anche lei era a Torino per studiare e saperla vicina a me, quando la mia famiglia era lontana, mi rendeva tranquilla. Noi due eravamo l'opposto per molti versi, ma ci capivamo come poche cose al mondo. Era solita chiamarmi King o Kylie anche se il mio nome era Giada. Mi piaceva il modo in cui avevamo realizzato il nostro sogno che era quello di andare all'università insieme e quindi di abitare insieme.

Con noi erano presenti anche Rebecca e Roberta: entrambe conosciute a scuola molti anni prima. A volte se ci pensavo bene non riuscivo a credere che fossimo tutte sotto lo stesso tetto a vivere insieme. Invece era proprio così e la mia felicità non poteva essere maggiore.

-Sei pronta per domani?

-Rebi non mettermi più ansia di quella che già ho, ti prego!

Mi guardò sorridendo e scuotendo la testa. Quel giorno tutte e tre avevano svaligiato l'intero centro commerciale per trovare un qualcosa da farmi indossare per l'indomani e io gliene ero grata. Avrebbero fatto davvero di tutto per vedermi felice.

-Non fare quella faccia King, stai per rendere il tuo sogno realtà e devi solo ringraziare te stessa e il tuo duro lavoro!

-Ha ragione Noemi! Non pensare a quello che potrebbe o non potrebbe succedere. Come deve andare andrà, ma tu sei sempre stata brava con queste situazioni complicate.

-Se c'è qualcuno in grado di risolvere una questione impossibile sei tu! Domani devi tenere la testa alta e il petto infuori perché hai carattere da vendere. Ne rimarranno tutti affascinati, vedrai. Magari poi incontri anche qualcuno, chi può saperlo..

-Noemi! Non sono lì per innamorarmi di nessuno, ma solo per lavorare.

Mi guardò come a dire "si vedrà" e forse aveva ragione. Era da tempo che non incontravo qualcuno che mi colpisse. C'era da dire che i tipi normali a me non erano mai piaciuti e i miei gusti erano difficili da assecondare, quindi non potevo farne una colpa a nessuno, se non a me stessa.

Con le nuove esperienze magari sarebbe potuto anche succedere qualcosa, ma non avrei dato questa soddisfazione a Noemi.

Appena trasferita a Torino la mia unica preoccupazione era quella di terminare l'università nel minor tempo possibile e anche quella di vedere tutte, o quasi, le partite della Juve allo stadio.

Non volevo saperne di ragazzi, anche perché le mie esperienze precedenti erano state dei fallimenti totali e non mi andava di ripetere l'errore. Mi capitava una volta sì e l'altra pure di innamorarmi di ragazzi complicati che finivano con il ridurmi il cuore in pezzi. Io non ero di certo la persona più semplice da capire o da gestire, ma sapevo bene ciò che volevo e come arrivarci.

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⏰ Last updated: Mar 25, 2020 ⏰

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