➳ 𝙲𝚑𝚘𝚌𝚘𝚕𝚊𝚝𝚎 𝚕𝚊𝚝𝚝𝚎 (𝙿𝚊𝚛𝚝𝚎 𝟷)

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Aveva decisamente bisogno di un caffè o non avrebbe retto ancora molto. Sarebbe andato bene espresso o annacquato, lungo o corto... bastava che ne potesse bere anche solo un goccio. Si sarebbe accontentato di una Redbull o anche solo di una qualsiasi bevanda un minimo energetica, se non avesse avuto altro a disposizione, benché non fossero propriamente nei suoi gusti.

Le palpebre cedevano, di tanto in tanto e, per sua fortuna, solo per periodi di tempo irrisori, sulle sue iridi scure e sentiva le braccia, sempre più intorpidite dalla presa che erano costrette a mantenere alle estremità manubrio, lasciarsi gradualmente andare. Senza una pausa, sarebbe crollato da lì a poco e, per quanto non fosse proprio completamente lucido, se ne rendeva perfettamente conto: un minimo istante di distrazione o concentrazione mancata e si sarebbe andato a schiantare contro la prima superficie a portata, molto probabilmente il muso o la fiancata di un camion... e le conseguenze di un tale errore sarebbero state inevitabili.

Chissà, o almeno era ciò che si stava chiedendo, cosa gli era saltato in mente nell'accettare proprio quell'incarico, tra tutti quelli che avrebbe potuto scegliere; forse era il fatto che tutti quelli che, negli ultimi mesi, aveva provato a prendersi in carico gli fossero stati rifiutati, rilegandolo, così, senza vie d'uscita, davanti al computer per tutto il suo turno di lavoro, o forse ancora il fatto che volesse appunto schiodarsi da quella posizione da pseudo-segretario che, per quanto non fosse poi così male come occupazione, soprattutto al fianco del Keishi-chō, non era quella per cui lui si trovava lì.

Tuttavia... alla fine, non era quello a cui voleva pensare, nonostante gli rodesse non poco l'intera questione. Quell'anno di Academia passato a pieni voti non gli era servito per finire tutto il giorno a digitare davanti ad uno schermo ma, soprattutto, non capiva perché quei 4 anni di servizio eccellente, con la sua squadra, fossero come stati dimenticati da tutto l'Ufficio e, addirittura, dall'intero Distretto. Poteva anche ammettere che gli incidenti e il suo comportamento negli ultimi due anni, per quanto non esattamente voluti, gli avessero, effettivamente, potuto rovinare un poco la reputazione, non essendo proprio ammirevoli, però era innegabile che lui rimanesse uno degli agenti più abili dell'intera Tokyo, se non di tutto il Giappone; e non lo diceva lui, in realtà, ma i test a livello nazionale sostenuti per la promozione anni prima lo facevano senza il minimo dubbio e anche quell'ultimo periodo di lavoro non era stato per nulla da meno, nonostante non potesse dare il meglio di sé.

La cosa, però, non lo faceva arrabbiare più di tanto. Di carattere Isao era abbastanza... pacato, a tratti quasi passivo rispetto a ciò che gli succedeva, se non in rare situazioni, il che risultava a tratti parecchio strano; che fosse un meccanismo di autodifesa o un qualcosa del genere, poi, non era dato saperlo e sicuramente, anche se lo avesse saputo lui, non lo avrebbe detto. Lo era sempre stato, anche sulle questioni più gravi... figurarci su una cosa del genere, che in fondo anche lui considerava priva di importanza, alla fin fine.

Proprio per questo, per quanto avesse avuto il diritto, con la sua posizione e, soprattutto, le sue conoscenze, di tirar su un polverone con tutta quella faccenda, non ci aveva neanche provato o, meglio, si era limitato a discuterne tranquillamente con il suo superiore, che aveva promesso che ci avrebbe pensato più avanti. Tanto più avanti da non avergli fatto sapere ancora nulla, dopo un mese da quella segnalazione. Cosa gli sarebbe poi costato rimetterlo, come in passato, a capo di una squadra, visto il periodo di crisi che si stava attraversando? Lo sapeva solo lui, probabilmente, o un qualcuno dei piani alti.

Magari sarebbe riuscito a risolvere la situazione, in un qualche modo, prima o poi, ma... poco gli importó di tutto quel ragionamento quando, superato un container argentato in sella alla sua moto, non riuscì a scorgere un'insegna, tra la fitta pioggia e il buio, praticamente, pesto di quella mattina, scintillare intoccata in lontananza contro la visiera scura del suo casco, come un'oasi dopo una traversata nel deserto, e non poté esserne più sollevato e contento. Non riusciva a definire bene da dove venisse il ricordo di quel posto, in effetti, ma fatto restava che si trovasse lì, proprio davanti a lui, e, soprattutto, che fosse come previsto aperto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 30, 2020 ⏰

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