Capitolo 1

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Una ragazza giaceva addormentata sopra un materasso in una stanza logora e perfettamente quadrata.

Le pareti erano sporchissime e pure le finestre lo erano così tanto che si riusciva appena a vedere fuori.

L'unica fonte di luce della stanza era un raggio di sole che entrava dalla finestra nel quale, la polvere danzava freneticamente.

Nel lato sinistro della stanza stavano due piccole finestre, nel lato destro una scrivania che cadeva a pezzi piena di vestiti, fogli e spazzatura.

Attaccata alla parete sopra la scrivania, c'era una mensola che stava su per grazia divina, con alcuni libri abbandonati sopra.

Accanto al materasso, una porta sempre chiusa a chiave e nel lato di fronte ad essi, un piccolo bagno con accanto un enorme specchio. Il pavimento era tappezzato di avanzi di cibo e cicche di sigarette.

La ragazza aprì gli occhi piano piano e se li strofinó sbadigliando rumorosamente.

Avrebbe voluto dormire ancora ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. Maledisse il nuovo giorno e si alzò dal letto.

Prese il cadavere dei suoi jeans dalla scrivania e se li infilò, poi si avvicinò alla finestra. Ancora la vista era appannata. Girò lo sguardo verso lo specchio.

Una ragazza tutta occhiaie e con i capelli estremamente spettinati le ricambió lo sguardo. Si avvicinò allo specchio per guardarsi meglio.

Era di media corporatura, alta e con un viso non troppo bello ma sicuramente particolare.

Un paio di lacrime le rigarono il volto mentre fissava il suo riflesso,ma se le asciugò immediatamente.

Magari sarebbe stato quello il giorno in cui sarebbe stata liberata. Ormai aveva perso la cognizione del tempo e non ricordava affatto la sua vita prima di essere stata rinchiusa fra quelle quattro mura sporche.

Si sedette per terra a gambe incrociate di fronte allo specchio aspettando la donna col cappuccio con la colazione.

La ragazza chiuse gli occhi e cercó di ricordare dove era stata rapita e quando, ma in realtà le sembrava di essere in quella stanza da sempre. Non sapeva più chi era: il suo nome, la sua età, né chi era stata prima che la sua umanità le venisse strappata via.

Senti finalmente il rumore della serratura che scattava.

La ragazza si alzò in piedi e la donna col cappuccio apparve con un vassoio in mano.

<<Buondì, hai dormito bene? >>le chiese, poi esplose in una risata fragorosa e molto fastidiosa.

<<Secondo te? Fammi uscire da qui >>la ragazza la fissò con rabbia. Se non avesse avuto quel cappuccio di merda l'avrebbe guardata dritta negli occhi.
<<Mi tieni chiusa qui dentro da una vita.>>

<< Ma tu non puoi uscire>> il suo tono si era fatto fastidiosamente dolce
<<La tua libertà dipende solo da te.
Tel'ho già detto un milione di volte. >>

la donna col cappuccio si fece spazio col piede per terra scalciando cicche di sigaretta e un posacenere pieno.

<<Ma che diavolo vuol dire che dipende da me? >>la ragazza alzò la voce <<per colpa tua ho dimenticato anche il mio nome.. E poi ho detto almeno 50 volte che non bevo latte>>

La donna col cappuccio rispose che non era affar suo.

<<Sarai libera solo quando riuscirai a vedere bene cosa c'è fuori dalla finestra. Dipende solo e soltanto da te>>

Detto questo la donna col cappuccio se ne andò senza voltarsi e si chiuse dietro la porta.

La ragazza si avvicinò al vassoio. Mangiò una misera fetta biscottata e versó il latte caldo nel water con una smorfia di disgusto, poi, come uno zombie, andò verso il materasso e si raggomitoló su se stessa, sentendo da dentro la pancia il dolore che la invadeva.

Non sarebbe più uscita da lì. Il dolore era così forte e deciso che straripó in un lago di lacrime.

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