Diagon Alley

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Arrivammo a Diagon Alley con la Metropolvere, e mamma chiese:

<Dove vuoi andare per primo?>

<Ollivander, ovvio!> risposi: la mia bacchetta si era rotta. Ci incamminammo per una stradina e arrivammo alla strada principale, che dava sulla Gringott. Arrivammo davanti al negozietto ed entrai. Una campanella suonò, probabilmente per segnalare il mio ingresso. Il negozio era abbastanza ampio, il pavimento era di legno e c'era un grande bancone, dietro il quale si trovavano degli scaffali grandissimi dove c'erano le bacchette. Arrivai vicino al bancone dietro il quale sedeva un uomo alto, magro e un pò anziano, con i capelli grigi. Dietro di lui c'erano tantissimi alti scaffali, dove erano incastonate custodie rettangolari, per le bacchette.

<Buongiorno> disse lui. <Una Scamander? Sei uguale a tua madre, ma i capelli... quelli sono di tuo padre> mi sorrise.

<Ehm... si, buongiorno. Sono venuta qui per...>

<Una nuova bacchetta, eh?>

<Si>

<Allora... aspetti un attimo qui> disse, scomparendo tra gli alti scaffali e uscendo con due custodie in mano. Aprì la prima. Me la porse, ed io la agitai. La puntai su un vaso, che si ruppe. Provai la seconda. All'improvviso fui circondata da un'aura dorata.

<Perfetto, direi... legno d'acero, anima di cuore di drago, rigida, lunghezza 10 pollici e un quarto. Bella bacchetta.>

<Grazie> risposi, raggiante.

<Di niente> disse, sorridendomi e porgendomi la bacchetta <Sono 12 galeoni> papà pagò e poi andammo al Ghirigoro a comprare i libri di testo, ma la mia attenzione cadde su un altro grande volume, che si trovava su uno scaffale, in alto. Un signore molto alto e calvo, il proprietario della libreria, seguì il mio sguardo e mi si avvicinò, mettendomi una mano sulla spalla e dicendo:

<Non toccarlo, non guardarlo nemmeno, quella è roba oscura> e se ne andò, lasciandomi sola. Quel libro mi tentava, ma quando alzai la mano per prenderlo, arrivò mia madre che disse:

<Ehi, Sop, che cosa ci fai qui? Su, vieni, dobbiamo andare a comprare divisa, cappello e queste cose.>

<Eh? Ah, si, arrivo> dissi, abbassando la mano e la seguii. I miei pensieri erano tutti a quello strano libro, quando entrammo in un negozio pieno di divise, manichini e vestiti, cappelli e sciarpe, dai guanti alle gonne alle scarpe. Non lessi neanche l'insegna del negozio, per quanto ero assorta nei miei pensieri riguardanti quello strano volume. La signora, gentilmente, salutò, riconobbe papà e iniziò a farfugliare cose tipo "Signor Scamander... quale onore" "che bei bambini", mentre mamma sorrideva e il diretto interessato arrossiva, poi, superato il momento di shock della commessa, prese una stoffa nera, la cucì con la magia mentre parlava con i miei genitori, e mio fratello sorrideva come un ebete guardando una ragazza presumibilmente della sua età che stava a qualche metro di distanza, insieme ai genitori a scegliere un vestito. Poi la signora mi provò la divisa e, agitando la bacchetta, me lo aggiustò, stringendolo un pò, accorciando le maniche, applicando lo stemma vuoto che sarebbe diventato della mia casata, come il colore dell'interno del mantello. Presi anche un paio di guanti e il cappello nero standard, poi uscimmo e in una gelateria chiamata "Florian Fortebraccio" ci incontrammo con zia Queenie e zio Jacob, che erano felicissimi. Mi diedero gli auguri, poi zia disse:

<Questa è la notizia dell'anno: sono incinta!> e a questo punto le facemmo tutti gli auguri, felicissimi. Poi zio mi porse un pacchetto e mi sussurrò all'orecchio:

<Tienilo con cura, zia si arrabbia altrimenti!> poi ridacchiò. Aprii il pacchetto e notai che c'erano due orecchini a forma di snaso e un bigliettino all'interno del quale c'erano dei soldi. Li ringraziai abbracciandoli, e mi cambiai subito gli orecchini.

<Ehi, Sophy, andiamo un pò a comprarti un vestitino, devi essere bellissima! Anche se già lo sei.> disse, e, dopo aver mangiato un gelato, ritornammo nel negozio di vestiti. Zia mi comprò un vestito davvero carino, anche se, come mamma, preferisco un paio di pantaloni. Il vestito era giallo, con una gonna che arrivava poco sopra al ginocchio, e un velo che arrivava fin sotto al ginocchio, con una scollatura a v, che era però un pò modesta, dato che ero di corporatura abbastanza esile. Poi continuammo a fare un giro a Diagon Alley, insieme a zia e zio, e poi andammo tutti a casa nostra, anche se i nostri zii avevano detto che si sarebbero trasferiti nella casa vicino alla nostra, che era in vendita. Pranzammo, facemmo un torneo di scacchi magici e, ovviamente, vinse zia, poi si fece tardi, cenammo e mamma obbligò zia e zio a dormire nel divano letto del salone, perchè era tardi e non potevano rischiare di fare incidente, soprattutto con zia incinta.

The daughter of Newt ScamanderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora