Capitolo 1

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Ed eccomi qui, pronta ad uscire dopo sei mesi dal carcere. Due guardie mi tengono per le braccia mentre mi accompagnano nella stanza dove mi dovrò cambiare. Aprono la porta e mi tolgono le manette. Mi massaggio i polsi ed entro nella stanzetta. <<Fai presto Ferrara, che tua nonna ti sta aspettando.>> Dice uno di loro, chiudendo poi la porta. Velocemente mi spoglio e mi vesto con i vestiti che mi ha portato nonna: un body a giromanica, un pantaloncino con più bottoni che si susseguono, una giacca di pelle non troppo pesante, le converse alte nere, un cappello grigio, una mia collana a forma di cuore e degli occhiali rotondi rosa. Sorrido nel vedere che la nonna pensa sempre a farmi vestire bene, anche in carcere.

Mi vesto velocemente, per non rimanere ancora troppo in questo dannato carcere per minorenni

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Mi vesto velocemente, per non rimanere ancora troppo in questo dannato carcere per minorenni. Esco dalla stanza e le due guardie di prima mi fanno attraversare il luogo più popolato per le detenute, proprio quello vicino alla porta d'uscita. Dalle celle si sente il rumore di cose che sbattono vicino al ferro continuamente, in segno di saluto da parte loro. <<Hey Miriam, te ne vai? Ci lasci sole?>> Grida Stefania dalla sua cella, una ragazza di diciassette anni, alta e mora. <<Ci vediamo fuori Stefania!>> Le grido di rimando. Le urla continuano e le guardie sono costrette a battere il manganello sulle porte delle celle per far ritornare il silenzio. <<Ci mancherai riccona del cazzo!>> Dice Teresa, una ragazza di sedici anni, bassina e con i capelli neri. <<Anche voi!>> Mando un bacio a tutte, prima di attraversare definitivamente le ultime sbarre che mi dividono dalla libertà. Vado in sala d'attesa e trovo mia nonna aspettare su una delle sedie. Appena mi vede si alza e mi abbraccia. Ricambio l'abbraccio ma non per molto. <<Allora, come stai?>> Mi chiede con un sorriso. <<Bene, tu?>> Le chiedo neutra. <<Bene. Forza, andiamo, che a casa ci aspettano.>> Dice entusiasta. Sbuffo. <<Come se per loro non fosse stata una liberazione non avermi per sei mesi in casa.>> Dico a bassa voce, ma la vecchia, quando vuole, ci sente bene. <<Ragazzina, sappi che hai scontato solo la pena per le gare clandestine! Gli altri cinque anni per lo spaccio te li hanno pagati i tuoi genitori!>> Mi ammonisce, ma io continuo a camminare, nella speranza che stia zitta. <<E comunque, che sia chiaro, ti hanno fatta rimanere sei mesi lì dentro così che tu capisca cosa ti troverai davanti se continui così!>> Grida ancora mentre entra in auto. <<Beh, peccato che in questi sei mesi mi siano venuti a trovare i miei amici, mia sorella e mio fratello, mentre del resto della mia famiglia neanche l'ombra!>> Dico, chiudendo la portiera. Non parliamo più, fin quando non arriviamo a casa. Un semplice condominio nella parte più ricca di Napoli, dove i condomini sono abbastanza di lusso e dove tutte le famiglie hanno almeno un cane, tutte tranne la nostra. Nonna Elena parcheggia e, non appena ho la possibilità, esco fuori andando vicino all'elenco dei citofoni. Busso al mio e dopo poco mi aprono, entro dentro e invece di prendere l'ascensore salgo le scale, dritta verso il quinto piano. Appena arrivo trovo già la porta aperta, entro dentro casa e trovo tutti in salotto che si fanno i fatti propri. Li guardo e gli unici a notarmi sono Cristian, mio fratello, e Valentina, mia sorella. I due si alzano dal divano e gridando di gioia mi vengono in contro. Mio fratello Cristian ha diciannove anni, è biondo con gli occhi verdi, alto e con una buona massa muscolare. Invece mia sorella Valentina è la più piccola, ha sedici anni, i capelli marroni e gli occhi verdi, è bassina e ha un bel fisico. Io sono quella di mezzo: ho i capelli marroni e gli occhi marroni, non sono né alta e né bassa e di fisico sono normale, quello che una ragazza di diciassette anni dovrebbe avere. Sorrido e stritolo in un abbraccio i miei due bellissimi fratelli. <<Come state ragazzi?>> Chiedo a loro. <<Bene dai, solo che in questa casa senza un terremoto come te non se ne poteva più.>> Sbuffa Valentina. Le sorrido stringendola a me. <<Ciao Miriam.>> Mi saluta mio padre e poco dopo anche mia madre. <<Ah ma quindi non siete ciechi? No, perché sono entrata da quella porta più di cinque minuti fa. Però non vi biasimo, la vecchiaia fa brutti scherzi.>> Faccio un sorriso di sufficienza, andandomene velocemente mentre trascino i miei fratelli in camera mia. Ci sediamo come ai vecchi tempi sul mio letto e incominciamo a parlare di tutto quello che abbiamo fatto. <<Io sono uscito come sempre con i nostri amici e Laura ci ha fatto conoscere nuove persone, ma credo che facciano più per te che per me.>> Dice Cristian. <<Io sono uscita con Cristian, ho conosciuto questi nuovi ragazzi e il ragazzo che mi piace mi ha chiesto di uscire!>> Dice Valentina entusiasta mentre io le faccio i complimenti per la nuova conquista. <<Tu cos'hai fatto?>> Mi chiede Cristian. <<Preferirei non parlare del carcere, non sono cose che fanno per voi, miei piccoli bambini e no, Cristian, anche se hai diciannove anni non puoi capire, perché tu sei sempre stato in questo mondo dei ricchi e ti sconvolgerei con tutte le storie che ho sentito uscire dalle labbra di quelle ragazze lì dentro. Non sono cose per voi. Io sto in questo guaio due mesi dopo che é morto il nonno e stiamo parlando di due anni fa. Voi non sapevate cosa facevo fino a sei mesi fa, e doveva andare così, ma per colpa di un traditore di merda mi hanno scoperta.>> Dico con uno sguardo di fuoco, ma dopo poco mi riprendo mostrando uno dei miei sorrisi più falsi. <<Però dai, adesso non ci pensiamo, dobbiamo parlare di cose belle, non di certo cose brutte!>> Dico gesticolando. <<Oppure...>> Dice Cristian, guardandomi con occhi da complice. <<No Cristian, no. Non ci pensare che mi metto a fare le lotte come quando avevamo sette e nove anni.>> Dico, chiarendo subito la situazione.

20 minuti dopo...

<<tre...due...uno! Din, din, din! Fine incontro!>> Dice Valentina, dopo che Cristian è riuscito ad immobilizzarmi sul pavimento. <<Me la paghi!>> Grido scherzosamente al mio fratellone. <<Sono il più forte, lo devi accettare!>> Dice, incominciando già a scappare da me per tutta la stanza. Mi alzo e incomincio a rincorrerlo mentre Valentina si piega per le risate. <<Io non accetto un bel niente, razza di idiota!>> Gli grido contro. E così passiamo tutta la giornata, tra risate, urla, giochi e tante, tante chiacchiere.

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