Vivere per strada non è come tutti dicono, tutti credono che sia la fine di tutto, di ogni tipo di stabilità, ma non è vero.
Da quando cominciai a vivere in strada mi accorsi di quanto fosse frenetica la vita degli altri, assomigliavano a piccole formiche laboriose, che portavano le briciole nel loro formicaio. Sempre pronte a cercare cibo per metterlo al sicuro, lavoravano senza sosta ed io ero la formica che non valeva nulla, quella che abbandonata, ma ero l'unica che poteva osservare il resto del mondo, non solo le briciole, non solo il formicaio ed era veramente buffo vedere tutte quelle formiche, così affamate, pronte a fare qualsiasi cosa per assicurarsi anche solo una briciola in più.
Era quasi l'ora che sorgesse il sole ed io lo sapevo, lo sentivo. Il suono del battito del mio cuore si propagava nel corpo diversamente, rallentava e diventava più intenso, più profondo.
Ecco le prime luci, che spuntarono all'orizzonte, rischiarando il cielo rossastro per l'inquinamento della grande città.
Lentamente, il colore si espanse in cielo, lo additava, il buio sparì, perchè il buio lo sa da sempre di essere inferiore alla luce dell'alba e si nasconde; la bellezza di quei colori e di quei raggi è talmente tanta da farlo star male.
Mi accorsi solo in quel momento del freddo vento invernale che attraversava la mia pelle e scuoteva con scosse di brividi le articolazioni.
Buttai fuori tutta l'aria che avevo nei polmoni e si trasformò in una nuvoletta di vapore, sorrisi e cercai di spiegare a me stesso l'effetto che mi procurava vedere il sole sorgere, ma l'unica spiegazione plausibile che ero riuscito a darmi era che amavo l'aurora, il che non era normale, ma d'altro canto, io non ero mai stato una persona ordinaria.
Una delle cose veramente brutte di quando si vive per strada, però, è essere guardato da tutti come se si aspettassero che tu rubassi qualcosa e stanno sull'attenti, guardinghi.
Fu quello il caso, quando passai davanti ad una bancarella dove c'erano dei dolci che emanavano un odore buonissimo. Più che la fame, si faceva sentire l'astinenza da caffè, mi stava rovinando.
Avevo sempre bevuto moltissimo caffè, adoravo berlo, era una di quelle poche cose irrinunciabili, ma alle quali avevo dovuto rinunciare e avrei venduto anche l'anima pur si poterne bere anche solo una goccia.
<<Quella brioche non verrà da te anche se continui a guardarla così, sai?>>
<<Uh?>> dissi infilando una mano trai capelli sporchi e arruffati, solo dopo vidi lo sguardo pensieroso della donna tracagnotta che stava con le braccia conserte a guardarmi da dietro la campanella.
<<Dai, lei non ti darà mai nulla gratis.>>
<<Lo so, ma io non ho chiesto nulla.>>
<<Non verbalmente, ma il tuo sguardo dice molto di più.>>
<<Ma->> lo strano individuo che si era seduto su una panchina vicino a me mi interruppe.
<<Tu sparisci, io penso alle brioches, ci troviamo in quella via lì.>> indicò, cercando di non farsi vedere, una via leggermente in salita.
<<Mh.>> dissi solo allontanandomi, diretto ad imboccare suddetta via.
Ma che voleva da me quello?