La mascherata de Su Maimulu fa parte delle rappresentazioni carnevalesche ogliastrine e barbaricine, che si differenziano dagli altri carnevali isolani per le loro maschere orride e ancestrali.
Queste rappresentazioni, di origine pre-cristiana e pre-romana, mettono in scena l'atavica lotta tra il bene e il male. Una figura malvagia, (a Gairo s'urtzu ballabeni), che rappresenta la natura selvaggia, l'inverno, attacca chiunque gli si pari davanti, così come l'inverno in passato aggrediva le comunità. Delle figure benigne invece (a Gairo is omadoris o peddincionis) lo tengono in catene e attraverso le percosse lo obbligano prima a seguire un ritmo regolare (dettato dai campanacci che portano sul dorso) poi lo uccidono. La danza ad un ritmo regolare (il nome del personaggio deriva proprio dall'incitamento "Urtzu, ballabeni!" ovvero "Urtzu, balla bene!") è da auspicio ad una natura che danzi al ritmo voluto dalla comunità, con piogge regolari etc... La morte de s'urtzu è invece il simbolo della fine dell'inverno, del periodo di sofferenza quindi. Alla morte iniziano i festeggiamenti della comunità, interrotti solo da una repentina rinascita de s'urtzu. La rinascita serve a ricordare alla comunità il ciclo delle stagioni. S'urtzu per l'anno è stato sconfitto, ma la vittoria non è permanente: l'anno successivo tornerà, aggressivo come sempre.
Considerate di interesse etnologico in quanto legate ai cicli naturali della morte e della rinascita della natura, le maschere antropomorfe e zoomorfe ripropongono in chiave grottesca il rapporto uomo-animale, base dell'economia agro-pastorale della zone interne, rievocando rituali apotropaici e danze propiziatorie legate ai ritmi della natura e al culto delle divinità pluviali precristiane [5].
Questo carnevale è tipico della parte centrale e più montuosa della Sardegna dove le tradizioni ancestrali sono state tramandate nel tempo per arrivare fino ai nostri giorni. Di grande interesse antropologico, queste particolari manifestazioni carnevalesche sono oggetto di approfonditi studi, ma nonostante le ipotesi più disparate, resta il mistero sul loro antico significato.