Mi risveglio con la faccia sui miei disegni e con il viso impiastricciato di gessetto nero. Devo essere crollata per le troppe emozioni. Sono solo le 22:00, ma mi sento stremata. Meglio andare a letto e chiudere qui con questa giornata schifosa.
Vado in bagno a lavarmi i denti e, in corridoio, incontro Finn.
Non deve essergli sfuggito quel che è successo, perchè mi guarda in modo compassionevole, ma non dice niente.
Capisco che a 18 anni non abbia voglia di occuparsi di quelli che gli sembreranno gli stupidi problemi di sua sorella quattordicenne ma, cavolo, una parola di conforto potrebbe anche dirla!
Anche lui, come la mamma, è cambiato tanto da quando il papà è andato via.
Da allegro e chiacchierone che era, è diventato silenzioso ed introverso.
Sembra sempre assorto in qualche pensiero più grande, come se portasse il peso del mondo sulle sue gracili spalle.
Quando eravamo più piccoli, invece, nonostante i quattro anni di età che ci separano, passavamo parecchio tempo insieme.
Il papà era quasi sempre con noi e inventava tanti giochi per tenerci occupati: cacce al tesoro, esperimenti di scienze e cucina.
Ricordo quella volta in cui tutti e tre insieme costruimmo un vulcano e cercammo di riprodurre la lava che ne vien fuori durante un'eruzione, solo che esagerammo con le quantità di bicarbonato ed aceto e sporcammo, rovinandolo per sempre, il tavolo della cucina, combinando un vero disastro.
Quando la mamma tornò a casa, toccò a tutti e tre una bella ramanzina, ma noi non riuscivamo a smettere di ridere e il papà era il più divertito di tutti e alla fine anche la mamma dovette cedere di fronte alle nostre facce paonazze e scoppiò a ridere anche lei.
Quella sera Finn, da sempre appassionato di musica, scrisse una canzone sui vulcani, obbligando tutti noi ad ascoltarla ed il risultato fu più esilarante dell'esperimento andato male.
Per anni lo abbiamo preso in giro per la sua canzone "Vulcano pantano". Lui fingeva di prendersela, ma ridacchiava sotto i baffi. Era uno dei nostri giochi di famiglia.
Nel corridoio che separa le nostre stanze da letto, stasera, quei tempi in cui giocavamo a fare gli stupidi insieme ed eravamo così complici sembrano lontani anni luce.
A volte mi manca quel bambino buffo e paffutello che ascoltava musica e canticchiava tutto il giorno.
Ecco, questo non è cambiato. Finn adora ancora la musica, soprattutto quella molto chiassosa, però non è più piccolo nè paffuto: è magrissimo ed alto, spesso raccoglie in un codino i suoi capelli neri, che altrimenti gli scendono fino a metà della nuca e, quando non è in camera sua ad ascoltare hard rock, suona la chitarra in una band un pò sfigata che si riunisce nel nostro garage.
E parla poco. Non solo con me. Sembra essersi rinchiuso in un silenzio ostinato, più assordante della musica che tanto ama.
Vorrei andare da lui e parlargli come ho parlato con Gabi, chiedergli di intercedere presso la mamma per convincerla a cambiare idea o semplicemente ascoltarmi blaterare sui problemi della mia vita fino a fargli sanguinare le orecchie.
Vorrei sapere come sta lui, come va con la musica, se ha una ragazza, se anche lui ha ricominciato a parlare con papà alle mie spalle, visto che pare che ora la mamma gli parli di nuovo.
Vorrei chiedergli un consiglio e restare in camera sua ad ascoltare musica fino a notte fonda. Ma nulla di tutto questo succederà.
Tiro dritto verso la porta di camera mia ma, quando penso che sia andato via, Finn torna indietro e mi scompiglia la frangetta bionda, facendo una faccia buffa.
Quando eravamo piccoli, mi chiamava Betsy Pesty e, quando mi faceva un dispetto per ridere, faceva quella stessa faccia buffa di poco fa.
Stavolta però non dice niente. Va in camera sua e mette su "Brothers and sisters" dei Coldplay a tutto volume e capisco che è il suo modo di dirmi che sa tutto, che gli dispiace e che mi vuole bene. Meglio di niente.
Mi infilo nel letto e penso che almeno qualcosa di buono oggi è successo: Finn mi ha parlato. A modo suo, ma lo ha fatto.
Piombo in un sonno pesantissimo.
Sogno di essere in una stanza con Carly e papà e che, nonostante io faccia di tutto per attirare la loro attenzione, loro non mi vedono. Sogno che Gabi è la fidanzata di mio fratello e che parlano moltissimo tra di loro ed io sono gelosa della loro confidenza.
E sogno che Liam l'impiastro sia in realtà un bellissimo cavaliere dalla scintillante armatura, che mi salva dalla torre in cui sono rinchiusa, torre che stranamente porta il nome di Saint Mary's Hospital.
STAI LEGGENDO
Mi sbagliavo su tutto!
Teen FictionElisabeth ha 14 anni e tante convinzioni. Una madre autoritaria, un fratello algido, un padre menefreghista... e un quasi fratellastro che sembra un impiastro... sembra. Elisabeth (Betsie per gli amici) si accorgerà che non sempre quel che pensa del...