Chapter 3

165 34 47
                                    

Samuel in multimedia.

Da ragazzina ho sempre avuto un sacco di problemi a relazionarmi con gli altri:  alle elementari sono stata vittima di bullismo per qualche anno e nonostante avessi cambiato svariate scuole la paura di poter essere nuovamente presa di mira e senza un motivo reale mi spaventava e non poco.

Per me era molto difficile fidarmi di coloro che mi circondavano perchè dentro di me sapevo che prima o poi avrebbero colpito qualche punto debole.
Avevo imparato a conoscerle le persone ed ero perfettamente consapevole del fatto che nessuno sarebbe rimasto al mio fianco con lo scopo di essermi semplicemente amico.

Ero brava a scuola e non mi dispiaceva aiutare gli altri e a loro, ovviamente, non dispiaceva essere aiutati.
Ero talmente stupida ed ingenua che mi lasciavo ingannare da qualche parolina dolce facendomi usare in tutti i modi possibili senza accorgermene.

D'altronde come potevano quei ragazzini che mi prendevano in giro per quei chili in più diventare buoni d'improvviso e volermi bene? Non potevano: le persone non cambiano, mai.

Quando arrivai in terza media non conoscevo nessuno, avevo cambiato almeno altre quattro scuole prima di allora ma il momento in cui i professori mi presentavano alla classe restava sempre molto imbarazzante nonostante non fosse per me la prima volta.

L'opinione che gli altri potessero avere di me continuava ad essere di vitale importanza e spesso a furia di cercare di piacere finivo per perdere la connessione con me stessa.

Ogni volta che entravo in una nuova classe cercavo di adattarmi alle persone che ne facevano parte ma mi era troppo difficile e ogni volta che speravo di farmi qualche nuovo amico finivo sempre col ritrovarmi sola nel mio banco ripensando a cosa avessi sbagliato.

Quell'anno non andò poi cosi' male, riuscii a fare qualche progresso ma comunque sia non mi ritenevo ancora soddisfatta perché, andiamo, possibile che tra 24 persone fossi riuscita a legare solo con tre di loro?

I professori ci parlavano sempre bene delle superiori. Dicevano che era li' che nascevano le amicizie più' belle, dato che nessuno conosceva nessuno ed era molto improbabile che si creassero i soliti gruppetti.
Il mio obbiettivo principale diventò quindi smetterla di chiudermi nel mio mondo ed iniziare a relazionarmi con i miei nuovi compagni di classe che, come me, il primo giorno di scuola non conoscevano nessuno e se ne stavano in un angolino spaesati.

Io invece sorprendendo anche me stessa presi coraggio e mi diressi verso la prima ragazzina che mi capitò davanti presentandomi e chiedendole di fare amicizia. Lei, a quanto pare, non aspettava altro, dato che mi rispose di "sí" con un sorriso a trentadue denti.

Ero davvero troppo fiera di me stessa.

Durante il primo giorno riuscì a legare con quasi tutte le ragazze della classe e anche con alcuni ragazzi i quali erano meno timidi degli altri e non si facevano problemi ad interagire.

Di banco ero seduta vicino alla ragazza alle quale mi ero presentata per prima: Eleonora.

Lei era veramente simpaticissima e mi faceva morire dalle risate, aveva degli occhioni azzurri bellissimi e dei ricci mori che le ricadevano morbidi sulle spalle: non era magrissima e di fatti si era già lamentata sette volte sul suo aspetto fisico, ma io la trovavo comunque bellissima.

Mi raccontò di essere stata bocciata allo scientifico e quanto fosse complicata e pretenziosa come scuola; più andava avanti con il suo racconto, più ringraziavo mio padre per avermi convinto a frequentare un'istituto professionale e non appunto un liceo, dove avevo intenzione di andare.

Ricordo di aver parlato con Eleonora fino alla quarta ora, senza calcolare minimamente gli altri.
Questo fino a quando, ormai esauriti i discorsi, non decisi di guardarmi un po' intorno: giusto per squadrare quei ragazzi che mi avrebbero accompagnata per i prossimi cinque anni.

Notai sin da subito che le ragazze erano molto diverse da me; si vestivano in maniera fine, chi un po' più provocante chi meno rispettando sempre le mode di allora. Io invece indossavo una semplice felpa nera e dei legghins grigi dato che la moda per me era solo una inutile corrente succhiasoldi ed io odiavo esporre il mio corpo: ero riuscita a perdere qualche chilo, negli anni, ma non quanto bastasse per sentirmi a mio agio.

I ragazzi vestivano quasi tutti allo stesso modo, ad eccezione di tre di loro: uno indossava vestiti parecchio eleganti e gli altri due seguivano molto il mondo dell'hip-hop.

Inutile dire che quei due sono stati quelli che mi hanno colpito di più.

Il primo si chiamava Alex: occhi marroni e capelli tendenti al nero, dei quali però era possibile intravedere solo un ciuffetto che sporgeva sotto un capello portato con la visiera al contrario.
Aveva il classico fisico da ballerino ed infatti quando si è presentato alla classe ha confessato di esserlo e di ballare da parecchio tempo.

Si vedeva da come parlava che per lui era tutto.

L'altro invece si chiamava Samuel: origini spagnole, occhi color nocciola e capelli castani tirati leggermente verso l'alto e nonostante seguisse un po' lo stesso stile di Alex, non faceva hip-hop, ma freestyle con la palla.

Era sicuramente quello che mi incuriosiva maggiormente tra i due.
Sempre con le cuffiette nelle orecchie, non se le toglieva quasi mai, se non per rispondere quando i professori gli chiedevano di presentarsi.
In questo suo fare mi ci rispecchiavo tantissimo perchè, se non fosse stato per Elena e la sua ottima compagnia, avrei fatto la stessa identica cosa.

Avevo una sorta di dipendenza dalla musica e prima di vedere Samuel non avevo mai conosciuto nessuno che fosse legato ad essa quanto me.

Più lo guardavo da lontano più la mia curiosità si alimentava. Era cosi' diverso dagli altri e lo si notava nei suoi modi di porsi non solo con i nostri coetanei, ma anche con gli adulti. Sembrava cosi' maturo..

Avevo la sensazione che si portasse un peso sulle spalle e non so per quale motivo, dato che non avevo avuto l'occasione di scambiarci nemmeno un "ciao", ma io volevo conoscere la sua storia.

Avevo il presentimento che fosse una persona bellissima, che valesse tanto, ed essendo che mi era capitato poche volte di avere un presentimento così marcato mi impuntai di avvicinarmi ad Samuel con ogni mezzo possibile.

Ma come potevo fare? Era sempre circondato da ragazze, mi da ragazzi e siccome piaceva tanto anche ai professori spesso lo si si trovava immerso in profonde conversazioni coi docenti.

Dannazione!

Eppure non volevo demordere, avrei aspettato il momento giusto e gli sarei andata a parlare.

Niente e nessuno me l'avrebbe impedito.


N/A: La storia dei nostri amici, ovviamente, non è narrata tutta al passato; i primi capitoli vi saranno utili a farvi qualche idea sul rapporto dei nostri protagonisti e ad avere delle basi per collegare i pezzi del puzzle.

Potrebbero essere noiosi, lo so, ma vi assicuro che, a breve, le cose inizieranno a movimentarsi.😷

Nel frattempo, ditemi in un po': ve lo ricordate il vostro primo giorno alle superiori? Vi ricordate le aspettative che avevate e gli obbiettivi che volevate raggiungere?

CONTA SU DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora