Capitolo II - Gabi

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Sono in uno stato pietoso. Il cuore mi batte a mille, sento di avere il viso paonazzo, i capelli e la mia maglietta sono fradici di sudore, le mie mani tremano ed i piedi, stretti nelle mie dr martens, mi pulsano.

Decido comunque di fregarmene di quel che penseranno i genitori di Gabi vedendomi in questo stato e suono il campanello del cancello della loro megavilla in stile coloniale, così diversa dalla nostra borghesissima villetta monofamiliare a solo una manciata di km da qui.

Una voce gracchiante che proviene dal citofono mi domanda chi io sia, sento gli occhi del guardiano scrutarmi attraverso il videocitofono. Dev'essere quello nuovo, perchè Hernando mi avrebbe riconosciuta immediatamente e mi avrebbe aperto in un lampo.

Così sono costretta a cercare un pò di voce in mezzo al fiatone e a rispondere <<Sono Betsie Hawkins, cerco la signorina Gabi Marshall. E' in casa?>>.

Pochi secondi dopo, il cancello si apre e vedo Gabi uscire di casa e venirmi incontro sul viale alberato, col suo solito sorriso dolce e vivace.

Man mano che ci avviciniamo, camminando l'una verso l'altra, la sua espressione cambia e passa in breve tempo da allegra a preoccupata.

<<Bet! Che ti succede? Hai una faccia orribile!>>

Avanzo di qualche passo, ma le gambe non mi reggono. Devo aver fatto davvero tanti km! Così Gabi mi prende per mano e mi trascina dentro.

<<Scusami, non volevo dire che la tua faccia è orribile, ma solo che sembri sconvolta. Hai pianto? Che ti prende? Avanti, non tenermi sulle spine, raccontami subito cos'hai!>>.

Il tono preoccupato nella voce della mia amica mi fa uno strano effetto, getta giù ogni barriera e ricomincio a piangere a dirotto.

E' sempre così con Gabi: non riuscirei a non dirle qualcosa neanche per tutto l'oro del mondo. I suoi modi gentili, il suo viso candido ed innocente, i suoi occhi di miele farebbero sciogliere chiunque. Chiunque la incontri non può fare a meno di restarne impressionato e di desiderare di averla nella sua vita. Gabi appartiene ad una rara specie di ragazze che, pur essendo ricche oltre ogni immaginazione e bellissime, non sono affatto snob e, anzi, ci tengono a farti pensare che tu e lei veniate esattamente dallo stesso pianeta, anche se non è esattamente così.

Credo sia per questo che siamo amiche dal primo anno di scuola, pur essendo tanto diverse. Ci piace definirci "anime compatibili" e raccontare a tutti che in un'altra vita eravamo sorelle gemelle e che la vicinanza di colore tra i suoi capelli rossi ed i miei biondi ramati sono quello che rimane del nostro passato legame.

Qualche ora dopo, indosso un vestitino a fiori che Gabi mi ha prestato dopo essermi data una ripulita e sono sul suo letto a bere thè freddo e a raccontarle cosa è capitato poco prima.

Fuori l'aria è calda, il sole sta per tramontare ed il profumo d'estate entra in camera di Gabi dalle due grandi finestre che danno sul giardino. Eppure io sento quasi freddo, non ho l'entusiasmo di una qualunque ragazza della mia età che sta per andare in vacanza a divertirsi. No, perchè io passerò l'estate a Grand Rapids, in un ospedale, con un padre con cui non parlo, una matrigna deficiente e suo figlio sociopatico.

La mia amica non lascia trasparire la sua indignazione, ma so che è arrabbiata quanto me. Mantiene la calma solo per darmi una mano. Ed io la adoro per questo.

Con la sua solita pacatezza, mi ascolta e, dopo qualche minuto di riflessivo silenzio, sentenzia: <<Devi assolutamente parlare con tua madre. Devi dirle che vuoi, con tutta te stessa, andare al Comics Summer Camp. In fondo lei non ne aveva idea, vedrai che capirà e ti lascerà andare. Sono sicura che sia una situazione risolvibilissima. Vedrai che, come al solito, la stai facendo più grossa di quel che è>>.

Il suo "come al solito" non mi è sfuggito e un pò mi ferisce. E' vero che potrei avere la tendenza a drammatizzare qualche volta, ma non è questo il caso. Conosco mia madre e so che quando dice una cosa è quella. Non per niente una delle sue più celebri frasi è "Se dico no la prima volta, non avrò una seconda risposta", parole con cui è in grado di farti desistere da qualunque speranza di riuscire a convincerla.

All'improvviso però ricordo che anche Gabi aveva qualcosa da dirmi ma, con questo gran casino, ho dimenticato di chiederle di cosa si tratti.

Che amica terribile sono. <<Gabi, cosa volevi dirmi?>> La incalzo. Ma Gabi distoglie lo sguardo e conclude che si trattava di una sciocchezza senza importanza.

Annuisco pensierosa domandandomi se sia la verità e all'improvviso il mio sguardo cade sul bellissimo orologio antico sulla scrivania di Gabi.

<<Cavolo, è quasi ora di cena!>> e non posso far altro che salutare Gabi, che insiste per prestarmi la sua bicicletta per tornare a casa, ed andar via.

Decido invece di tornare indietro camminando: il tragitto a piedi mi servirà per imbastire un'arringa che possa convincere mia madre a rinunciare ai suoi piani sulla mia estate.

Giunta sulla soglia di casa mia, vado dritta da lei, mi schiarisco la voce e le spiego tutto.

Le dico che è tutto l'anno che aspetto questo momento, che la ripagherò del costo del camp trovandomi un lavoretto durante l'anno per dimostrarle quanto io davvero tenga a parteciparvi, che non può mandarmi da papà nella situazione in cui siamo e che, se lo farà, passerò la più brutta estate della mia vita.

Mia madre sorride con condiscendenza e mi risponde: <<Betsie cara, quest'anno il tuo rendimento scolastico non è stato soddisfacente e, tuttavia, ho deciso di regalarti un'esperienza umana che vada ben oltre un corso di disegno. Avrai la possibilità di imparare la compassione, l'amicizia, l'amore e sono certa che, così, tornerai a casa più matura e con più cognizione di come sia davvero il mondo per chi è in difficoltà, di quanto tu sia fortunata e di quanto l'educazione che ricevi non sia solo cosa dovuta, ma anche un diritto che merita di essere onorato.>>

<<Ma mamma...>> oso obiettare.

Stoppa il mio contrattacco sul nascere: <<Se i tuoi voti saranno migliori l'anno prossimo, io e tuo padre potremo pensare di mandarti al prossimo Fumetto Camp o come diavolo si chiama. Fine della discussione.>>

So già che insistere sarà inutile. La decisione è presa ed io passerò l'estate in quello stupido ospedale, con la stupida Carly e suo figlio.

Decido di non sedermi a tavola per cena con mia madre e mio fratello e vado a rinchiudermi in camera a disegnare.

Mi sbagliavo su tutto!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora