Fragole

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Un classico luogo comune è quello di pensare che certe cose succedono solo nei film. Niente di più sbagliato.

È proprio in quel preciso istante, in cui finisce l'ennesima futile giornata tediosa in cui sei a casa a goderti una piccola soddisfazione spiaggiato sul divano che la vita decide di romperti i coglioni. Metaforicamente.

Squilla il telefono, e vedi che è la vicina. Ma non la tua, la vicina di casa di tua madre, quindi tutto sommato pensi che può anche aspettare visto che il tiramisù di fragole non si mangerà da solo. E sarebbe davvero bello riuscire a farlo, ma il senso di responsabilità non lo acquisti col tempo, ci nasci ed è una bella rottura.

"Ehilà, piccola Isa, dimmi tutto"

"Ivan, credo che dovresti venire a dare un occhiata"

"Mh, perché? È successo qualcosa?"

"Non so, Anna non mi risponde"

"Eh, starà dormendo"

"Non dorme mai a quest'ora"

"Può darsi che sia in bagno"

"Non va mai in bagno a quest'ora"

"Starà guardando la tv a volume alto"

"Non guarda mai la tv a quest'ora. E comunque non si sente nulla"

"Va bene dai ho capito, arrivo".

Vecchi. Soliti ansiosi. Il problema è che sono ansioso anche io e ovviamente non avrei potuto passare la nottata senza avere notizie certe. Stupida ansia. Amareggiato rimetto il tiramisù nel frigo promettendogli che sarei tornato presto, prendo una giacca perché a fine marzo fa ancora freddo di sera, telefono, chiavi, e zaino dove metto alcune cose essenziali che probabilmente non userò mai nella mia vita ma sapere di averle sempre con me mi fa star tranquillo. Per dire, mi porto dietro una bottiglia di plastica vuota, di quelle del tè che hanno il tappo grande, così se per qualche strano motivo dovesse venirmi lo stimolo di fare pipì posso farla in qualsiasi luogo e momento. Non l'ho mai usata, ma sapere che lei c'è, è una bella sensazione, un piccolo placebo.

Caso vuole che fortunatamente abito abbastanza vicino a mia madre, 10 minuti di camminata. A passo svelto visto che non vedevo l'ora di tornare a casa. Che poi tutto sommato, stavo anche pensando di fermarmi da mia madre, giusto per non passare l'ennesima serata in solitudine, almeno così, due chiacchiere, un po' di compagnia e domani è un altro giorno.

Arrivo al condominio e c'è la piccola Isa che mi aspetta, mi vien da sorridere ogni volta che la vedo perché emana energie positive, è quella classica vecchietta tranquilla che ispira allegria. Lei però è un po' scossa, mi dà solo un mezzo abbraccio e mi fa cenno di andare su a vedere.

"Isa ma stai tranquilla è tutto ok".

Ma lei niente, continua dritta.

Arriviamo alla porta provo a bussare ed effettivamente niente, silenzio totale.

Apro la porta.

"Ohi ma' sono io".

Niente.

"Ma'? Dove sei?".

Guardiamo in cucina e c'era la luce accesa con un profumino di qualcosa, credo brodo di pollo. Il mio piano di una cenetta scroccata iniziava a prendere forma. Andiamo in camera da letto ma non c'era finché Isa mi fa cenno di guardare la luce del bagno accesa, ma la porta chiusa.

"Eh...te l'avevo detto che era in bagno Isa..."

Busso

"Ma' sono io e Isa, ci stavamo preoccupando perché non rispondevi, fai con calma".

FragoleWhere stories live. Discover now