Brius Corteccia - Agguato a Ghiandera - 1

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Quando si racconta una storia la domanda che ferma la voce e fa tremare il cuore è sempre la stessa: "da dove cominciare?". Per parlare degli anni di Philus il fulvo, il migliore dei sovrani del Regno Verde, l'ideale è partire dalle imprese di Brius Corteccia. Questo coraggioso figlio delle campagne e delle colline giunse ad Altetorri un giorno di primavera, senza immaginare quanto il suo arrivo sarebbe stato importante per il Regno e i suoi abitanti.
In quei giorni, i cuori e le code tremavano e vibravano proprio come le sottili lame dei Difensori. Era un tempo di intrighi, complotti e minacce di guerra, ma anche di feste sontuose, banchetti e schermaglie amorose. Erano due metà della stessa ghianda, il proverbio di Altetorri non sbaglia mai. E Brius Corteccia le addentò entrambe.
Lasciate allora che le parole di chi l
'ha conosciuto di persona possano dipingere un ritratto fedele di questa figura, permettete a chi gli è amico da lungo tempo di raccontare come la sua storia ebbe inizio e quali furono i passi e gli eventi che lo portarono nei più oscuri cunicoli e tra i rami più luminosi del nostro reame.

– da Code, noci e duelli: imprese ed eroi nell'era di re Philus il Fulvo, di Iprix Sguardonero.


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Una pausa imprevista


Ormai Brius l'aveva capito, non era possibile indossare il cappello a tesa larga mentre cavalcava, era proprio impossibile. Ed era una cosa che non si trovava nelle storie sui Difensori che amava tanto, una delle tante. Infatti erano sempre ritratti con i loro grandi cappelli in testa, le piume svolazzanti, i mantelli a circondarne la sagoma rendendoli nobili e affascinanti.
Diede un'alzata di spalle e strinse il cordino che assicurava il cappellaccio scuro al collo, lasciando che gli si agitasse sulla schiena, mosso dal vento. Un'altra cosa di cui non parlavano le storie era quello che succedeva ai baffi. Dei suoi andava orgoglioso, così lunghi e sottili, e aveva impiegato molto tempo a lustrarli e pettinarli, prima della partenza. Ora, spinti all'indietro dalla forza dell'aria, gli facevano tirare il naso. Ma era un male sopportabile e, tutto sommato, ne valeva la pena: per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quel viaggio.
Stava andando ad Altetorri per presentare la domanda di arruolamento nel corpo dei Difensori, sognava di farlo da sempre.
Con gli occhi socchiusi contro il vento guardò l'orizzonte e sorrise.

Il Regno Verde era grande e magnifico. Percorrerlo gli faceva battere il cuore in petto peggio d'un tamburo in un giorno di festa. Il fiume che scorreva alla sua destra, forte e impetuoso, era il Chiariflutti. Tra le sue anse aveva imparato ad andare in barca, insieme a suo fratello, molti anni prima. Per arrivare alla capitale doveva seguirne il corso e, a metà mattina, aveva già superato la rocca al guado che suo padre gli aveva indicato come riferimento. Strinse gli occhi scrutando l'orizzonte. Non doveva essere troppo lontano da Altetorri. Seguì con lo sguardo la linea scura degli alberi che abbracciavano i fianchi delle colline lontane e valutò che avrebbe raggiunto la fine del viaggio a metà del mattino successivo.

«Ancora un poco e dovremo cercare un riparo per la notte, Tallie!» disse Brius dando una pacca sulla spalla della sua cavalcatura.
Lei rispose tubando preoccupata e Brius rise.
«Sì, cercheremo un posto dove potrai riposare le ali, te lo prometto.»
Soddisfatta, Tallie emise un gorgoglio e si spostò più in alto, per sfruttare una corrente d'aria che le avrebbe permesso di faticare un po' meno.
Tallie era una tortora, o meglio, la tortora della famiglia Corteccia fin dai tempi di suo nonno Rumil, che era stato a sua volta un Difensore. Il becco ingiallito era chiuso nelle briglie che permettevano a Brius di guidarla e i bordi piumati delle ali avevano buchi dove alcune penne erano venute via a causa dei molti anni di attività. Il metallo del pettorale sfolgorava al sole come oro fresco di fucina e sulla testa dell'uccello c'erano scaglie di metallo. Lì sopra era scolpito il fregio a forma di foglia del Regno Verde.
Alle orecchie di Brius giunse il respiro sibilante della tortora: faticava a ogni colpo d'ala.
Vecchia mia, spero che questo viaggio non sia una sofferenza eccessiva, per te, pensò guardando la testa tonda di Tallie.
Brius aveva imparato a cavalcarla direttamente da suo padre, quando era ancora piccolo.
«È un'amica fedele e forte», gli aveva detto il suo vecchio, il Signore di Villa Corteccia quando l'aveva salutato al momento della partenza. «Ti porterà fino ad Altetorri e ti sarà utile... almeno finché diventerai un Difensore».

Diventare un Difensore. Il sogno di Brius fin da quando sua madre gli aveva letto le prime storie. Indossare l'impenetrabile corazza di Durargento, cavalcare sotto gli stendardi del Regno Verde, difenderne le leggi e proteggere i deboli...
E ora, finalmente, era in viaggio verso la capitale, con una lettera di suo padre per il Generale dei Difensori, una borsa di monete e le benedizioni di sua madre. E l'invidia di suo fratello minore, ovviamente.
Sorrise. Era un bel momento per lui, doveva ammetterlo. Brius Corteccia era diventato uno scoiattolo adulto solo da pochi mesi e con il mondo a portata di zampa si sentiva al settimo cielo.
Fu allora che Tallie emise un verso strozzato.
Agitò le ali in un frullio di penne scomposte e perse quota precipitando come un sasso.

Continua...


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