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Quella notte non dormì granché. Ma si accontentò delle poche ore di sonno.
La sua testa vagava tra i pensieri più nascosti che aveva, quei pensieri, che riesci a fare solamente la mattina, con calma, con nessuno che ti da fastidio, con il silenzio che ti fa compagnia. Quei pensieri che fai da appena sveglio, cercando di riprenderti da un sogno che sia piacevole o meno. Quelli che se fai, non ti accorgi nemmeno del tempo che passa.
Ed appunto, eccola. Mai una volta in ritardo. Purtroppo, sempre puntuale. Quella che solo a sentirle nominare il nome ti viene voglia di distruggerla. Sapete di cosa parlo?
Beh, in caso non lo sappiate, parlo della cazzo di sveglia, che ogni stracazzo di mattina gli ricorda quanto la sua vita faccia schifo.
Si alzava prima di essa, la maggior parte delle volte. Non riusciva a dormire normalmente.
Aveva incubi.
Arrivava ad aver paura di dormire.
Incubi concentrati sempre sulla stessa cosa.
O, meglio dire, persona.
Capelli biondi, occhi dello stesso colore dei suoi, solo che di un rosso più acceso. Erano un rosso fuoco con delle scaglie arancioni, che alla luce del sole sembravano oro. Ti faceva sentire a tuo agio con quei occhi, funzionavano come da calmante per lui.
Ripensò alla faccenda successa la sera prima.  Gli aveva fatto una sega. Delicato, non pensate?
Sembrava delicato, o almeno provava a sembrarlo.
Beh, purtroppo lui però, non sapeva esattamente cos'era la delicatezza.
Non gliela aveva mai data nessuno. O almeno quasi.
Quel pezzo di merda di suo "padre" gli aveva rovinato la vita. Non capiva come sua madre avesse voluto prendere in sposo quel pezzo d'escremento umano.
Ringraziava Dio che non era suo padre biologico.
Il suo vero padre aveva lasciato la madre quando lui era ancora piccolo. Sua mamma non gli aveva mai raccontato il motivo del divorzio, ma non pensava che andassero in disaccordo. Aveva pochi ricordi di quando era piccolo. E sinceramente, non aveva una gran voglia di ricordare.
Mostrava quello che non era.
Solare, sempre sorridente, positivo, ottimista.
Ma nessuno vedeva la parte nascosta dal grande sorriso che portava. Nessuno tranne una persona. Ma dopotutto, quella persona non era "nessuno". Assolutamente. Quella persona lo aveva fatto andare avanti. Lo aveva fatto sorridere veramente.
Stava per richiudersi nella depressione, ma era cambiato. Sia esteticamente che interiormente. O almeno così sperava di apparire.
Purtroppo una tinta per capelli ed un cambio di carattere non ti cambiavano del tutto.

Ma ora non è il momento delle storie tragiche. Andiamo per gradi.

Kirishima non dormiva da Dio. Quando mai.  Beh diciamo che non dormiva quasi. Stava pensando come approcciare con Bakugou, dopo la cosa successa la scorsa sera si sentirebbe in imbarazzo a trovarselo davanti.
Fissava il soffitto in attesa di risposte.
Ma, allora, se si era fatto toccare... aveva una possibilità?
O forse semplicemente voleva disfarsi di quella maledetta erezione.
Non lo sa e non lo capisce. Come si può capire una cosa che non si sa? È complicato. Ma lui avrebbe scavato, ed avrebbe trovato l'oro che si celava dietro tutte quelle urla incazzate, anche se ormai, di urla, non ce n'erano quasi più. A momenti non parlava nemmeno.
Si stava preoccupando. E se stesse male? E se potessi aiutarlo?
Un suono lo risvegliò dai suoi pensieri.
La fottutissima sveglia.
La spense con pesantezza, per poi alzarsi a sedere, facendo penzolare le gambe giù dal letto. Si massaggiò la faccia, lamentandosi per il poco sonno, per poi successivamente alzarsi per andare a lavarsi.
Arrivò in bagno e si guardò allo specchio. Occhiaie.
Ancora.
Non riusciva a farle andare via, non riusciva a dormire.
In certi momenti voleva solo tornare a casa, sperare che quello stronzo non fosse ancora tornato, salutare la madre dopo tanto tempo che non la vedeva e andarsene in camera sua. Nel suo letto. Isolato. Lì poteva essere solo lui ed i suoi pensieri. Le sue malinconie. I suoi rimpianti.
Era confuso, non capiva il perché di quella cosa successa. Non capiva perché Bakugou lo avesse lasciato fare. Voleva capire, ma non poteva. Non poteva perché Katsuki non gli dava indizi. E lui, aveva bisogno di indizi, o sarebbe diventato pazzo.
Si spostò dal bagno e tornò in camera per prendere la divisa di scuola che aveva lanciato distrattamente la sera prima sullo schienale della sedia. Entrò di nuovo in bagno, si lavò i denti ed infine si cambiò di vestiti. Si accorse all'ultimo, quando stava per uscire di stanza, che non aveva tirato su i capelli con il gel. Fece tutto alla svelta essendo già in ritardo per elezioni mattutine. Una volta finito prese alla svelta anche una bandana che poi si sarebbe messo, per essere sicuro che i capelli non si afflosciassero. Aveva insistito a far stare su i capelli perché aveva la ricrescita nera alla radice. E tirandolo su non si sarebbe vista. La nascondeva più per sé stesso che per come poi si sarebbe vista agli occhi degli altri. Se la nascondeva perché quel colore gli ricordava il vecchio Eijirou. Debole. Piagnuccolone. Fifone. Ma soprattutto, autolesionista. Voleva scordare le brutte ferite causate da lui stesso sulle braccia. I capelli poteva cambiarli. Poteva cambiare anche il suo modo di fare. Il suo carattere. E cercare di diventare più coraggioso. Ma le cicatrici rimangono.
Le cicatrici non mentono.
Non erano più così evidenti, masi vedevano comunque, anche se leggermente. Si mostravano come piccole strisce un po' più scure della sua pelle. Piccole strisce scure che sembravano fragili all'inverosimile. Sembravano spesse quanto un foglio di carta. A volte si fermava a guardarle. E gli veniva da piangere, perché aveva fatto una cazzata. Tagliarsi era stata una cazzata. Con quelle cicatrici si mostrava debole, mostrava che era ceduto.
Potevano anche mostrare quello, sì, ma quelle cicatrici sono anche segno che lui è riuscito a rialzarsi e ad andare avanti. Quelle cicatrici erano ferite di uno scontro, erano una prova che mostrava che aveva vinto una battaglia.
Nonostante questo però, si sentiva sporco nel mostrarle. Si sentiva stupido. E questo gli faceva venir voglia di continuare a farlo. Gli faceva tornare voglia di tagliarsi.
Ogni volta si ritrovava in bagno, con la lametta in mano. Stava lì a fissarla, come se aspettasse che qualcuno gli dicesse di fermarsi. Avvicinava sempre di più la lama all'avambraccio, ma alla fine si fermava sempre. Da solo. Nessuno gli diceva di fermarsi, ma nemmeno di continuare.
Non glielo diceva nessuno e sapete perché?, perché nessuno era lì con lui. Era solo.
E restò solo per un lungo periodo, finché non arrivò Mina. Come se fosse stata una botta di fortuna. Mina lo aveva aiutato, sì, ma purtroppo lei non poteva colmare tutto il vuoto che aveva accumulato dentro di lui.
Finché, appena entrato al liceo, i suoi occhi si persero nel guardare quella chioma bionda che si era ritrovato in classe.
Lui. Bakugou Katsuki. Era riuscito a colmare quel vuoto.
Si era trovato un amico. Un migliore amico.
Però il povero ed ingenuo Kirishima, buttandosi così, a braccia aperte e senza pensarci, era finito per innamorarsi.
All'inizio non capiva che cosa fosse quel sentimento e quel piacevole tepore nel petto, all'altezza del cuore. Pensava fosse del semplice affetto. Ma, purtroppo, non era solo quello. Era un'amore, un amore che non sapeva di provare e che Katsuki non notava. Quindi il povero ragazzo continuava a provare quello che provava, senza però ricevere risposta.
Una volta capito che quel tepore, quel sentimento per lui era più di una semplice e forte amicizia. Era amore. E l'amore non si può contraddire. E faceva male. Tanto male.
Ogni giorno che passava provava sempre più tristezza nel provare quel sentimento verso quel ragazzo, poiché non lo notasse, nonostante tutti i messaggi che trasmetteva a corpo e parole. Bakugou non se n'era mai accorto.
~
Un giorno aveva notato che Katsuki era giù di morale, più del solito. Non gli rivolgeva quasi la parola e questo lo preoccupava.
A fine giornata, dopo le lezioni una volta arrivati in dormitorio, andò a bussare alla porta del biondo.
Aspettò un po', poi la porta si aprì, lentamente.
Oltre la soglia si rivelò un Katsuli pallido e con delle occhiaie da paura. Gli salirono le lacrime agli occhi nel vedere il suo migliore amico, nonché cotta, ridotto così.
Entrò lentamente nella stanza, senza aspettare di ricevere un invito per farlo, appoggiò la mano su quella dell'amico, che era ancora appoggiata sulla maniglia della porta. Gli tolse piano la mano da essa, non smettendo comunque di guardarlo negli occhi.
Bakugou era confuso, gli si leggeva in faccia.
Kirishima chiuse delicatamente la porta, senza fare rumore. Prese le mani del biondino tra le sue incrociando le dita tra di loro.
"Come ti sei ridotto?"
Gli disse accarezzandogli dolcemente una guancia, facendo un sorriso triste, passando un pollice sopra ad una di quelle brutte occhiaie.
Katsuki pareva essersi rilassato immensamente sotto quel dolce tocco, tanto da accoccolarsi sul palmo caldo del ragazzo dai capelli rossi, strofinandoci la guancia contro.
Il sorriso di Eijirou si allargò un filo di più nel vedere anche il biondo sorridere leggermente.
Poi però cominciò a preoccuparsi, vedendo delle lacrimucce agli angoli degli occhi del compagno, che di conseguenza aveva smesso di sorridere.
"N-non ce la fac-cio... sono distrutto E-Eiji..." detto questo scoppiò in un pianto liberatorio ma silenzioso. Eijirou non resistendo più abbracciò forte l'amico che senza esitazione si aggrappò nervosamente alla maglietta del rosso.
Scese una lacrima anche a Kirishima che iniziò a fare lenti movimenti circolari sulla schiena dell'altro, che piano piano, si rilassò.
Una volta che Katsuki si calmò quasi definitivamente, Eijirou si staccò dall'abbraccio dolcemente, per dare un bacio sulla fronte al biondo, che dopo questo si accoccolò nell'incavo del collo dell'amico.
Sta tremando, pensò Kirishima mentre lo stringeva a se.
Voleva scaricare quella tensione che non c'era. Ma la sentiva, non sapeva cosa fare. In quel momento voleva solo essere nel letto con lui e confortarlo, rigli che va tutto bene, dirgli che lo ama e che non lo lascerà mai solo e baciarlo. Voleva baciare quelle fragili e rosee labbra. Voleva assaporarle, morderle e renderle sue. Voleva anche baciare quella marmorea pelle, morbida, liscia, fine. Voleva baciare il suo collo, voleva appoggiare le labbra su di lui, per poterlo marchiare e per mostrare al mondo che  era lui che lo amava e che nessuno sarebbe stato capace di toglierglielo.
Pensando a quelle cose, senza accorgersene, iniziò a baciare la tempia del ragazzo, scendendo fino alla guancia. Gli si avvicinò all'orecchio "va tutto bene. Non è successo nulla. Ora ci sono io qui..." gli disse stringendolo poco di più.
Continuò a dargli i baci scendendo sempre di più. Passò la mandibola, che tracciò di leggeri baci. Poi arrivò finalmente al collo. Gli afferrò la vita e lo avvicinò di più a lui, facendo aderire i loro corpi. Katsuki aveva smesso di piangere ed aveva posizionato le braccia dietro al collo del rosso, abbracciandolo.
Eijirou fece scendere lentamente le mani verso le cosce del ragazzo, passando nel accarezzargli la parte bassa della schiena e rallentò quando arrivò alle natiche di Katsuki. Voleva toccarle, voleva averle tra le mani, voleva ammirarle, voleva morderle. Ma gli bastò solo sfiorarle, con delicatezza per non spaventare Bakugou. Si ritrovò a baciargli la spalla per poter guardare in basso ed ammirare le proprie mani su quel ragazzo che desiderava da sempre. Sentì il biondo, anche se impercettibilmente, sospirare al contatto.
Strinse un po' la presa accorgendosi della morbida consistenza di esse.
Poi a malincuore allentò la presa e scese sul retro delle sue cosce prendendolo poi in braccio. Bakugou allacciò le gambe intorno alla vita del rosso, in modo di fare entrambi più comodi.
Kirishima si incamminò verso il letto mentre strofinata il naso nell'incavo del collo di Bakugou, godendo del suo dolce profumo. Kirishima poteva scommettere che nell'atto aveva percepito il biondo sorridere sulla sua pelle, poiché anche lui aveva appoggiato le labbra sulla spalla del rosso.
Arrivati al filo del letto, Eijirou appoggiò lentamente Katsuki sul materasso per poi staccarsi da lui quel poco che bastava per poterlo guardare negli occhi. Gli sorrise e gli diede un piccolo bacio sul naso. Lo vide chiudere gli occhi e sorridere all'atto. Bakugou aveva ancora le braccia e le gambe allacciate al rosso, come se non volesse essere privato della sua presenza.
Eijirou gli mise le tita tra i capelli per poi ricominciare a baciare il collo dell'amico.
Continuò così per un po', così da ricoprire tutto il collo. Ad un tratto gli leccò la pelle e ci soffiò sopra, così da dare brividi al ragazzo sotto di lui.
Nell'atto senti il biondo ridacchiare per la mossa inaspettata. Si alzò per poterlo guardare in faccia. Ora era sorridente e delle lacrime si vedeva solo la pelle bagnata da esse, ma di loro, non c'era traccia.
Tolse le dita da quei capelli spinosi alla vista ma morbidi al tatto, ed usò i pollici per togliere quell'umidità creata dalle lacrime. Gli baciò la fronte. Poi il biondo gli posò una mano sulla guancia ed una sulla nuca, accarezzandogli i capelli. Il rosso si accomodò sul dolce palmo. Si ritrovò a sorridere.
Aveva le mani fredde.
Prese la mano che aveva sulla guancia e gli baciò il palmo. "Hai le mani fredde, scemo" disse ridacchiando. Il biondo gli tirò un leggero pugno sulla spalla scherzosamente e con finta rabbia "Nom chiamarmi scemo. E poi non è colpa mia." Disse cercando di nascondere il sorriso.
Il rosso rise per poi abbracciare il torace di Bakugou e ribaltando le posizioni. Si ritrovò così con Katsuki a cavalcioni su di lui. Gli mise le mani sulla vita mentre l'altro teneva le mani sui pettorali. Tolse una mano dell'anca dal compagno, per così aggrapparsi alla sua nuca per tirarlo giù, facendogli poggiare la testa nell'incavo del proprio collo. "Tranquillo, sono qui. La prossima volta vieni da me. Non sei solo. Io ci sono sempre stato, ci sono e ci sarò sempre per aiutarti. Non ti lascio mica..."
Disse accarezzandogli la vita e i capelli sulla nuca. Sentì che annuì piano per poi sentire un debole grazie e non molto dopo il suo respiro regolare. Si era addormentato. Sorrise ampiamente per poi addormentarsi pure lui.
Ed è così che Eijirou aveva dato il via ad una serie di baci, abbracci e consolazioni.
~
Ripensando alle ultime cosa successe, non si accorse nemmeno di essere arrivato a scuola. Così si fermò davanti al grande portone, lo guardò con attenzione e poi si incamminò verso la propria classe, sperando di rivedere il ragazzo che lo accompagna sempre nella sua mente.

Aveva vinto una battaglia, ma non la guerra.

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Scusate ragazzi per il ritardo ma ho avuto dei problemi in famiglia ed anche un piccolo blocco dello scrittore.
Comunque per tutti gli ortodossi Buona Pasqua <3

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