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"Mary, seguimi su."
"Non ho il coraggio. Questa cosa non mi convince e poi lo sai che non dovremmo essere qui: mia madre ci sta aspettando. "
"Dai gli ultimi 5 minuti, poi ti lascio andare promesso dammi la mano e scavalca."

Diedi la mano a Elisa e la tirai su per farle attraversare il muretto.
Quella zona ci era proibita "Non allontanatevi mai più di qualche isolato" ci dicevano le nostre madri e noi come sempre non le ascoltavamo.

Elisa era molto strana quella sera.
Non era carina e simpatica come sempre ma sudava freddo di paura e non era per nulla tranquilla.

"Resta vicino a me e vedi che non succede nulla."
"Sei sicura? Questo non mi sembra un bel gioco."
"Dai, non aver paura e seguimi."

Entrammo tra due stretti muri di cinta, facendoci spazio e accarezzando i rugosi muri con la schiena.
Alla fine del passaggio si trovava un grande porticato buio, racchiuso da quattro palazzi a formare un quadrato perfetto dentro il quale due persone dall'aria sospetta stavano discutendo.
Erano vestite in smoking e fumavano tabacco.
Uno era molto giovane, l'altro anziano.

"Elisa, penso sia meglio andare."
"Dai non fare la stupida."
Insistetti, non avevo voglia assolutamente di perdere quella avventura.

Ci nascondemmo dietro alcuni muretti che delimitavano il porticato e ascoltammo gli uomini parlare.
Quella situazione mi incuriosì, non avevo mai visto roba del genere.

"Il compratore non si sta presentando, penso sia meglio andare, l'affare è saltato."
"Non ci pensare, ragazzo, questo affare non può andare in fumo. "

Eravamo troppo piccole per capire, e troppo ingenue per comprendere che la situazione si stava facendo seria.

Da una porta che affacciava sul porticato entrò un uomo, presubilmente era "Il compratore" di cui gli altri stavano parlando, non ne ero del tutto sicura, ma ne ebbi la certezza quando cominciò a parlare.

"Eccoci qua ragazzi. "
Disse cominciando a roteare intorno ai due uomini come se fosse la terra interno al sole.
"Scusate il ritardo."

Cominciava a essere stressante, e da una visita in un semplice portico, "l'avventura" si stava trasformando in un vero e proprio dramma.

"Non avevo nessuna intenzione di essere qui in realtà, ma in ogni caso, eccovi qui la vostra roba."

Non capii assolutamente nulla, un bel niente.
E "roba" neanche sapevo cosa significasse.

Il compratore nel mentre si era fermato. Aspettò qualche secondo e tirò fuori una ventiquattrore con dentro sacchetti di una polvere bianca.

"Allora hai portato la roba."

Il vecchio in smoking contraccambiò prendendo un pacchetto pieno di euro.
Ero brava a contare ma non riuscii ad approssimare la cifra.

"Cerca di muoverti."
Disse il vecchio, innervosito, forse ancora in dubbio.

Quell'equilibrio di rapporti che all'apparenza sembrava perfetto, venne bruscamente rotto e la situazione si scaldò.

Il compratore non era in vena di scherzi e cominciò ad insospettirsi.
"Qui la situazione non mi piace. Io me ne vado, non voglio discutere con voi. "

Chiuse la valigetta e neanche il tempo di girarsi che il vecchio con i soldi estrae fuori una pistola.

A Elena ricordava tanto quelle che usava sua fratello per giocare, e quasi non riusciva a capire la differenza.

"Io invece dico che tu resti qui. Non vorrai mica far saltare l'affare."

Il compratore alzò le mani al cielo, come segno di resa, il vecchio si avvicinò per prendere la ventiquattrore, ma mentre allungava le mani, il comparatore reagì: prese un coltello e sferrò due colpi netti.

Elena rimase con gli occhi spalancati, terrorizzata dalla scena che aveva appena visto.

In quel momento le sembrava di vivere un incubo, solo che in quell'attimo non c'era la mamma a proteggerla.

Neanche il tempo di riflettere che il giovane ci mise poco a premere il grilletto: uccidendolo.

I due uomini morti giacevano a terra, quasi abbracciati l'uno affianco all'altro, la scena era ripugnante e il pavimento sporco di sangue.

Mary in quel momento stava assistendo alla scena.
Per lo spavento emise un lieve gemito e allertò il giovane.

Il giovane sentendola, cominciò a camminare verso di noi: passo per passo, ad andatura lenta.
Il piede, battendo contro il pavimento emetteva un rumore che risuonava per tutto il porticato, più si avvicinava e il più il rumore si faceva intenso e profondo.

La mia frequenza cardiaca accelerò vertiginosamente, e i battiti di cui era composto, si fecero sempre più profondi e intensi.

Noi due rimanemmo immobili, con la schiena appoggiata al muretto a fissare il muro davanti.
Cercammo di trattenere il respiro per non farci sentire, lo facevamo spesso anche quando non ci comportavamo bene e non volevamo farci scoprire.

Lui si fermò esattamente davanti al muretto.

Armato si piegò in avanti per guardare dietro.
Il nostro sguardo si incrociò.
Presa dal panico, afferrai un sasso e lo lanciai sul suo volto, lui toccò la zona dolorante e cominciò a gridare.

Mi voltai verso Mary.

"Vieni Mary. Scappiamo via."
Dissi in modo ansiogeno e con il fiatone.

Cominciammo a correre come non avevamo mai fatto: una corsa senza soste e senza pause, una corsa per decidere tra la vita e la morte.

Giungemmo in quel passaggio stretto in cui eravamo entrate, io entrai senza pensare a Mary che pensavo mi stesse seguendo.

Riuscii ad uscire, ma inciampai.

Feci una rotazione e caddi di testa dal muro, battendola.
L'ultima cosa che riuscii a sentire furono due spari accompagnati dalle urla delle sirene.

I miei occhi cominciarono a chiudersi, come in una operazione chirurgica: persi coscienza.

Ehi spero che la storia di sia piaciuta.
Se ha istigato la tua curiosità lascia un voto e commenta.
Grazie di aver letto.

LA MORTE NON MI FA PAURA. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora