Chapter 1

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Vi consiglio di leggere i capitoli con la canzone riportata in multimedia, ogni capitolo è ispirato ad una canzone. Magari vi aiuterà ad immergervi più nel mood. Buona lettura🎶

Ho sempre odiato dipendere dalle persone. Sono sempre stata dell' idea che per essere felici si dovesse partire prima da sè stessi, realizzandosi nella propria autosufficienza. E' bello riuscire a farcela da soli, è bello riuscire ad essere autonomi e saper gestire le proprie emozioni senza crollare alla prima difficoltà; avere, però, il controllo dei pensieri negativi e autoc‎onvincersi del fatto di essere capaci di risalire dai propri abissi mentali è frutto di un duro lavoro: forse il traguardo di un percorso che indipendentemente dall'obbiettivo principale non raggiungiamo da soli.

Il periodo dell'adolescenza è sicuramente il periodo più instabile della nostra vita, il periodo nel quale si smette di credere alle favole, ai lieti fini e ci si inizia a scontrare con i problemi della vita reale: è come ricevere uno schiaffo in pieno viso senza nemmeno aver visto la mano partire.

Non saprei nemmeno come descriverlo...forse come una sorta di tunnel buio dove, si', sai che c'è un'uscita ma non sai mai quanto impiegherai per arrivarci e quali ostacoli dovrai affrontare. Devi tenere solo due cose in mente durante questo percorso che ti condurrà alla fine del tunnel: la prima è che ne uscirai, la seconda è che non ne uscirai illeso.

Il mio percorso è stato difficile da affrontare, e non poco, ma ho avuto la fortuna di trovare una mano che non aspettava altro che essere afferrata mentre ero a terra. Non l'ho guardata in maniera diffidente ma l'ho afferrata senza pensarci due volte, constatando poi di non aver mai fatto scelta migliore perchè d'altronde nessuno si salva da solo.

Lui stava percorrendo il suo percorso ed io il mio, eppure il destino ha voluto farci incontrare all'inizio di esso, come a dire: "affrontatelo assieme".

Siamo diventati una squadra e col tempo abbiamo imparato a compensare i pezzi mancanti dell'un l'altro e, soprattutto, abbiamo imparato che l'amicizia tra maschio e femmina esiste.

Non avrei mai pensato che quel ragazzo amico di tutti ma mai troppo attaccato a nessuno potesse diventare con il tempo il mio appoggio, il mio migliore amico.

Se chiudo gli occhi mi torna ancora in mente il primo giorno in cui l'ho visto: era il primo giorno di scuola superiore, lui sembrava un criceto incappucciato ed era seduto dietro di me; se ne stava sempre con le cuffiette nelle orecchie levandosele solo al suono delle campanelle che segnavano lo stacco tra un'ora e l'altra per poi rimetterle non appena i professori prendevano parola.

A catturarmi è stato sicuramente il fatto che fosse cosi' attaccato alla musica, esattamente come lo ero io. Sempre persa tra i testi di quelle canzoni che mi aprivano un mondo, dove erano due semplici auricolari a farmi viaggiare quando le giornate si facevano troppo pesanti. Su questo ci capivamo perchè molto spesso, nonostante non avessimo avuto ancora modo di parlare, ci guardavamo quando avevamo entrambi le cuffiette nelle orecchie come a dire: "Anche tu vuoi scappare, vero?"

Ebbi la conferma che le mie supposizioni fossero giuste non appena lui si sedette per puro caso di fianco a me. Mi aveva passato una cuffia e mi sentivo veramente a disagio - dato che io non avrei mai, e sottolineo mai, condiviso le mie cuffiette - ma quando lui iniziò a cantare mi venne spontaneo unirmi e lasciare le pare alle spalle: chissene frega se non lo avevo mai fatto nemmeno con le persone che conoscevo da anni, c'è sempre una prima volta nella vita.

Sapevo che quel ragazzo aveva qualcosa di speciale, qualcosa che lo distinguesse dagli altri.

Avevo la sensazione che si portasse un peso sulle spalle e anni dopo, quando lui stesso fece lo sforzo di raccontarmi qualcosa in più, mi resi conto di avere un sesto senso imbattibile. Avrei voluto elogiare il mio intuito al mondo intero ma l'unica cosa che feci fu quella di custodire i suoi racconti e segreti come piccoli tesori perchè lui, senza rendersene conto, mi stava insegnando a crescere.

Le persone che si portano una storia alle spalle inevitabilmente si riconoscono e si attraggono a vicenda come due calamiti, ed è proprio questo ciò che successe tra me e Samuel.

Dal parlarci solo quando serviva arrivammo a sederci sempre vicini, a raccontarci anche i più stupidi dettagli delle nostre giornate e addirittura a stringerci la mano quando avevamo bisogno di conforto. Il nostro era un rapporto strano e fraintendibile, ce ne rendevamo conto, ma non era necessario che gli altri capissero: solo noi potevamo sapere e questo era sufficiente.

Era bello e inspiegabile ma di quel rapporto che sembrava sarebbe durato per sempre, oggi giorno sono rimasti soltanto lontani ricordi.

Samuel spari' di punto in bianco dalla mia vita il giorno dopo il mio compleanno, una notte della quale io non ricordo nulla, se non qualche scenario con lui.

Da allora io non mi diedi per vinto e continuai a cercarlo senza sosta e anche senza risultati.

D'altronde se nemmeno la polizia riusciva a fare qualcosa, cosa avrei potuto fare io?

E' difficile spiegare quanto abbia fatto male rendersi conto che lui non faceva più parte delle mie giornate e la cosa più dolorosa era non sapere perchè se ne fosse andato, cosa lo avesse spinto a compiere quel gesto così folle.

Abbiamo fatto tutti il possibile per cercarlo, ci siamo confrontati per cercare di capire il perchè di tutto ciò ma con l'avanzare del tempo tutto perdeva senso anzichè acquistarlo.

Mille dubbi si intrecciavano nella mia testa e per ogni risposta che cercavo di darmi sorgeva un'altra domanda. Ogni giorno che passava diventava sempre più pesante e, lentamente, iniziai a tornare indietro sui miei passi diventando nuovamente quella che lui era riuscita a cambiare.

Smisi di mangiare regolarmente, di uscire, di essere attiva sui social, ma l'unica cosa che non smisi di fare fu quella di riaprire ogni sera la scatola che conteneva lettere e oggetti che mi ricollegavano a Samuel perchè anche se dovevo andare avanti ed accettare il fatto che fosse scomparso, non riuscivo a lasciarmi alle spalle una delle persone più importanti della mia vita: era fuori discussione.

Avevo ancora bisogno di lui, avevo ancora tanto da raccontargli, avevamo ancora tanto da dirci. Se l'era forse scordato? Lui sarebbe stata quella persona che i miei figli avrebbero chiamato zio, lui mi avrebbe accompagnata al mio primo colloquio di lavoro, lui avrebbe continuato a lanciarmi gli oggetti in testa per poi dire subito dopo ''Ops, scusa, pensavo diventassi più bella!''.

Sono sempre andata avanti con la convinzione che lui non se ne sarebbe mai andato da me ma forse avrei dovuto aspettarmelo e non illudermi pensando che ci sarebbe stato anche con il passare degli anni perchè, infondo, i supereroi non possono restare con noi per sempre... Giusto?

Ricordo che diceva sempre: ''Questo non te lo prometto, ma cercherò di esserci'' e per quanto mi lamentassi del fatto che non mi faceva mai promesse, ora ci spero cosi' tanto in quel "cercherò di esserci".

Sollevo lo sguardo al cielo contemplandone le sfumature per qualche minuto, poi torno a concentrarmi sul portatile sopra le mie gambe, riprendendo a premere i tasti alla velocità della luce.

CONTA SU DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora