MARCHIO

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La portò verso quello che era il suo giaciglio del mondo dei demoni, sembrava davvero infuriato

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La portò verso quello che era il suo giaciglio del mondo dei demoni, sembrava davvero infuriato. Gli occhi azzurri fiamma, ardevano di gelosia che si espandeva per tutti i muscoli.
-Ti sbatto così forte, che di quel bastardo non ce ne sarà traccia- ringhiò prendendola stretta per il collo, quasi non facendola respirare. I capelli corvini erano retti sulla testa, mentre il respiro si faceva rabbioso. Sentì che la stretta della mano, si faceva calda. Quando il demone si rese conto che l'avrebbe, emerse da quella che era la sua rabbia. Si ricordò che in effetti non era colpa sua, ma delle tradizioni sempre esistite. Non poteva farci nulla la [colore capelli], che ormai era cercata dappertutto.
-Piccola umana, lo senti come ti vuole?- chiese il demone, strusciando l'erezione sulla gracile gamba della ragazza. Cercò di distogliere lo sguardo, per non sopportare altro. Ormai era inutile, avrebbe dovuto passare l'eternità a soddisfarlo. Era magia che andava nettamente sopra di lei, solo lui poteva decidere e le conseguenze sarebbero state solo la morte.
-Ti voglio tutta mia- disse ubriaco di lussuria, levandole il cappotto.

Rimase solo in boxer, facendo vedere il peculiare corpo. Era cosparso di bruciature, la pelle si teneva su da quelle che per gli umani erano spille. Nonostante questo particolare, che lo rendeva losco e poco raccomandabile, aveva un corpo perfetto. Gli addominali scolpiti, le gambe lunghe e stelle. Le braccia rapide e forti, lo rendevano un demone alfa. Le lunghezze di tutto il corpo erano proporzionate, rendendolo bello. Il fisico marmoreo si rendeva tale, grazie a giornate a proteggere il proprio bosco. Si allenava anche quando accudiva le creature magiche, che cattive o meno erano sotto sua custodia. Qualche volta anche [Nome] aveva visto qualcosa, come piccole lucertole volanti dai colori sgargianti. Ranocchie a pois che cambiavano temperatura, per non parlare dei gatti. Il demone le aveva spiegato che avevano un ruolo importante, ecco perché c'erano sempre.

Cacciò fuori dal tessuto elastico la sessualità, scuotendola in modo che si stuzzicasse. Pulsante ed eretta come un punto esclamativo, implorava di essere soddisfatta. Dabi però era uno che amava torturare sia se, che gli altri. Non sarebbe di certo arrivato subito al punto. Sentì la mano calda, toccarle le labbra vaginali. Inserì due dita fra le pareti, iniziando a massaggiare l'esterno con calma. Arrivò al piano superiore, dove c'era il bottoncino del clitoride. Aumento la velocità, assieme al calore trasmesso dalle sue dita. La ragazza iniziò a gemere, quasi contro volere. L'altra mano del demone, le prese il polso facendole portare la mano alla propria prostata. La piccola esitò prima di prendere l'erezione pulsante in mano, iniziando con i movimenti lenti e ripetuti. Mentre il liquido d'eccitazione le pervadeva l'interno coscia, aumentava la velocità dei movimenti sul suo membro. Altrettanto era per lui, che più diventava duro e più aumentava con i movimenti esterni sul clitoride.

Insoddisfatto di stare in piedi, la fermò da tutto lanciandola sulla branda dove dormiva nel languido posto. Capovolse le posizioni facendola stendere al contrario su di se. Aveva davanti al naso il fiore genuino, mentre lei la rude boscaglia che non si infittiva molto. Urlò forte quando sentì la ruvida lingua, bagnarle di nuovo tutta la sessualità. Mentre lei era a bocca aperta ad ansimare, il corvino la prese per i capelli facendole infilare il pene resto in bocca. Lei serrò le labbra, mordicchiando leggermente per trattenere le urla. Poggiò la morbida lingua sulla punta già bagnata di suo, picchiettando leggera. Le strinse più forte i capelli, mentre la lingua perlustrava ogni ruga naturale. Prima che potessero venire, il corvino la fermò. La riprese per i fianchi, facendola stendere a pancia sotto sul letto. Le accarezzò il corpo.
-Piegati- ordinò vedendola subito obbedire al comando, leggermente distrutta. Sapeva che sa stava per succedere. Una indescrivibile fitta fra le natiche, la fece urlare a pieni polmoni di dolore. Mentre per il demone un senso di benessere, si pervadeva dal corpo iniziando dal pene. Per alimentare quel benessere, decise di dare spinte sempre più forti. Il letto demonico, fatto con oggetti magici, si muoveva ed oscillava minacciando di rompersi. Erano spinte disumane, che si allungavano a seconda della pulsazione dell'erezione. Il petto marmoreo si ripiegò in avanti, mentre le labbra si palmavano al retro del gracile collo femminile. Le spinte la stavano distruggendo.
Ti devo marchiare ghignò fra se e se il corvino, mordendola con avarizia ed egoismo. Emise un tossico veleno, che si infiltrava nella pelle.
-Ora si che non puoi scappare- disse soddisfatto

❝ 𝐃𝐄𝐌𝐎𝐍 ❞ dabi , lemon Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora