3. A casa

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Era il compleanno di suo padre e sua madre aveva deciso di rovinare la serata a tutti, era evidente. Si stava lamentando degli orari a suo dire assurdi. Oddio, non erano comodi, questo no. Ma assicuravano un posto in biblioteca e la possibilità di studiare meglio di quanto non facesse a casa.

Perché studiare in biblioteca se non hai più lezioni?

Perché alzarsi alle sei?

E, soprattutto, perché stare fino alle sette -anche otto?

Angela evidentemente non capiva che il concetto di Asteria "studiare per gli ultimi esami e preparare una tesi" non prevedeva tutte le cose che chiedeva di fare quando era a casa. "Ci vai a fare spesa?" "Arriveresti un attimo da nonna a portarle manco so io più cosa?"

E non capiva nemmeno che arrivare alle nove in biblioteca significava non trovare posto manco per terra, figurarsi partire alle nove.

Poteva anche capirla sul tornare tardi, quello sì.

Quando Giacomo, il ragazzo di sua sorella, si era iscritto all'università aveva parlato, tra le altre cose, anche del suo coinquilino. Si chiamava Valerio, aveva un anno in più di Asteria, studiava Beni Culturali. Un tipo silenzioso e tranquillo.

Giacomo frequentava da un paio di anni casa Bianchi, e aveva visto qual era la vita di un universitario pendolare. Aveva quindi parlato con i suoi genitori, deciso a evitarsi lo stress che negli anni aveva visto addosso ad Asteria. Il risultato prevedeva un appartamento e un coinquilino.

Elena gli aveva parlato delle discussioni tra sua madre e sua sorella, e per questo si era convinto a parlarne con Valerio.

Due giorni dopo perciò offrì ad Asteria un posto letto per quelle volte in cui avrebbe voluto rimanere un po' di più in biblioteca.

"Rimani a dormire da me, nella mia camera c'erano due letti singoli che ho unito. Li dividiamo."

"Ne ho già parlato con Valerio, dice che per lui non ci sono problemi averti ogni tanto per casa"

Gli aveva descritto Valerio.

"Un tipo simpatico. Studia sempre, a quanto ne so gli mancano quattro esami, ne ha dati due nella sessione invernale. Ha chiesto la tesi anche lui, dovrebbe iniziare a lavorarci a breve. È simpatico, te l'ho detto, e tranquillo. Secondo me ci andresti pure d'accordo"

Aveva accettato, e adesso si trovava davanti la porta in attesa che qualcuno gli aprisse. Sperava il più in fretta possibile perché tra la borsa con il cambio e lo zaino con libri e computer stava davvero per crollare a terra.

Glielo aveva descritto come perfettamente normale. Aveva detto che non era niente di che.

Giacomo è morto.

Sapeva perfettamente -oh se lo sapeva- che Asteria aveva un unico punto debole.

I capelli rossi.

Erano anni che la prendeva in giro per i suoi gusti in fatto di uomini, e lei il suo tipo ideale lo aveva sempre dipinto come rosso, con gli occhi verdi.

E ce lo aveva di fronte.

Asteria, ti presento Valerio.

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