Ciao a tutti.
Come state?
Io non vivo più in Italia, ma la mia famiglia è lì e il mio pensiero è sempre rivolto al mio paese...spero che tutto questo passi presto.
tenente duro, che ce la faremo, tutti!
un abbraccio grande
EverosemaryCapitolo 6: How You Remind Me
Non ricordava quando aveva trovato il coraggio di dar retta ai suoi istinti e di aver bloccato Stiles contro il muro di un vicolo con una luminosità talmente scarsa da rendergli impossibile capire se gli ansimi che sentiva da parte di Stiles fossero di piacere o di disgusto.
Aveva bisogno di guardarlo in faccia e di capire se aveva esagerato o se aveva finalmente raggiunto un nuovo punto di inizio, con lui.
Perciò si allontanò, a malincuore, e indietreggiò portando Stiles con sé, rientrando nel locale e strizzando gli occhi quando la luce lo accecò.
Chiuse la porta e ci fece appoggiare l'altro, per poi mettersi di fronte a lui, tenendolo di nuovo contro di sé e scrutando quel viso così diverso dai suoi ricordi.
E la vide, l'eccitazione che gli faceva brillare gli occhi. Il rossore della pelle, le labbra lucide… No, non aveva provato disgusto.
Stiles aveva risposto al bacio e, anche se adesso provava a ritrattare dando la colpa a lui e al momento, Derek sapeva che nessuno poteva costringere Stiles a fare quello che voleva.
"Spero tu sia soddisfatto, ora.."
Appunto. Avrebbe optato per la menzogna. Però Derek sapeva come contrattaccare.
"Mi dispiace, credo di aver esagerato."
Vide l'altro guardarlo scettico. "Fai bene a scusarti. Perché non ricapiterà più."
Derek sorrise. "Oh si, invece, che ricapiterà."
"Come, scusa?"
"Hai risposto al bacio, Stiles. E hai una erezione. Non è una cosa che puoi negare."
Perché la luce non aveva messo in mostra solo il bel viso di Stiles, ma anche le reazioni che il suo corpo aveva avuto in merito al loro contatto.
"È colpa dell'astinenza. Ricordi? Non posso più scopare come voglio, quindi mi basta un niente per scattare!"
Stiles lo stava aggredendo per nascondere di aver ceduto, ok, ma quell'informazione non gli piaceva affatto.
Gli mise una mano sul cavallo dei pantaloni, avvolgendogli il pene, e Stiles si agitò subito, provando a toglierla e ad allontanarsi.
" Derek! "
"Se vuoi giocare a questo gioco va bene, giochiamo… ma sappi che poi non potrai usare la stronzata che è stata tutta colpa del momento."
Gli baciò una guancia e spostò la bocca vicino all'orecchio. "Se la tua astinenza è così forte io posso aiutarti…"
Come da copione, Stiles trovò la forza per allontanarlo e per guardarlo con lo sguardo più tagliente che possedesse.
"Sei proprio uno stronzo."
"E tu un bugiardo. Hai appena provato qualcosa con me, ma continui a negare ed io non riesco a capire perché."
"Non sono affari tuoi."
Stiles si stava chiudendo a riccio e Derek decise di cambiare approccio.
Gli prese una mano, lottando contro di lui che tentava di allontanarsi, e se la portò al petto.
"io ti amo, Stiles. Mettitelo in testa." sussurrò, piano, sperando di non essere subito sommerso dalle parole dell'altro, ripetendo le stesse parole che gli aveva sussurrato al buio. "Ti amo e sono disposto a rispondere a tutte le tue domande e a darti tutte le dimostrazioni che vuoi pur di fartelo capire… Ma è inutile se tu non provi lo stesso per me. Quindi, ti prego, dimmelo. Provi ancora qualcosa oppure no?"
Derek moriva dalla voglia di saperlo.
Non voleva altro se non riavere Stiles, ma se lui non lo amava non poteva costringerlo ad amarlo.
L'aveva baciato anche per questo, per capire se quella attrazione che c'era una volta tra loro era ancora lì, flebile ma presente.
Non poteva continuare così, era stanco, voleva delle risposte… Ma Stiles rispose nell'unico modo che conosceva: scappando.
E Derek non lo fermò.
"Fratello, so che non mi hai chiesto nulla, ma mi hanno dato il fascicolo dei genitori della piccola Malia e dovrai leggerlo se vorrai affrontare un'arringa decente contro l'avvocato dei Tate."
Laura era entrata nel modo che più la caratterizzava: ad effetto.
Derek era al lavoro da meno di un'ora, nel suo temporaneo ufficio in uno dei palazzi vicini a quelli gestiti dallo zio di Stiles e tutto voleva, quella mattina, tranne che parlare di lui.
Si sentiva ancora turbato da come era andata la serata e fare una cosa del genere avrebbe solo contribuito a peggiorare il rapporto con Stiles.
Decise di mandare un messaggio a Lydia. Doveva assolutamente parlare con qualcuno.
"Derek, devi seguirmi per due minuti."
Laura si sedette, accavallando le lunghe gambe e sistemandosi i capelli biondi sulle spalle, poi puntò i suoi occhi verdi dritto verso di lui e sollevò le sopracciglia due volte per intimarlo ad ascoltarla.
Derek sospirò e poggiò i gomiti sulla scrivania. "Sentiamo."
Laura sbatté i fogli sul ripiano e lo aprì.
"Non concentrarti sulle cose inutili ma su quello che possiamo usare contro di loro e per inutili intendo Stiles, che attualmente non rientra nei nostri piani d'attacco."
Derek annuì.
"E cerca di farti dare un campione di sangue della bambina e dei suoi parenti più prossimi da analizzare."
Derek si corrucciò. "Come mai?"
"Perché la prima cosa che dobbiamo stabilire è di chi sia figlia questa bambina. Trovare i suoi parenti paterni e puntare su di loro potrebbe aiutarci a trovare una situazione temporanea migliore del tuo appartamento o quantomeno potremmo racimolare tempo.
Poi si alzò, mettendosi le mani sui fianchi. "E non dimenticare di portare la piccola da me. Voglio vedere come posso aiutarla."
Annuì di nuovo. "Capito. Ti farò sapere quando. Grazie, Laura."
La sorella sorrise e uscì senza dire altro.
Derek non se la prese. Sapeva che aveva da fare quella mattina e avrebbero parlato con calma dopo il lavoro.
Prese i fogli e iniziò a sfogliarli svogliatamente, ma quando arrivò alle informazioni su Steven si fermò.
Accanto alla sua foto c'era una nota che gli diede fastidio.
Presunto padre.
Era vero, Allison non aveva mai reso l'identità del padre, tuttavia leggerlo gli faceva un gran male.
Malia aveva molti tratti dei fratelli Stilinski, era impossibile non notarlo.
Allontanò i fogli e decise di trovare una via diversa. Per poter capire se poteva puntare ai familiari paterni della piccola doveva prima capire quanto la famiglia di Steven fosse coinvolta.
Non ricordava di aver mai sentito Stiles parlare di suo padre, al contrario di Steven.
Prese il telefono e scrisse all'unica persona che poteva aiutarlo.
Derek Hale to Lydia 09:57
Lydia, buongiorno e scusa il disturbo.
Sto analizzando il caso di Malia e non vorrei creare problemi invece di risolverli.
Ho una domanda: I genitori di Stiles sanno di avere una nipotina?
Per fortuna, la risposta di Lydia arrivò quasi subito.
From Lydia to Derek Hale 10:02
Buongiorno anche a te, Derek.
Non posso dirti molto perché Stiles è un mio paziente oltre che amico, lo sai.
Posso solo dirti che per questo tipo di domande puoi affidarti a John, lo zio di Stiles.
Saprà aiutarti, vedrai.
Tienimi aggiornata.
Lo farò, le rispose e telefonò alla segretaria di John Stilinski, sperando di ottenere un appuntamento in giornata.
Ci riuscì, per pranzo.
Probabilmente era l'unico momento libero dell'uomo, anche l'altra volta si erano visti durante una pausa.
Raggiunse il ristorante in poco tempo e lo trovò molto carino ed accogliente. Piccolo, ma dai colori sgargianti e luminosi, la grande vetrata sulla strada e i tavoli con le sedie in legno e paglia erano un tocco di classe che rendevano il locale molto piacevole.
John Stilinski era seduto al tavolo in fondo con la vista migliore, dove c’era privacy ma luce allo stesso tempo.
Si salutarono con una stretta di mano e ringraziò per questo incontro all'ultimo minuto.
John lo mise a suo agio subito con una pacca sulla spalla e versandogli del vino.
"Allora, ragazzo. So che hai convinto mio nipote a realizzare il progetto per il tuo studio."
Derek sorrise. "Sì, è così." Dopo il loro incontro avevano deciso di darsi del tu e Derek ne era contento perché quell'uomo, oltre ad essere lo zio di Stiles, era anche una bella persona. "Stiles ha davvero un talento unico. Forse devo ringraziarti per averlo convinto?"
"OH, no, non ho così tanto potere su di lui." e rise di gusto. "Però hai ragione sul suo talento. È davvero bravo." Gesticolò, girando l’indice indicando intorno a lui. "Ti piace questo posto? Qui fanno un arrosto che è la fine del mondo."
"Molto. È piccolo ma ha fascino."
"È stato Stiles a realizzarlo." disse, con orgoglio, un attimo prima che arrivasse il cameriere per le loro ordinazioni.
Era palese l'affetto che quell'uomo mostrava per il nipote e Derek avvertì malinconia per un attimo, ripensando a tutte le volte che i suoi genitori gli avevano mostrato lo stesso sguardo.
"Dicevamo…" riprese John, dopo che il cameriere si era allontanato. "...o forse non l'ho ancora detto, ma sono contento che mio nipote abbia accettato di portare a termine il lavoro, considerando che è a causa tua che Stiles è scappato da me in lacrime, anni fa."
Derek smise di sorridere.
Abbassò gli occhi, non sapendo cosa dire.
Rimasero in silenzio per un po', finché arrivò il cameriere con i loro piatti e John iniziò a tagliare la sua carne.
"Non so cosa ti abbia detto Stiles, ma… ma è stato tutto un maledetto malinteso tra noi, che non ho potuto risolvere subito.. Se avessi potuto… Se Stiles non… Se lui non fosse scappato, io avrei sicuramente…"
"Stai forse dando la colpa a mio nipote, Derek?" lo accusò John, smettendo di tagliare e Derek esitò, per un secondo.
Non era giusto pensarlo, però sì. Derek sapeva che era così. Ed era stanco di giustificarsi.
"Sì." ammise, guardando John dritto negli occhi. "Mi dispiace, ma sono ancora convinto che se Stiles mi avesse affrontato io avrei risolto tutto subito, gli avrei detto la verità, gli avrei urlato i miei sentimenti e sarei riuscito a riconquistare la sua fiducia. Invece lui ha scelto la fuga e io ho passato gli ultimi anni incollato ai libri per finire subito gli esami, laurearmi a pieni voti per affermarmi e avere i mezzi per cercarlo e avere delle risposte e magari chissà, un'altra Chance, visto che l'unica cosa che ho ottenuto dal suo silenzio è solo dolore." e si fermò di colpo.
Forse aveva esagerato.
John prese un boccone e lo masticò, gustandoselo molto, a giudicare dallo sguardo. " Hai perfettamente ragione, Derek." affermò John, stupendo Derek." Mio nipote ha sbagliato a scappare. Ci saremmo risparmiati molti casini e sofferenze, ma non posso fargliene una colpa, come fai tu. Ti capisco, però, perché tu non sai ciò che so io. Ecco perché è più semplice per te dire che affrontarti sarebbe stata la scelta più semplice, ma… ma Stiles non l'avrebbe mai fatto."
Derek iniziò a tagliare la sua bistecca. Non sapeva se poteva chiedere perché.
"Hai voluto incontrarmi per Malia ma, per raccontarti di Malia, devo necessariamente raccontarti di Steven e Stiles. Cercherò di non superare i limiti di mio nipote." e sospirò, posando forchetta e coltello e incrociando le mani.
"La risposta alla tua domanda è no. I genitori di Stiles non sanno che Malia è la loro nipotina."
"Cosa?" esclamò Derek, perplesso. "Ma… Come mai?"
"Perché per la loro mente non esiste che Steven abbia commesso uno sbaglio simile. Cercherò di spiegarmi… Anche se sono gemelli, Steven e Stiles hanno avuto due tipi di educazione differenti. Steven è… Era…" John si corresse subito, ma Derek la vide quella luce di nostalgia attraversare i suoi occhi. "... Era il maggiore e… Mio fratello aveva puntato tutto su di lui, ignorando che Stiles fosse più piccolo di soli due minuti. "
Derek ricordava qualcosa a tal proposito. "Steven mi ha mostrato delle foto… Stiles era più gracile di lui, appena nato."
John annuì. "Più gracile, più vivace, più disordinato… E con un disturbo da deficit di attenzione e iperattività.. e che quindi necessitava di “cure” specifiche. Questo è stato il motivo che ha spinto suo padre, mio fratello, a ignorare Stiles."
Derek si sentì gelare.
"Steven era quello che riusciva in tutto quello che faceva, Stiles era quello che non portava mai a termine nulla. Steven era quello bravo nello sport, Stiles era quello che non riusciva a stare fermo nemmeno quando era un semplice portiere. .. Ma erano bambini, e mentre mio fratello vedeva un problema in lui io vedevo un bambino che chiedeva aiuto e che voleva solo essere accettato. A scuola, poi, è andata peggio. Tutti paragonavano Stiles a Steven. Insomma, per Stiles non è stato semplice, ma almeno aveva una cosa che Steven non aveva. "
"Sarebbe a dire? "
"La libertà. Steven era obbligato dal padre, aveva un futuro già prestabilito. Stiles non ha potuto fare l'università che voleva ma almeno aveva più di una scelta, a differenza del fratello. Ma poi… Steven è morto e… e suo padre l'ha obbligato a prendere il suo posto. È per questo che Stiles è arrivato ad Harvard a metà dell'anno scolastico, doveva terminare quello che Steven aveva iniziato."
A Derek vennero in mente un sacco di ricordi e di frasi di Stiles.
Frasi che all'epoca non aveva capito e Stiles non aveva spiegato; momenti in cui era chiaro quanto si trovasse male alla scuola e quanto fossero diverse le sue specialità da quelle del fratello e di come, certe volte, gli pesasse ricevere posta dal padre.
Poi la ricordò, quella frase.
Quella che gli aveva sputato contro quando si erano rivisti.
Il modo in cui si era etichettato, un modo che Derek non pensava affatto.
"La seconda scelta." bisbigliò, più a sé stesso che al suo interlocutore.
"Seconda scelta? Hai detto davvero così?" gli chiese John, leggermente stupito.
Derek strinse le labbra. "Quando ci siamo rivisti è così che Stiles mi ha allontanato. Ha usato la parola seconda scelta per indicarsi e mi ha incolpato di averlo scelto solo perché non c'era più Steven. Non ho mai capito perché mi accusasse di una cosa del genere."
"Ma adesso lo sai."
Derek annuì.
Erano chiare molte cose ora. Tante, tantissime cose che prima per lui erano solo cose fuori dall'ordinario che attribuiva al suo disturbo di ADHD e al quale non aveva mai dato peso.
Era stato davvero uno sciocco.
Avrebbe dovuto chiedere di più e aiutare Stiles a non sentirsi secondo a nessuno né tanto meno la scelta di qualcuno.
C'era una cosa, però. Una cosa che non aveva ancora capito. Una cosa che Steven non gli aveva mai confermato, anche dopo avergli raccontato praticamente tutto della sua vita e di quella del suo adorato fratellino.
"Il padre di Stiles sapeva della sua omosessualità?"
John trattenne il respiro e distolse lo sguardo. Sembrò rifletterci per un po' e alla fine negò col capo.
"Ho chiesto a Stiles tante volte di parlarmene ma non ha mai voluto farlo. Posso solo dirti che quando è venuto a chiedermi aiuto per cambiare università e realizzarsi lontano dai suoi genitori io non mi sono tirato indietro… ed ho avvisato mio fratello. Doveva sapere che suo figlio era con me. E lui… Beh, ebbi la telefonata più brutta della mia vita con lui, e decisi di lasciarlo stare pensando che stesse ancora soffrendo per Steven… ma non sapevo che, dopo aver chiuso con me, avesse telefonato anche a Stiles e Stiles poi venne da me per scusarsi e per dirmi che se non volevo più aiutarlo perché era gay mi avrebbe capito. " strinse i pugni sul tavolo, prima di continuare. "Richiamai mio fratello e non gli rivolgo più parola da allora. Si è comportato in maniera orribile con Stiles, non merita lui e non merita Malia."
Derek era senza parole.
Quell'amore infrangibile che sentiva provenire da John lo immobilizzò.
Quell'odio da parte del padre, invece, lo costrinse a rivedere il suo piano.
John aveva ragione.
Malia non poteva andare a gente come lui. Ma a gente come John, sì.
Il fatto che si sia confidato con lui, che abbia espresso le emozioni con un semi estraneo la dicevano lunga su quanto risentimento John provasse per il fratello.
E la madre? Perché la madre di Stiles non ha mai fatto nulla?
"La…la mamma di Stiles è ancora viva?" domandò, piano, col timore di aver fatto una gaffe. Magari era morta. Magari era d'accordo.
John emise un sonoro sospiro e tirò indietro il capo. Sembrava che quell’argomento fosse delicato, anche più del nipote."Claudia non… Lei non è in grado di… Come dire, Claudia è…”
Derek alzò le mani, non voleva assolutamente metterlo a disagio. “John, non preoccuparti, non è importante che…”
L’uomo, invece, prese a gesticolare e lo fermò subito, quasi scusandosi con lo sguardo. “Derek devi capire che Claudia forse è l’unica persona alla quale la presenza di Malia farebbe davvero, davvero bene.” E raddrizzò la schiena, poggiando i gomiti sul tavolo. “Quando i gemelli erano piccoli ebbe un’emorragia celebrale… si è ripresa, ma da allora non è più la stessa. Al punto che se uno dei tuoi figli viene a dirti di essere gay tu gli rispondi ‘prendi un’aspirina, tesoro, vedrai che poi ti passa tutto’…”
Derek si lasciò andare contro lo schienale della sedia, esausto mentalmente.
Possibile che la vita di due delle persone che più importanti della sua vita fosse stata dentro una situazione così pesante?
Lui aveva perso i genitori, ma era stato circondato dagli affetti più cari e sinceri. Steven e Stiles, invece…
“Ti prego, smettiamo di parlare di loro, tanto non risolveremo niente e loro non sono indispensabili per avere la custodia di Malia.” Decretò John, bevendo un sorso di vino.
Derek annuì col capo. “Ma visto come stanno le cose, credo che la mia idea di puntare ai familiari del padre di Malia sia davvero pessima.”
"In realtà, no.” Sorrise, John.” Vedi, Stiles non mi ha mai parlato a fondo della questione sulla sua tutela, dicendomi che aveva tutto sotto controllo e che avrebbe risolto la situazione in poco tempo e senza l'aiuto di nessuno."
"Alla Stiles, proprio."
"Esatto. Il problema è che mio nipote, quando si tratta di Malia, ragiona col cuore e non con la testa… Ed è qui che entro in gioco io."
"...vuole adottare Malia?" domandò Derek, stupito ma quasi felice. John, però, si spiegò subito meglio.
"Sebbene quella bimba sia un amore e io la adori, ho le stesse probabilità che hanno Isaac e Scott di avere la sua custodia... no, la mia idea è un'altra."
"Quale sarebbe?"
"Stiles e Steven erano gemelli omozigoti." Dichiarò, incrociando le dita e fissando Derek con determinazione.
"...Dovrei sapere che significa?"
"Significa… che hanno lo stesso DNA. Capisci?"
Oh, sì.
Sì che capiva. Capiva eccome.
Questa era una vera manna dal cielo.
Specie considerando che Allison non aveva mai confessato chi era il padre della bambina, affidandola al fratello prima di uccidersi.
"Questo cambia certamente le carte in tavola." Sussurrò, pensieroso.
"Oh, puoi scommetterci che le cambia. Ma qui viene il bello. Pensi di avere abbastanza influenza su Stiles per convincerlo a fare quello che sto per dirti?"
Ecco. Di questo, invece, non ne era così certo.
"Ieri sera sono riuscito a baciarlo." gli uscì di getto, come se ciò rispondesse per bene alla domanda di John.
Il quale, appena appena stupito, gli risolse un sorriso. "Lo prenderò come un buon augurio. Ora ascoltami."
Derek entrò nello studio di Lydia con calma.
Non vedeva e non sentiva Stiles da due giorni e aveva dovuto posticipare la seduta per potersi concentrare sul lavoro, in previsione della prima udienza per Malia.
Entrò timoroso di scoprire che la bellissima psicologa fosse già al corrente di quello che era accaduto al compleanno del suo ragazzo e perciò, quando la vide sorridere mentre si sporgeva per baciargli le guance e salutarlo con affetto, capì di avere pienamente ragione.
"Stiles te l'ha detto, vero?"
Lydia gli diede una pacca sulla spalla e si accomodò al proprio posto, ridacchiando. "Non me l'ha detto, mi ha mandato un audio di diciannove interminabili minuti pieno di qualsiasi tipo di dettaglio che, francamente, non volevo scoprire"
Derek rise sotto i baffi. "Ti chiedo scusa per l'audio"
"Ma non per il bacio."
Derek si morse le labbra e fissò Lydia cercando di interpretare la sua frase. Lo stava accusando? Lo stava psicanalizzando? O stava solo parlando con lui, proprio come farebbe con un amico? Non lo sapeva, ma se c'era una cosa che aveva capito su Lydia era che era una donna che amava la sincerità e la passione, nelle persone. Qualità che lui stesso amava, perciò decise di essere sincero.
"No." ammise "Per il bacio, no."
Lei annuì e gli fece cenno di sedersi ma, mentre lo faceva, la porta si aprì all'improvviso e Stiles fece il suo ingresso, accompagnato da Jackson.
Quest'ultimo lo spinse dentro lo studio e chiuse la porta, evitando all'amico di fare retrofront e Derek apprezzò.
Non ricordava che Lydia avesse parlato di un incontro di gruppo quindi ipotizzò che avesse architettato tutto alle spalle di Stiles che, tra parentesi, capì di essere in trappola solo quando si voltò per affrontare Jackson e ricevendo un ordine di sedersi.
Stiles obbedì, sedendosi a debita distanza da Derek.
Jackson baciò Lydia, poi si piazzò in piedi dietro di lei, con le braccia incrociate e sorridendo malefico.
"Siete dei grandissimi stronzi." biascicò Stiles, portandosi le unghie alla bocca e cominciando a sfogare lo stress su di esse.
Derek era tentato di dirgli di smetterla, ma temeva di scatenare un litigio, perciò lasciò la parola a Lydia.
"Allora, ragazzi, direi di continuare da dove ci eravamo interrotti…." e
e aprì il taccuino "... Stiles, raccontami un po' di Steven. Com'era il vostro rapporto?"
Derek aggrottò le sopracciglia e vide Stiles spalancare la bocca e trattenere il respiro.
"Che cosa c'entra Steven? Non dovremmo parlare di quello che lui ha fatto a me?" domandò, indicando Derek, ma Lydia negò col capo e non disse altro, limitandosi a fissare Stiles, finché lui non cedette. "Bene!" esclamò, battendo le mani sulle ginocchia. "Come vuoi tu, Satana!" e sbuffò, cominciando a battere i piedi e massaggiandosi il ponte del naso, prima di parlare.
"Gli volevo bene." disse, con gli occhi puntati su un punto indefinito dello studio "Gli volevo un mondo di bene, lui era il mio migliore amico, l'unico che… che mi capisse e mi volesse bene così com'ero.."
"Derek dice che eravate molto diversi."
Sia Stiles che Derek percepirono la provocazione di Lydia e si lanciarono un'occhiata silenziosa.
"Ha ragione." ammise. "Avevamo davvero poco in comune, ma l'affetto che ci legava era vero. Vero e profondo."
"Abbastanza da dirgli che eri gay?"
"Lydia!" Jackson la ammonì con gentilezza, ma lei lo ignorò.
"Nelle nostre sedute iniziali hai accennato al fatto che solo tuo padre sapeva della tua omosessualità, quindi la mia domanda è più che ovvia, Stiles. Tuo fratello sapeva che eri gay?"
Stiles inghiottì a vuoto. "No, non lo sapeva."
"Perché?"
Si morse l'interno della guancia. "Mio… padre mi chiese di non dirglielo."
"Posso immaginare il perché." Lydia si sporse in avanti. "Ma perché tu gli hai obbedito? Non ti fidavi di tuo fratello?"
"Certo che mi fidavo di lui!"
"Allora perché non glielo hai detto?"
"Perché non era necessario che lo sapesse e non mi sentivo pronto a confessarlo a qualcuno."
"Era tuo fratello, Stiles. Quello che, parole tue, ti capiva e ti volva bene per come sei. È così o no?"
"Certo che è così!"
"E allora perché nascondere una parte di te, una parte così intima e profonda, come l'affetto che dici di provare per lui?"
"Perché era un dannato omofobo, ecco perché!" urlò Stiles, mettendosi le mani nei capelli. "Lo sentivo parlare con mio padre e dargli ragione ogni volta che parlava male dei gay… E le prese per il culo, lui… Lui la pensava come nostro padre e io non potevo rischiare che Steven mi guardasse allo stesso modo, che mi scansasse come la peste, che mi accompagnasse anche lui a quegli stupidi e bigotti incontri dallo psicologo per convincermi che la mia era una malattia, un pensiero temporaneo, uno sbandamento adolescenziale…. No. No, non potevo rischiare!"
Stiles aveva vomitato tutti i suoi pensieri caotici, rivelando ciò che probabilmente si teneva dentro da sempre e Derek non sapeva come dirgli che si sbagliava.
" Stiles… " provò a chiamarlo con dolcezza, sperando di non ricevere brutte parole. "Stiles non so come dirtelo… Steven… Steven sapeva che eri gay."
Stiles si voltò a guardarlo con orrore. I suoi occhi lucidi lo fissarono con stupore e Derek si sentì in colpa per quello che avrebbero scatenato in lui le sue parole.
"Quando gli ho detto che ero innamorato di te, lui… lui mi ha detto che era impossibile e che comunque tu eri innamorato di un altro e che non avevo speranze."
"Tu come sapevi che Stiles era gay?" si intromise Jackson.
"Gli avevo confessato di essere gay. Mi fidavo, eravamo uniti e l'ho fatto. Era la prima volta che lo dicevo a qualcuno che era al di fuori della famiglia e mi sono sentito dannatamente felice quando mi ha sorriso e mi ha detto che lo sapeva… e lo sapeva perché sapeva di te! " fissò Stiles per un attimo e chiuse gli occhi, al ricordo di quei momenti. "Mi ha invitato a casa vostra perché voleva spingerti a dirglielo e sperava che la mia presenza, il suo presentarmi a te come migliore amico gay ti aiutasse, ma… ma a quel punto ho dovuto dirgli di quello che provavo per te e ha dato di matto…" sospirò e guardò Lydia "Mi ha urlato contro di lasciare in pace suo fratello."
"Ma perché? Non eri il suo migliore amico?" chiese Jackson, visibilmente confuso.
"Si, ma… a quanto pare non era sufficiente." disse, guardando Stiles per un attimo "... Si è arrabbiato, dicendo non voleva che corteggiassi Stiles mettendolo in difficoltà, io... Non lo so, mi ha urlato contro diverse cose, poi è come se avesse capito qualcosa e se n'è andato e mi ha chiesto di lasciarlo da solo a pensare… Non ho mai saputo cosa stesse pensando, ma una cosa è certa, Stiles: lui lo sapeva. Sapeva di te, ma forse… Forse lui…"
"Forse stava aspettando che tu ti confidassi e nel frattempo dava corda a tuo padre, come del resto facevi tu, per evitare che pensasse che fosse dalla tua parte." concluse Lydia.
Quanto tempo sprecato, quante parole non dette.
Derek non riusciva a togliersi dalla mente le parole del suo defunto amico, ma non aveva cuore di dirle a Stiles.
D'altronde, erano parole rivolte a lui, Stiles non c'entrava.
"Beh, di certo voi gemelli avevate una cosa in comune. I segreti." decretò Lydia, chiudendo il taccuino. "Uno ha nascosto di essere gay, l'altro di stare per diventare padre."
"Forse è nel DNA." provò a scherzare Jackson, ma non riuscì a risollevare il morale di Stiles che, anzi, si torturò i capelli con le mani, continuando a rimanere in silenzio.
Derek, invece, si concentrò su quella parola. DNA.
Era la sua occasione per provare a parlare della sua idea con Stiles.
Inspirò forte e si fece coraggio.
"A proposito di questo… Stiles, tu… Malia ha mai effettuato un test del DNA?"
Derek capì di aver intavolato il discorso nella maniera sbagliata quando si sentì strattonare il colletto da Stiles.
"Che cosa cazzo vorresti insinuare,eh? Che Malia non è mia nipote?"
"Stiles!" Jackson cercò di calmarlo, avvicinandosi, ma Derek aveva la situazione sotto controllo.
"Non ho bisogno di un test per sapere che Malia è figlia di Steven. Non è quello che intendevo, Stiles. Ti sto parlando come avvocato."
L'altro sembrò valutare a fondo le sue parole, poi lo lasciò andare e tornò a mangiarsi le unghie.
"No, non ha fatto nessun test." disse infine, in tono sgarbato. "Perché?"
"Perché potremmo usarlo a nostro favore."
"In che senso? Per la custodia, intendi?" domandò Lydia.
Derek annuì. "Steven e Stiles sono gemelli monozigoti. Condividono lo stesso DNA, quindi…" tergiversò, soppesando le parole "... Se facessimo un test sia alla piccola che a lui potremmo dimostrare che Malia è figlia di Steven… O di Stiles."
"Scusami?" lo stupore nella voce di Jackson equivaleva al silenzio tombale di Stiles.
"Hanno lo stesso DNA, nessun medico può dimostrare chi sia il padre della bambina tra i due gemelli e questo può scatenare il dubbio. Oltre a questo, poi, parte la questione dell'affidamento al parente più prossimo della bambina… E chi è più prossimo di un uomo che, per metà, ha lo stesso patrimonio genetico di Malia?"
“Ma Stiles è gay!” affermò Jackson; il suo sguardo scettico e duro era quello di un ragazzo che cercava di proteggere un suo amico.
“Esistono i bisex, Jackson, e nessuno ha citato Stiles, ma solo Isaac e Scott. Probabilmente i genitori di Allison nemmeno sanno della sua esistenza! Non capisci, è una vera occasione di farli rinunciare a Malia. Se presento al loro avvocato l’esame del dna in cui è evidente che Malia e Stiles sono padre e figlia, ritireranno la domanda, credimi! Qualunque avvocato direbbe loro di avere scarse possibilità, specie quell’avvocato.” Un inetto succhiasoldi che Derek odiava da tempo per le sue scarse doti sia in ambito legale che in ambito umano.
Ma alla fine le sue parole funzionarono, nello studio regnò il silenzio.
Tutte e tre le persone davanti a lui sembravano in trance.
"Non capite?" insistette. "È la nostra carta vincente. Il giudice preferirebbe dare la bambina a degli sconosciuti che hanno presentato una domanda basata su timori omofobici o ad un uomo che, per la scienza, è al cento per cento uguale al padre della bambina a livello fisico e molecolare? E parlo per via ipotetica, i Tate non affronterebbero mai una causa così lunga e costosa con un ribaltamento del genere. Malia deve fare il test e deve farlo insieme a Stiles, così da…"
"Tutto questo è assurdo!" esclamò Stiles, sollevando gli occhi su Derek. “Pensi davvero che così facendo finirebbe tutto?”
“Non arriveremmo nemmeno in tribunale!”
“È una stronzata.”
"No, invece, è meraviglioso!" intervenne Lydia, sorridendo. "Stiles, questa è una vera occasione per Malia!" gli si inginocchiò ai piedi, posando le mani sulle sue ginocchia. "Come padre biologico hai l'opportunità di far adottare Malia ad Isaac, se vuoi! Nessuno proverà più a portarvela via!"
Stiles la guardò, ma a Derek non sembrò felice.
A cosa stava pensando?
Provò ad avvicinarsi anche lui. Provò a toccargli una mano, ma non appena lo sfiorò con la punta delle dita Stiles si tirò indietro e lo guardò male.
"Che cosa c'è?" gli chiese, ma Stiles non rispose.
Si alzò e se ne andò, ignorando Jackson e Lydia chiamarlo a gran voce.
"Che aspetti? Vagli dietro!" gli ordinò Jackson, tirandolo in piedi. "Qualcosa frulla in quella sua bella testolina e tu devi scoprire cosa!"
"E che ti aspetti che faccia?"
"E che ne so?" Jackson lo spinse, aprì la porta e lo spinse ancora, finché non fu fuori. "Bacialo, magari, se ha un attacco di panico!" e chiuse la porta.
Attacco di panico? Mancava solo quello a complicare le cose.
Corse a perdifiato e benedette la scelta di mettere abiti sportivi, quel giorno, perché raggiungere Stiles fu molto più facile.
Lo trovò in piedi, fuori dall'enorme portone del palazzo, con i pugni chiusi e una postura rigida che Derek decifrò come un pessimo segnale, ma provò comunque a spiegarsi. "Stiles, senti…"
"Volevo parlare da solo con te, così che nessuno si intromettesse."
Derek lo affiancò e sorrise. "L'ultima volta che hai fatto una cosa del genere ci siamo baciati."
"Infatti." e si voltò a guardarlo.
Derek non capì. "Cioè, vuoi che ti baci di nuovo?"
"Quello che voglio è Malia al sicuro." confessò. "E se per farlo devo scendere a compromessi, sono pronto."
Derek aggrottò le sopracciglia. "Non ti seguo, Stiles."
L'altro sospirò e si girò con tutto il corpo verso di lui.
"Il mio stile di vita è un problema per la causa, lo so bene… perciò credo sia il caso di fare un patto."
"Un patto?"
"Si, un patto." ribadì. "Se quello che hai detto è vero e ci fai vincere la causa io ritornerò con te."
Derek non poteva crederci.
Che cosa aveva appena detto?
"Scegli tu le condizioni, scegli tutto, io ti seguirò senza fiatare. Se non devo più uscire la sera lo faccio - tanto già non scopo più in giro - se devo cambiare casa per averne una pronta per Malia lo faccio, se devo fare il test lo faccio, faccio tutto quello che vuoi, l'importante è che Malia resti con noi. E, se vinciamo, io tornerò con te."
"Stai scherzando? Pensi ancora che io stia facendo questo per te? Pensi davvero che offrendoti come premio io arriverei a usare qualunque mezzo pur di averti?"
"Perché sennò mi avresti baciato? L'hai fatto per fare in modo che io accettassi la tua richiesta di far fare a Malia l'esame del DNA senza fare storie."
"Ah, certo, così poi sarei anche riuscito a scoparti, vero?"
Stiles si avvicinò di un passo e lo guardò dritto negli occhi.
"Nessuno mi convincerà mai che tu non stia agendo per i tuoi scopi personali, Derek. Combattiamo da mesi per Malia poi all'improvviso arrivi tu, inciampi nella causa, decidi di metterci mano e le cose sembrano sistemarsi magicamente… Chi mi dice che tu non fossi già a conoscenza del caso e che abbia deciso di approfittatene per arrivare a me?"
Questo era davvero troppo.
Basta, era stufo.
Derek strinse forte i pugni, cercando di mantenere un tono di voce civile e decente per non urlare, per non abbassarsi al suo stesso livello di cattiveria. "Dici sempre stronzate quando vieni ferito, Stiles? Non me ne sono mai accorto."
Stiles rise dal naso. "Ferito? Ma scherzi?"
Derek ispirò forte. "Sei talmente abituato ad aspettarti il peggio dagli altri che ora ti senti in colpa di aver fatto lo stesso anche con tuo fratello."
Stiles alzò le mani. "È meglio che stai zitto, Derek. Potrei arrabbiarmi. Quello che è successo con Steven non…"
"Quello che è successo con Steven, quello che è successo con me, con Jackson, con tuo padre, con tuo zio… Tutto è successo perché hai sempre preferito difenderti e scappare anziché affrontare le tue paure e combattere le tue battaglie, ma non ti sto giudicando, anzi, non posso perché non ti conosco abbastanza per farlo. Perciò dato che non ti conosco e che non riesci a mandarmi via perché ti servo e non hai le palle di affrontarmi, hai deciso di venderti a me per il bene della figlia di Steven per rimediare ai tuoi errori… Questo finché non mi sarò stancato di te, perché sei ancora convinto che io sia solo fissato e che una volta tolto lo sfizio ti lascerò in pace. " Prese una mano di Stiles, la girò e ci mise sopra il suo biglietto da visita." Beh, novità! Non sono disposto a stare ai tuoi capricci egoisti del cavolo e non è così che volevo riaverti indietro nella mia vita, quindi tieni il numero del mio studio legale e chiama la mia segretaria per un appuntamento, se ne hai bisogno, altrimenti aspetta di essere contattato da lei per il giorno in cui tu e Malia eseguirete il test. Ho chiuso. Basta. Sono stanco di essere giudicato e trattato come un bastardo senz'anima. Io ti amo Stiles, ma non merito di essere calpestato così ogni singola volta."
Girò i tacchi e se ne andò.
Se ne andò perché era stanco.
Se ne andò perché tutto quello che diceva e faceva, lo faceva perché lo voleva.
Se ne andò perché sì, voleva Stiles ma non a discapito di sé stesso.
Se ne andò perché lui voleva aiutare Malia per Stiles, per Scott, per Isaac, per Steven, per Allison ma soprattutto per Malia, che meritava il meglio.
Se ne andò perché il suo amore, forse, non era abbastanza per tutto il dolore che faceva da contorno alla storia d'amore che aveva vissuto con Stiles.
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Let's Hurt Tonight
ФанфикStiles era stato certo di due cose nella sua vita: l'affetto e la presenza di suo fratello, Steven, e l'amore di Derek, il suo ragazzo. Invece, li aveva persi entrambi ed era scappato da quella vita per crearsene un'altra altrove, lontano da tutto c...