1. You are my Valentines, but I'll never be yours?

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«Ciao!» dissi baciandolo a fior di labbra.
«Ciao!»ricambiò amorevolmente il mio ragazzo.
«A dopo Baby!»
«A dopo!»risposi. Chiusi il portone di casa e percorrendo gli scalini dell'ingresso mi incamminai per la via.
La mia direzione? Washington Square Park.
Harry, mio se non migliore amico del mio ragazzo, mi aveva mandato un messaggio la sera antecedente avvertendomi che il nostro ormai solito quanto frequente incontro al pub dietro la stazione era stato spostato per l'appunto al Washington Square Park.
<necessito di parlarti> si era preoccupato poi di sottolineare alla sua conclusione.
Quel “necessito di parlarti” era stata la causa della mia insonnia notturna.
Ci avevo pensato tutta la notte, ci stavo pensando tutt'ora, ma non riuscivo a spiegarmi questa sua anomala riservatezza.
Harry non era mai stato un tipo misterioso. Era incapace persino a mentire ed adesso si atteggiava da tipico uomo tenebroso?
Non sapevo il perché, ma sentivo che dopo questa sua confessione, mi sarei sentita diversa. Avvertivo come una sorta di cambiamento nell'aria che avrebbe suscitato al mio cuore scosse di ansia permanenti. Manipolandolo di potenza ogni tal volta che si fosse fatta presente.
Una bambina con un palloncino a forma di cuore conquistò la mia attenzione selettiva riportandomi prontamente alla realtà e quindi alla stupida ricorrenza che si celebrava oggi.
Affondando il viso all'interno della sciarpa per ripararmi dal freddo invernale che dimorava sulla temperatura, cominciai a guardarmi intorno per rendermi conto di quanto superflua importanza dava ogni singola persona a questa festa occasionale: c'erano fiori, cuori e rosso ovunque. Erano tutti intenti ad amarsi con dosi eccessive d'affetto soltanto perché oggi era S. Valentino.
Tutti appagati dall'idea di poter finalmente trascorrere un giorno intero con la propria anima gemella per dimostrargli quanto a lei tenesse.
Tutti. Certo. Tutti tranne me e il mio ragazzo.
Io avevo da sempre detestato S. Valentino.
Non l'avevo mai visto come una festa, ma un affare di business.
Una delle diecimila manovre del commercio mirate a ricavare entrate quantificabili per il proprio mercato investito.
Non c'era amore. Non c'era sentimento. Era solo una ricorrenza mondana priva di un reale motivo per il quale essere omaggiata.
«S. Valentino per noi è tutti i giorni quindi perché festeggiarlo se già lo facciamo costantemente?» avevo detto al mio ragazzo e sembrava essersi convinto nonostante amasse il romanticismo e di conseguenza questa pacchiana festa.
Potevo sembrare egoista, non rispettare ciò che era, ma in fondo se aveva acconsentito alla mia abitudine tradizionale era perché sapeva che avevo ragione.
Per questo non oppose resistenza e decise bensì di spostare i suoi programmi già premeditati per la data attuale a quella del nostro anniversario.
Proseguii dritta superando una coppia di fidanzatini che si era appena seduta su una panchina e studiarli. Si stringevano forte e lui gli baciava la guancia premuroso.
Mi ricordarono molto me e Jay: Stesso modo di comunicare. Medesima luce negli occhi. Spudorata attrazione.
A differenziarli era solo quella stupida festa che stavano correntemente acclamando.
Niente di più, niente di meno.
Però il dubbio di sapere da quanti mesi o giorni fossero una coppia ufficiale mi pizzicò il cervello.
Magari erano una coppia accidentale, magari no.
Magari si sarebbero lasciati fra qualche settimana, magari, invece, avrebbero retto il conto della loro relazione fino a un relativo numero di anni.
O magari. O magari dovevo semplicemente farmi gli affari miei.
In fin dei conti cosa mi importava della loro relazione a breve termine se stavo vivendo a pieno la mia?
A dissonanza loro, la mia era una relazione con annessi e connessi. Un po' complicata e a lunghi tempi, ma comunque inalterata dal suo impegno assunto.
Io e Jay stavamo insieme da nove mesi.
Prima di esibire i nostri rispettivi sentimenti eravamo stati ottimi amici. Gli ero legata come una sorella, lo amavo come se detenesse il mio stesso sangue e non c'era ora o giorno che non passassimo insieme.
Un bel giorno, lui si rese conto di provare qualcosa di più irrazionale verso i miei confronti, ma io nonostante i chiari segnali che mi mandava costantemente, non ero mai riuscita a interpretarli per il loro reale senso. Non li vedevo neanche.
Ero talmente accecata dall'immagine dell'amicizia da non vedere quella appena concepita dall'essenza del suo cuore e assecondarla.
Jay senza saperlo aveva dato inizio a una logorante attesa.
I mesi passavano, la situazione non cambiava e lui cominciava a perdere le motivazioni di una mia realizzazione.
Una sera, però, mi ero ritrovata sola in casa con lui. Non so cosa lo fece scattare o come e perché, ma il mio cuore aveva reagito vibrando in un modo diverso dall'abitudinario.
Quando mi toccava, mi guardava o al solo avvertire il suono della sua voce ne rimaneva spiazzato.
Era insolito.
Si inceppava per poi sovraccaricarsi di velocità e spingere irruente lungo la gabbia toracica del mio petto.
Inizialmente ne ero spaventata.
Queste sue nuove scosse anomale mi terrificavano. Tuttavia, non appena colta l'origine della loro natura, compresi che giorno fosse. Ed era il più bello della mia vita.
Jay e io esternammo ciò che provavamo l'uno per l'altro non poco dopo.
Da quel dodici Maggio ogni cosa sembrava essersi equilibrata. Non perfezionata, ma equilibrata.
Scoprire di essere innamorata di lui, vederlo da una prospettiva diversa, mi aveva cambiata. Mi rendeva leggera e compensata da qualcosa di raro da trovare che non avrei mai sperato di assicurarmi.
Eppure eccomi qui.
Impegnata con un ragazzo esemplare. Soddisfatta di ciò che eravamo e lieta di esser e in grado di mantenere una relazione stabile con una persona del sesso opposto che non era di amicizia.
Arrivai a destinazione in poco tempo e una volta scorto su una panchina con in mano due Strarbuck gli sorrisi complice.
«Hey!»mi disse baciandomi in entrambe le guance.
«Hey!» ricambiai entusiasta.
«Potevi scegliere un posto più caldo o perlomeno un'ora più decente! Fa freddissimo!» erano appena le nove e un quarto e io mi stavo tramutando in un pupazzo di neve.
«Questo è perfetto!» rispose sagace.
«Si!» lo affiancai nella panchina.
«Ammettilo! Avevi intenzione di commettere un atto insano e prima di intraprenderlo volevi provare l'ebbrezza dell'essere un assassino!»
mi passò il mio Starbucks alla cannella con un sorriso beffeggiatore stampato sul volto. Io lo fulminai con lo sguardo.
«Allora? Cosa dovevi dirmi di così importante?» domandai mentre sorseggiavo un sorso. Il momento era arrivato e percepivo che l'agitazione cominciava a impossessarsi delle mie emozioni.
«Io...» voltò il suo dorso verso di me per collegare le sue pupille alle mie. Li guardavo e il verde smeraldo dei suoi occhi mi sembrava irrequieto.
«Qualche giorno fa....» sembrava incerto sul da farsi. Come se fosse già pentito delle parole che stava per dirmi ancor prima di pronunciarle. Era ridicolo. Harry tintinnante di fronte ad una ragazza? Lui?
Il puttaniere dai spermatozoi in continua riproduzione?
«Da come ti comporti sembra quasi che tu mi stia per fare una dichiarazione d'amore» lo sfottei, ma lui mi sorrise riconoscente. Lieto che a pronunciare quelle parole fossi stata io anziché lui.
«È così?» domandai inutilmente. Ormai la verità era palese tra i suoi occhi.
«Ma, ma» non avevo più fiato in corpo e non riuscivo a ragionare a mente lucida. Ero nel panico più totale. Harry strinse le mie mani tra le sue.
«Hey calmati ok?» come poteva chiedermi di calmarmi dopo quello che mi aveva detto? Per giunta servendosi del mio infallibile intuito?
«Respira. Rilassati e respira» adesso si intendeva anche medico? Cosa credeva che fossi una donna incinta che aveva appena rotto le acque?
«Ma che cazzo ti salta in mente?»gli sbraitai addosso. Questa era una faccenda seria. Possibile che non lo capisse? Era una tragedia. Un gigantesco casino. E lui mi trattava come una donna incita vicina al parto?
«Non voglio spaventarti ok? Ci ho pensato a fondo e alla fine ho pensato che la cosa più giusta da fare fosse quella di dirtelo»
«Harry hai bevuto per caso? Come fai ad essere così tranquillo? Questo è peggio un omicidio premeditato» perché io? Fra cento miliardi di ragazze perché proprio io?
Io ero la scelta inadatta per la sua salute.
Io ero la ragazza del suo migliore amico. Lui era il mio migliore amico. Non poteva farci questo. Tutta l'armonia che albergava tra di noi, ogni singolo attimo che avevamo passato insieme, gli immaturi svaghi, le cristalline risate, le scabrose confidenze e i legami sempre più intimi stavano per essere spezzati. Non poteva confessarmi di essere omosessuale e che si era preso una cotta per Jay? Sarebbe stato tutto più semplice. O forse no? In quel caso al posto mio qui ci sarebbe stato Jay e la situazione non avrebbe preso un inclinazione diversa.
«Io non voglio combinare casini, ne essere la causa dei litigi tra te e Jay. Volevo solo che lo sapessi. Essere leale con te. Non giocare sporco» questa non era lealtà. Questa era cattiveria bella e buona.
«Io non ti capisco Harry! A cosa ti serve avermelo detto? Sai già che non cambierà niente!»
«No! È vero! Però mi sento meno colpevole se lo sai. Potrai spiegarti ogni mio strano comportamento. Sapere perché ho voglia di abbracciarti o anche solo parlarti»
«Ma a Jay non ci pensi? Quando lo capirà si scatenerà la guerra totale. Voi litigherete a causa mia, io litigherò con lui e con te e la nostra amiciz..»
«Rilassati ok?»fortifico la presa delle mie mani.
«Respira a fondo. Lentamente.»respira un corno. Lentamente un cazzo.
«Tranquilla. Non succederà» rinvigorì le mie braccia.
«Però io non mi comporterò più da amico. In ogni mio gesto ci sarà il desiderio di te»mi spaventava quando parlava così. Non era più l'Harry che io e Jay conoscevamo. Non più quello che io conoscevo. Era sempre stato un ottimo amico. Uno di quelli che ti sfottevano costantemente per gioco e che all'occorrenza ti sostenevano prendendoti anche a calci in culo pur di farti smettere di piangere e commiserarti.
Avevo sempre amato il nostro rapporto. Il nostro naturale rapporto d'amicizia. Era così innocente e pulito da farci sentire speciali l'uno per l'altra. Ma adesso, adesso che uno dei due si era innamorato dell'altro cosa ne sarebbe stato di tutto questo?
«Io non voglio che la nostra amicizia vada a puttane! Lo capisci? Sei importante per me!» strinsi le mani sulle ginocchia sciogliendo l'intreccio con le sue. Il contatto con la sua pelle non mi aiutava a ragionare.
«Te l'ho detto non mi metterò in mezzo a voi due. Continuerò a coltivare questo sentimento dietro le quinte. Non mi importa se tu non mi ricambierai mai, io so che mi fa sentire migliore e detenerlo con me, alimentarlo ogni giorno con la tua presenza sarà già una vincita»
«Smettila! Ti prego! Non dirmi questo perché so che ogni volta che starò con lui tu soffrirai. Ogni volta che mi abbraccerai, non ti basterà. Vorrai costantemente, maniacalmente, qualcosa di più»lui non mirava ad essere leale con me, ne a scrollare i peccati dalla sua coscienza. Harry voleva farmi sentire in colpa. Farci sentire in colpa. Essere entrambi peccatori di questo immoralità.
«Sarò la causa dei tuoi dolori» sentivo il petto tirarmi. Come se si stesse frantumando in piccole schegge di vetro appuntite e si stessero conficcavano tutte e trecentomila sulla sua crosta carnale. E faceva male. Stramaledettamente male.
«Non lo sei. Sei l'alba che irrompe nel mio malinconico cuore.» mi spaventava quando parlava così. E poi perché il mio cuore stava battendo così forte? I suoi occhi verdi di un verde ghiaccio capace persino di congelarti l'anima e pertanto ustionarla pungente,stava splendendo come una pietra rara all'interno di una fortezza antica. Era puro. Virgineo e mi scuoteva il cuore.
«Tieni!»si voltò e fece sbucare dal nulla una rosa rossa. Aveva parte dei petali ancora bagnati ed era avvolta in una carta trasparente di plastica adornata con una cinquantina di cuoricini sparsi qua e là.
«Harry io odio san Valentino» lo demotivai perfida.
«Yeah! Lo so! Ma non ho resistito» mi costrinse a prenderla sventolandomela sotto il naso. Mirai gli occhi al cielo irritata da quella macchia rossa sotto i miei occhi.
«Io, io ti odio» la presi rozza.
«Io ti amo!» mi rivelògenuino. Quella parola detta da lui mi faceva sentire strana. Mi confondeva.
«Perché?» chiesi. In quel perché c'erano seimila domande.
«Perché sei magnifica. L'ho sempre saputo, ma non l'avevo mai visto da un altro punto di vista se non di quello dell'amicizia» perché faceva così? Non l'avevo mai sentito parlare con me in questa maniera. Era sincero e sfrontato. Così profondo e passionale. Sentivo che le parole erano dettate dal cuore. Che si stesse abbandonando ad esse decantando per me una soave poesia.
«Harry?»
«Si?»
«Fottiti! Ok?» mi sorrise malizioso mentre io mi alzavo e scappavo dalle sue tentazioni.
«Potrei farlo, solo, che non sperimenterei lo stesso piacere che proverei nel praticarlo con te» scrollai dalla mente quelle parole perverse ancor prima che si fondessero con il cervello e intensificai la velocità dei miei passi.
Il vento si era rivoltato contro di me. Come se volesse strattonarmi via.
Mi stava bisbigliando qualcosa. Qualcosa del tipo ingrata. O forse di più crudele come ipocrita.
Un colpo allo stomaco mi tolse il fiato in corpo per qualche secondo.
Io non ero colpevole. Ne tanto meno una traditrice. L'avrei dimostrato.
Avrei detto tutto a Jay e ciò che Harry provava per me non mi avrebbe condizionato.
La mia mano era talmente premuta contro il peduncolo della rosa che quasi rischiava di lacerare la pelle delicata dell'indice, ma non mi importava.
Non avevo niente su qui sfogare il mio fuoco interiore e fra breve si sarebbe spezzata.
Proprio come noi.
La nostra amicizia una volta messe le carte in tavola non avrebbe più avuto una dinamica uniforme. Le sue statistiche si sarebbero agitate designando catene montuose vibranti. Tempeste di mare ci attendevano all'orizzonte. Ansia, incomprensioni, litigi e ripicche erano solo alcune delle cose con cui avremo dovuto confrontarci e uscirne vincitori.
Una battaglia persa fin dal principio. Praticamente. E io non ero pronta a perdere. Di battermi non c'era nessun dubbio. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di salvarci.
Ma la mia fatica sarebbe stata valida? O mi sarei sacrificata invano?
Per arrivare a casa stavolta ci misi dieci minuti. Forse era stata la rabbia a farmi sfrecciare come un razzo nella strada, ma meglio così.
Non riuscivo più a detenere questo tormento dentro di me. Dovevo espellerlo. Condividerlo con qualcuno. Qualcuno come Jay e insieme sancire una decisione unanime.
Spalancai il portone con forse troppa forza perché Jay si precipitò a controllare che non fosse stato un ladro colto sul fatto con la sua refurtiva fra le ascelle.
«Ciao» mi venne incontro cingendomi i fianchi.
«Ciao» avevo il capo chino. Sapevo che non dovevo essere così, ma non riuscivo a guardarlo negli occhi. Mi sentivo colpevole.
«Quella rosa è per me?» chiese da Narcisista patologico che era.
«No! Me l'ha data Harry» sputai dalla bocca il nome Harry come fosse veleno.
«Ma tu odi le rose e a maggior ragione San Valentino» le sue labbra mostrarono una risata nevrotica.
«Ecco! Appunto!»
«Stai bene?» forse la mia acidità era smisurata e raggiunse anche il suo esofago.
«D-devo dirti una cosa» deglutii spaventata. Mi sentivo una vigliacca. Una stronza patentata a farlo, ma dovevo farlo. Se fosse stato Harry a dirglielo avrebbe preso prima a pugni lui e dopo fatto una bella ghigliottina di testa a me. Quindi meglio agire adesso. Prima che cambiassi nuovamente idea.
«Ti ascolto»
«Harry!» avviai.
«Porta biancheria intima rossa per S. Valentino?» sospirai seccata della sua stupidità. Se fosse stato un altro giorno l'avrei sfottuto fino a piangere dal ridere, ma oggi non era uno di quei giorni.
«Harry mi ha detto» continuai.
«Che stasera noleggerà sei Escort per festeggiare come si deve S. Valentino?»
«Jay!» lo ripresi severa. Lui smise finalmente di beffeggiare l'amico.
«Harry mi ha confessato di amarmi» mi morsi le labbra indugiando tra i suoi occhi. Fu un lampo. La sua espressione si raggelò. Da calda divenne glaciale come il blocco di un iceberg.
Oh cazzo che avevo fatto?

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SPAZIO AUTRICE: eccomi qui. Sono tornata con la storia. Non ho niente da dire, eccetto che spero la leggerete, voterete e commenterete in tanti. Vi prego. Fatelo perché io a questa storia ci tengo in un modo davvero indescrvibile. Voglio semplicemente che la amate proprio come faccio io. 

Perciò, non deludetemi e fatemi contenta. :) Ciao. Ciao. 

Now every februrary you'll be my Valentine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora