Capitolo 2 - Nolan

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Too long, too late, who was I to make you wait?
Troppo lungo, troppo tardi, chi ero io per farti aspettare?

«Ehi Katie» dico, per poi lanciare l'ennesimo sassolino nell'acqua.
«Nolan! Da quando sei tornato, passi sempre il tuo tempo qua» esclama lei, sedendosi di fianco a me. Non capisce, nessuno riesce a capirlo.
Le persone, quando soffrono, reagiscono in maniere diverse. Ciascuno ha il proprio modo di affrontare e superare il proprio dolore. Il mio è quello di isolarmi dal mondo, andare nei posti che mi fanno stare bene e pensare, pensare, pensare. Immergermi nell'autocommiserazione e rendermi conto di quanto posso essere stupido a volte. 
«Pensi ancora a Charlie?» mi chiede lei, dopo qualche minuto di silenzio. Come se non sapesse che quando vengo in questo angolino di spiaggia di fianco alla ferrovia sto pensando a lei, alla mia adorata Charlie, sentendomi uno schifo.
Non rispondo, lanciando un altro sassolino dentro il mare. Non ha neanche senso spiegarglielo, lo so già. Katie è sempre stata superficiale, vivendo il momento, senza minimamente preoccuparsi di cosa ci fosse in fondo alle persone o quali sentimenti provassero. Senza rimuginare. La sua filosofia va totalmente contro al mio carattere, però lei ha sempre il sorriso, è sempre felice. Dovrei provarci anche io. 
«Nolan, non è il momento di andare avanti? L'hai lasciata indietro nel tuo passato, sarebbe anche ora che la togliessi dalla testa, non credi?»
Mi volto di scatto, guardando Katie, scioccato. Questo dovrebbe consolarmi? Questo dovrebbe darmi una mano, farmi sentire meglio? Sentirmi dire di averla lasciata sola? Come se non sapessi già che probabilmente piange ancora tutte le notti a causa mia. Come se non sapessi che deve essere distrutta, anche dopo mesi che me ne sono andato.
Non sono mai stato sicuro di niente nella mia vita. La mia famiglia non era una famiglia su cui si poteva contare, soltanto mio fratello maggiore poteva essere considerato un punto di riferimento, a scuola andavo bene, avevo bei voti, potevo assicurarmi una buona università senza problemi e invece mi sono ritrovato a lavorare per pagarmela.
«Forse un modo per fartela togliere dalla testa lo conosco. Devi andare avanti, trovare qualcuno che sia allegro e solare, qualcuno che ti possa distrarre. Qualcuno che sia il tuo opposto in una maniera così perfetta da farti impazzire e girare la testa quando lo vedi.»
La guardai, ancora più scioccato di prima: «Hai mai amato Katie?»
Lei fa per rispondermi ma non glielo permetto.
«Amare una persona vuol dire non potere fare a meno di lei. Vuol dire ovunque tu vada, e qualunque cosa tu faccia, non riuscirai a togliertela dalla testa perché il tuo amore è troppo forte per scemare. Potrai stare con altri, ubriacarti, drogarti, frequentare posti ambigui, quello che vuoi, non ce la farai. L'amore per una persona si dissolve con il tempo, ed è ancora più difficile sorpassarlo quando sai che l'altra persona lo ricambia. Non voglio farti un monologo sull'amore platonico, ma è così. Quando ami una persona, sei totalmente consacrato a lei.»
Katie mi guarda, confusa. E chi non lo sarebbe?
Ho lasciato la ragazza perfetta per me, in tutti i sensi, all'improvviso, senza neanche darle una spiegazione, sicuro che non saremmo riusciti a superare la distanza. La paura, l'ansia del momento, il dovermi allontanare così all'improvviso... non ce l'ho fatta. Forse sono stato stupido, lo so, ma ho fatto quello che pensavo fosse meglio per lei.
Mi alzo e tendo una mano a Katie per aiutarla a fare lo stesso. Lei di per sé non mi è stata molto d'aiuto, ma forse sto iniziando ad ammettere certe cose a me stesso. Come il fatto di avere paura.


«Ancora Charlie? Okay, amico senti, hai fatto quello che reputavi fosse giusto. Pensavi di poterla trascinare in tutto con poco preavviso? Pensavi di poterla lasciare lì chiedendole di aspettarti? Sono venuto io stesso a prenderti, Nolan. Era la scelta più giusta. Non tenerla legata a te ma farla andare avanti perché non poteva sopportare la realtà da dove vieni tu. Lo capisco che faccia male, ma più ci pensi, più peggiorerà questa cosa ». 
Anche se si dice che le ragazze siano più sensibili dei ragazzi, in questo momento il mio amico Dave ha saputo comprendermi molto meglio di Katie. Il ragazzo colpisce un'altra palla sul tavolo da biliardo, mentre io, appoggiato alla mia stecca, lo guardo. «Pensi davvero che lasciare andare la persona che più mi ha compreso perché dovevo partire urgentemente sia stata la scelta migliore? Voglio dire, avremmo potuto provare, anche se a distanza...».
Dave smette di concentrarsi sul gioco e si volta a guardarmi. «Non è la distanza e lo sai Nolan. Chi lo dice che lei sia pronta? Come puoi fare a sapere che non verrà sommersa da tutto questo?» chiede, indicando lo spazio attorno a sé. Al momento ci troviamo in un vecchio pub frequentato principalmente da pescatori nostalgici degli anni settanta, e c'entra poco con quello a cui si riferisce, ma capisco benissimo cosa intende. 
« Nolan non avrei mai pensato di doverti dare un consiglio del genere, ma a volte amare vuole anche dire saper lasciare andare quando tutto diventa troppo per l'altra persona. E questa separazione non è per sempre. Se tutto finirà in fretta tornerai da lei al massimo nel giro di qualche mese, ma finché non ne sei sicuro, conviene davvero illuderla?».
Lo fisso per un attimo. Merita davvero Charlie di aspettare me? No. Merita di andare avanti, merita tutto meno un ragazzo problematico e mezzo depresso. 
«Dai su, giochiamo!» esclamo, preparandomi a colpire la palla bianca.

Otto mesi prima

"«Senti, lo so che sei sotto shock, ma è importante Nolan. Devi tornare.» 
Sento Dave sospirare dall'altro capo della linea. Non mi avrebbe mai chiesto di tornare sapendo tutti i problemi che ci sono stati in famiglia se non fosse davvero importante. 
«So che non sono stati la migliore famiglia del mondo, ma hanno bisogno di te ora.»
«Dov'erano quando avevo bisogno io Dave? Dov'erano mentre non avevo neanche più soldi per mangiare?» 
«Lo so cosa stai pensando, lo posso capire. Ero lì, l'ho vissuto con te. Devi venire qua Nolan.»
«E con Charlie come faccio? Non posso portarla con noi subito, lo sai.»
«Parti, vai via. Se ti ama davvero capirà.»
«Come faccio a chiederle una cosa simile Dave? Abbiamo appena preso un appartamento assieme... Ed è quella giusta, ne sono sicuro.»
«Non so che dirti Nolan, ma devi venire qua. Questa volta è davvero importante.»

Qualche giorno dopo

Sento bussare alla porta e, senza neanche chiedere chi si trovi dall'altra parte, la apro velocemente. «Grazie di essere venuto Dave, dobbiamo sbrigarci, Charlie finirà i corsi nel giro di qualche ora.»
«Non ti preoccupare. I tuoi genitori mi hanno chiesto di assicurarmi che tu venga davvero, quindi non c'è problema, davvero. Hai già finito di fare tutte le valigie?»

«No ne mancano ancora due, però il resto dei bagagli è in macchina»
«Perfetto. Vieni, finiamo di fare le altre».

Quando abbiamo tolto ogni mio indumento ed effetto personale dall'appartamento, Dave mi guarda perplesso. «Sei davvero sicuro di non volere neanche lasciare un biglietto a Charlie? Non si merita almeno quello?»
«Dave, lei si meriterebbe proprio di non essere abbandonata. Prima si dimenticherà di me, meglio starà. E non lasciare tracce è il modo migliore.»

«Amico, io capisco che non vuoi che lei stia male, ma sei stato tu stesso ad insegnarmi che quando si ama profondamente una persona non ce ne si può dimenticare. Sei sicuro che sia quel che vuoi?»
Chiuso il portabagagli con un colpo secco e sussurro un «Andiamo». Dave capisce e sale al posto del guidatore. Mi accomodo di fianco a lui, appoggiando la testa al finestrino. 

Quando l'auto svolta all'angolo, la vedo, mentre incede sul marciapiede. Sembra serena, deve aver avuto una bella giornata. So già che immagina di rientrare a casa e trovarmi lì, pronto a prenderla fra le braccia fino a che non saremmo costretti a separarci di nuovo. Vederla così  sicura di sé, così sicura che sarò lì ad aspettarla, mi fa male, mi fa sentire uno schifo. Mi scende una lacrima, e Dave, che se ne accorge, mi dà un colpetto sulla spalla. 
«Forza amico, è la soluzione migliore per lei».

Annuisco e prendo il cellulare dalla tasca del mio giubbotto. Indugio per un attimo sul suo numero, ma poi mi decido a premere il tasto blocca. Faccio lo stesso per tutti social, lasciando per ultimo Instagram. Salvo la sua foto che mi piace di più, e la imposto come salvaschermo, accarezzando piano la superficie del telefono giusto sopra il suo viso. Mi decido a bloccarla pure su Instagram, e poso il cellulare sul cruscotto dell'auto.
«Andrà tutto bene Nolan» dice sorridendo Dave, e io sforzo un sorrisetto per ricambiare l'incoraggiamento." 

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