Correva a perdifiato, il suono degli anfibi che pestavano l'asfalto bagnato e le pozze fangose che lo disseminavano alle proprie spalle, seguito da un'eco che spezzava il silenzio lugubre di quel quartiere malfamato.
Era perfettamente conscio che prima o poi avrebbe pagato il conto delle proprie azioni. Che fosse audacia o sfrontatezza, non aveva alcuna importanza: il Guercio non tollerava chi non rispettava le regole in quello che risaputamente era la sua zona di scambio; il contrabbando era affare del boss, lui dettava leggi e infliggeva punizioni agli stolti che osavano violarle nel suo territorio. Il giovane malvivente era stato scaltro abbastanza da non farsi beccare fino a quel momento, ma era troppo intelligente da non sapere che quell'idillio, quella apparente calma sarebbe presto finita e la sua testa mozzata di netto, usata come monito per coloro i quali osavano anche solo pensare di emulare le sue gesta.
Svoltò un angolo, i passi dietro di lui sempre più vicini, e si trovò dinanzi all'alto muro che decretò la fine della sua fuga.
Il vicolo era buio, fetido. Nelle pozzanghere si riflettevano le deboli luci al neon dei locali in lontananza e le sagome grottesche dei suoi carnefici, i quali già pregustavano il premio che il capo avrebbe elargito loro quando avesse visto la carcassa esanime del ladruncolo ai propri piedi.
E così, la sua ora infine era giunta.
Levi non si aspettava uno scenario diverso. La fortuna non gli aveva mai sorriso ed anche quella volta la dea bendata non era stata da meno, totalmente indifferente alla sua sorte. Il serramanico nel suo pugno si aprì con uno scatto secco e il giovane ne strinse l'impugnatura fino a sbiancare le nocche della mano.
Erano in troppi perché avesse la minima speranza di uscirne vivo. Inutile raccontarsi frottole per indorare una pillola che già sapeva di sangue e cadavere. L'aveva scampata più a lungo di tanti altri, doveva ammetterlo; l'educazione impartitagli dal vecchio gli era stata utile. Tuttavia aveva truffato il banco della vita troppe volte, per farla franca anche quella sera.
Il gruppo lo fissava con malcelata ingordigia, impaziente di tranciare le sue carni e sfigurarlo, per non lasciare traccia del suo inutile passaggio nel mondo. Fatica inutile, visto che nessuno avrebbe reclamato la sua salma, tantomeno pregato per la sua anima.
Levi era solo: così aveva vissuto e così se ne sarebbe andato. Se proprio doveva crepare, però, lo avrebbe fatto alle sue condizioni.
Raccolse ogni briciola di energia che gli scorreva in corpo, le palpebre serrate coperte dalle ciocche corvine, e quando spalancò gli occhi il ghiaccio delle sue iridi era saldo, privo di incertezze ed esitazioni.
Si lanciò verso i nemici nello stesso istante in cui questi si scagliavano contro di lui ma, quando le lame dei coltelli erano ormai a un soffio dall'affondare nel suo petto, qualcosa sbalzò tutti lontano. Sotto il proprio peso, Levi rovesciò alcuni bidoni di metallo, stordito ed accecato dal bagliore che aveva illuminato a giorno la strada. Tentò di mettere nuovamente a fuoco quanto lo circondava, e ciò che vide lo lasciò completamente di sasso.
Al centro del vicolo, tra fumo denso dall'odore acre dello zolfo, una figura gli dava le spalle frapponendosi tra lui ed i suoi aggressori. Schiena nuda, scura come carbone, costellata di cicatrici eburnee che formavano un disegno tanto intricato quanto raccapricciante; braccia tornite dalle vene sporgenti, con polsi adorni di pesanti catene le quali nulla avevano potuto contro la forza che le aveva spezzate; dita lunghe ed unghie acuminate come fossero veri e propri artigli di cui far crudelmente uso.
All'apparenza, un uomo si era ribellato alla sua morte. Eppure, quando si voltò per osservarlo da sopra la spalla, Levi giurò che l'inferno stesso avesse rigurgitato quanto di più abominevole custodisse nel proprio ventre putrido.
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Devilish Sin
FanfictionLevi ha sempre vissuto camminando sul filo del rasoio, eternamente in bilico tra giusto e sbagliato. Si guadagna di che mangiare nell'unico modo che conosce, l'illecito, e quando la sua audacia sta per costargli la vita accade l'impossibile: un ess...