Sono passati due anni e dieci mesi da quel giorno.
Era il giorno del mio quindicesimo compleanno, un giorno che difficilmente avrei dimenticato.
Vivevo con i miei genitori in una casa a tre piani, tutta in legno, grande e spaziosa con grandi vetrate da cui entrava tantissima luce. Questa casa era immersa in una foresta, così che fosse difficile da trovare.
Non ho mai saputo il perché, ma ogni mese, da quando ne ho memoria, insieme ai miei genitori cambiavamo casa. Ogni abitazione che cambiavamo era simile alla precedente, ma ognuna era sempre più nascosta e le mie uniche uscite erano per andare la mattina a scuola e il pomeriggio quando insieme a mio padre ci addentravamo nella foresta per allenarci, mio padre ha sempre tenuto al fatto che sua figlia potesse avere un corpo robusto e forte ma allo stesso tempo grazioso ed elegante, ma soprattutto che avrebbe saputo difendersi da qualsiasi pericolo.
Tutto questo però cambiò il giorno del mio quindicesimo compleanno.
Quel giorno mi svegliai felice, perché ogni anno il giorno del mio compleanno non andavo a scuola per potermi allenare la mattina così da avere tutto il pomeriggio libero e passarlo a divertirmi con mia madre, ogni anno lei si inventava qualcosa di diverso, l'anno precedente mi aveva portata a correre e ad arrampicarmi sugli alberi e sulle alture nella foresta vicino casa, una cosa che amavo, potermi sentire libera di fare ciò che volevo senza mio padre che mi dicesse come dovevo comportarmi, vestirmi, muovermi, cosa potevo ascoltare o cosa poteva toccare.
Devo molto a mio padre, lui mi ha insegnato a difendermi e a conoscere la foresta, come riconoscere le tracce e le strade da percorrere per tornare a casa attraverso non solo la vista, ma il tatto e l'udito, guardando il terreno o ascoltando la natura che mi circondava sapevo sempre dove mi trovavo o come ritrovarmi. Ma lui era sempre troppo severo, dovevo fare unicamente ciò che mi diceva di fare ed io ero troppo testarda per essere addomesticata, perciò facendo quello che mi diceva aggiungevo sempre qualcosa di mio.
Ma quell'anno fu diverso, per il mio compleanno non fui libera di correre senza nessuno che mi osservasse, non fui neanche libera di sedermi sul divano davanti al fuoco a leggere un libro senza nessuno che mi dicesse di andare a studiare, che non avevo tempo per rilassarmi, quell'anno mia madre mi porto nella sua sala relax in cui c'era una vasca idromassaggio, le postazioni per il trucco e il parrucco, i lettini per i massaggi e chi più ne ha ne metta. Io non ero molto il tipo che tenesse a come si vestiva o come si comportava, però i miei genitori ci tenevano e qualche volta li potevo anche accontentare e quel giorno fu uno di quelli.
Mia madre ci aveva messo una settimana intera a preparare quella giornata perfetta che come al solito sarebbe finita con una torta gigantesca tutta per me e che avremmo impiegato almeno una settimana a finire essendo solo in tre a mangiarla.
In realtà non ebbi neanche l'onore di spengere le candeline perché quando mia madre la sera mi aiutò a prepararmi per andare a cena, mi spruzzò un profumo, un profumo che avevo sempre avuto la curiosità di provare perché mi madre lo portava sempre con se e tutte le volte che gli chiedevo di provarlo lei mi rispondeva di no, con tono autoritario, e lo nascondeva, quindi si poteva capire la mia gioia e la mia curiosità quando mi spruzzò proprio quel profumo per poi andare a cena.
Solo che... oltre a mia madre che mi spruzzava quel profumo, non ricordo più niente degli ultimi due anni.
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Due vite parallele o una da ricordare?
RandomNon c'è molto da dire, la mia vita si svolge in parallelo ad un sogno e non so quale dei due è la realtà, forse la vita che vivo tutti i giorni, o forse i sogni che faccio tutte le notti sono realtà e la vita di tutti i giorni sono il vero sogno, op...