S'Urtzu ha un forte richiamo alla figura dell'Orcus Latino e rappresenta la figura portante dell'evento: è la vittima sacrificale del rito la quale inscena una pantomima fino al tragico finale in cui cadrà a terra, uccisa dalle tremende percosse subite. Diversamente da altri urthos sardi, il suo costume è costituito da pelle di cinghiale, un animale selvaggio che cercherà disperatamente di fuggire da i Sos Colonganos, emettendo versi di paura e terrore.
La Maschera de sos Colonganos prende il nome dalla parola greca Kolos, ossia pecora, la cui pelle verrà indossata da loro come giacca e pantalone, mentre sul capo portano delle pelli di volpe o di martora. Ma ciò che li contraddistingue è che portano sulle spalle ossa di animali di vario genere, non i tradizionali campanacci, che agitano costantemente emettendo suoni più cupi e singolari. Altra caratteristica è la maschera di sughero (chiamata in sardo sa caratza de ortigu) ricoperta di rami di corbezzolo (o franzas de lidone) che portano sul viso. Utilizzano spesso bastoni e forconi artigianali durante la loro danza.
Sos Bardianos, letteralmente significa I guardiani, indossano il classico gabbanu, un cappotto nero in orbace con cappucci che coprono il viso tinto di fuligine. Portano con sé due strumenti importanti: bastoni e un corno d'animale (in alcuni casi sostituito da una grossa conchiglia). Il primo strumento verrà utilizzato prevalentemente per colpire ripetutamente s'Urtzu fino ad ucciderlo, il secondo verrà utilizzato come strumento musicale, il cui suono greve annuncia il passaggio del corteo in maschera.