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Caro diario,
Stavo pensando a quanto bello sarebbe rivedere la vecchia compagnia.
Dopo l'incidente di
Allyson ci siamo allontanati tutti, un po' come se fosse lei a tenerci tutti uniti.
É come se senza di
lei non possiamo andare avanti.
Dopotutto è lei che ha fatto conoscere tutti noi.
Senza di lei alcuni dei momenti più belli della mia vita non sarebbero stati possibili.
Nel gruppo non eravamo tanti.
Anzi era proprio un piccolo gruppetto di amici: tre ragazze e due ragazzi.
Insieme ne abbiamo passate tante e nessuno avrebbe pensato che ci saremmo allontanati così, quasi come se non ci conoscessimo più.
Tutti volevamo bene ad Allyson e sono stati attimi di dolore per tutti quando lei è rimasta coinvolta in questo incidente per lei fatale.
É stata sua mamma a chiamarmi per prima.
Sono passati due anni ma ricordo ancora la sua telefonata come fosse ieri.
Kate è una donna forte e lo
si è rivelata anche quella volta.
Al telefono, infati, non piangeva, anche se dalla sua voce si poteva sentire tutto il dolore che provava.
Mi disse solo che dovevo chiamare gli altri e raggiungerla in ospedale.
Quando arrivammo lì, Kate mi corse incontro e mi abbracciò, e in lacrime mi disse solo che non
se lo meritava.
In quel momento realizzai, guardai gli altri e nella mia testa continuavo a ripetermi che non dovevo piangere anche se sembrava l'unica cosa giusta che potessi fare in quel momento. Però dovevo essere forte, per lei, per Allyson e per tutti gli altri.
In quel momento arrivò un'infermira che prese da parte la madre di Allyson.
Le disse qualcosa e poi l'abbracciò. L'infermiera si diresse poi verso di noi e chiese se eravamo gli amici di Allyson Tahte.
Io annui.
C'era un silenzio tombale… Sembrava che nessuno volesse dire o fare niente…
Era come se così facendo si proteggessero da quello che l'infermiera stava per comunicarci…
Tutti sapevamo cosa stava per uscire dalle sue labbra ma nessuno di noi voleva crederci: "Mi dispiace", queste le uniche parole che uscirono da quella donna.

In quell'attimo tutto il mondo mi cadde addosso. Tutto si fermò per qualche secondo. Continuavo
a non voler credere che Allison fosse morta.
Da quel giorno iniziammo ad allontanarci.
Hanna, la più piccola del gruppo, partì con i suoi genitori qualche mese dopo il funerale di Allyson. Tra il resto l'ultima volta che vidi anche Ethan
e Liam.
Penso spesso a loro.
Penso a come si siano fatti una nuova vita e dei nuovi amici.
Ogni volta che penso a loro spero che siano riusciti a rifarsi una vita senza pensare alla tragedia di Allyson.
Per me purtroppo non è così.
Forse sarà perché era da me, infatti, che stava vendendo quando ha
fatto l'incidente.
E questo mi fa sentire in qualche modo colpevole della sua morte. Da quando se n'è andata non faccio altro che pensare se è colpa mia davvero. Mi continuo a ripetere che se fossi andata io da lei tutto ciò non sarebbe successo.
Di notte faccio molti incubi su di lei e mi sveglio tutta sudata, a volte mi sveglio addirittura piangendo.>
Chiudo il diario e butto indietro la testa facendo scivolare il braccio sinistro dal letto sfiorando con la punta delle dita il pavimento, chiudo gli occhi per mezzo secondo e mi scappa una lacrima, che blocco con un gesto della mano prima che mi percorra completamente il viso.
Riapro subito gli occhi sentendo mia mamma che mi chiama dal piano di sotto.
Il tono della sua voce è più euforico del solito.
Curiosa mi alzo, anche se la voglia non è molta.
Percorro il corridoio che porta alle scale.
Mi fermo qualche secondo a guardare dalla finestra…
"Strano, sono sicura che fino a qualche minuto fa piovesse"… dalla finestra però entra solo una
luce abbagliante… Continuo a camminare ma quando finalmente scendo le scale rimango
immobilizzata: a casa c'era un'ospite…
Sento il mio cuore battere all'impazzata, Allyson era lì!
Era lì seduta al tavolo con mia mamma che mi guarda sorridendo. Io, scioccata, mi avvicino lentamente… lei continua a sorridermi.
Mi siedo accanto a lei e iniziamo parlare… La mia è però tremolante… Non riesco a smettere di piangere… Sono lacrime di felicità…ad un certo punto la luce che vedevo prima dalla finestra si fa più ampia e luminosa e lei mi prende la mano:
"Ora devo andare, il tempo è scaduto, ricorda che ti voglio bene e che sarò sempre al tuo fianco!"
Io stringo la sua mano mentre lei si incammina verso il bagliore che ormai ha invaso quasi tutta
la casa.
"Non voglio lasciarti andare!" L'ultima lacrima percorre la mia guancia. Avrei voluto che rimanesse più a lungo… Avevo molte cose di cui parlarle. Sarei rimasta a parlare con lei per giorni.
Apro gli occhi, scendo dal letto, cammino lungo il corridoio, fuori inizia a uscire il sole, ha
smesso di piovere… Scendo le scale lentamente.
Quando arrivo in cucina sfioro con la punta delle dita una sedia e sento un brivido percorrermi tutto il corpo, lei è qui con me.
Chiudo gli occhi… "È stato bello rivederti…"

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