Due.

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Martedì.

È pressoché inutile e superfluo specificare quanto quella situazione fosse stata presa da Lily Evans come una vera e propria sfida personale, un ridicolo tentativo di far crollare tutte quelle certezze che si era costruita nei sette anni trascorsi ad Hogwarts, una sorta di attentato nei confronti di quelle convinzioni che si erano radicate nella parte più profonda della sua anima e che, ne era certa, non potevano dissolversi con così tanta facilità.

Quello che era successo il giorno prima a lezione di Pozioni era stato assolutamente inammissibile. La sua sfida con Potter prevedeva di dargli delle prove concrete del reale astio che provava nei suoi confronti, ma lei come una perfetta idiota si era lasciata sopraffare da qualcosa di indefinito che le aveva attraversato la mente a tempo zero. Qualcosa che l'aveva indotta a compiere quello che probabilmente si aggiudicava il premio di Gesto più Sconsiderato dell'Anno.

Insomma, i capelli di James Potter erano ovviamente di sua proprietà e, come lei non aveva mancato di fargli notare, il fatto di continuare a spettinarseli in maniera spasmodica e ossessiva era una sua patologia congenita, non di Lily. E l'azione così sfacciatamente anomala da lei commessa aveva non solo spinto lo stesso Potter a fissarla con gli occhi sgranati e la bocca spalancata in modo totalmente inopportuno - probabilmente il ragazzo si era domandato come lei avesse osato violare in quel modo quel gesto così tipicamente suo - ma, disgrazia delle disgrazie, aveva catturato persino l'attenzione della sua migliore amica.

Ma certo, non poteva essere altrimenti. Quel simpaticone di Merlino si divertiva a mettere zizzania nella vita di Lily Evans come se spargesse miele sui pancakes, con l'unica differenza che quegli episodi non avevano neanche un minuscolo accenno di dolcezza. Perché sì, Alice Prewett era notoriamente la ragazza più distratta che esistesse sulla Terra e la sua testa perennemente tra le nuvole ne era la prova più lampante, ma per un ridicolo scherzo del destino i suoi occhi curiosi si erano puntati sulle sagome di Lily e James proprio nell'esatto istante in cui le dita della sua migliore amica si erano insinuate nei capelli puntellati di liquido viola del giovane Potter.

Ora, probabilmente una qualunque altra persona avrebbe fatto finta di nulla o non avrebbe dato particolarmente peso a quella scena, ma Alice Prewett era convinta che fosse inciso nel manuale della Buona Migliore Amica il fatto di dover psicanalizzare Lily e, naturalmente, farle confessare ogni singolo dettaglio di quella sfida che lei e James avevano stretto davvero a cuor leggero.

"Una sciocca competizione, nulla di più" era stata la frase prediletta da Lily per tutta la serata, ma c'era qualcosa nella sua mascella contratta e nel suo sguardo combattivo che le faceva presupporre che quella sciocca competizione si fosse appena trasformata in una guerra con i fiocchi.

E Lily, per quanto aveva potuto constatare Alice, era pronta a lottare per la supremazia fino all'ultimo sangue.

Si era così svegliata quel pigro martedì con l'aria più agguerrita e battagliera che mai, trascinando Alice giù dal letto e borbottando, a mo' di laconica spiegazione, che era necessario cogliere il nemico al culmine dell'impreparazione. Poi colazione veloce, solite ore di lezioni mattutine - a cui si era aggiunto un impossibile compito teorico di Trasfigurazione - e classico pranzo nella rilassante confusione più totale che caratterizzava il tavolo Grifondoro nei secoli dei secoli.

Tutto si era dunque susseguito nella maniera più banale e tranquilla possibile, fedele agli stereotipi di una monotona giornata scolastica e senza alcuna prospettiva di miglioramento, tanto che Alice stessa si era ritrovata a domandarsi che cosa esattamente Lily stesse aspettando. Perché non era affatto normale che continuasse a essere sovrappensiero, con gli occhi dardeggianti fissi sempre su un punto preciso a pochi posti da loro e il cervello che stava chiaramente fumando per il troppo arrovellarsi nel cercare il punto debole di James Potter.

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