seasons

234 20 2
                                    

Kuroo, solo alcune volte, ci pensava ossessivamente al fatto che kenma fosse morto.
Rimuginava tantissimo su tutte le cose che non avrebbe potuto fare per la sua assenza permanente, che ora magari stava facendo ma da londinese indaffarato.

Chissà, pensava.

Non potevano più bere il tè caldo assieme, con venti biscotti al cioccolato a testa e tre chili di zucchero. E altrettanto, come era già accaduto, Kuroo non se lo sarebbe versato addosso per sbaglio sotto le risate del biondo.
Non poteva restituirgli le felpe rubate, anche se il corvino non le avrebbe volute indietro,  perché nonostante la situazione ormai le aveva lasciate a casa sua, erano di proprietà del più piccolo ora.
Non avrebbe potuto avere la schiena pitturata con le tossiche tempere del biondo, e ovviamente quei capolavori impressionisti non li avrebbe mai avuti sotto forma di fotografia nella scatola delle polaroid.
Oltretutto, non avrebbero più comprato i fogli della fotocamera a turno, perché erano costosi e le foto coinvolgevano entrambi: era un patto solidale il loro.
A pensarci, non sarebbe cresciuto più il biondo, e non avrebbero aggiornato le linee accanto alla porta.
Il corvino non avrebbe più perso alle partite di pallavolo in terrazzo, Kenma non le avrebbe più vinte.

Ci pensava più intensamente e, capiva di più.
Capiva che il piccolo Kenma non avrebbe più provato felicità, tristezza, stanchezza, un orgasmo, noia, sazietà, un tuffo in mare, una doccia fredda, la pasta e fagioli d'estate, un esame di chimica, e qualsiasi altra cosa.
Nemmeno l'acqua fredda dopo essersi lavato i denti. Non poteva più niente e magari neanche ne era al corrente.

Quel senso di impotenza riguardava soprattutto Kenma, ma anche il corvino ne era stato colpito. Tutto ciò che era quel ragazzo, non lo interessava più quasi, era fuori dalla questione Kozume sia per i genitori di entrambi che per il resto del mondo.
Ma lui era rimasto attaccato, appiccicato al suo ricordo. Anche il gatto lo aspettava.

"Voglio venire a Londra con te, così vedo com'è prima della mia morte", gli aveva detto una volta il biondo.
Peccato, grandissimo peccato, che non l'avesse visitata prima, in compagnia del corvino poi.
Anche lui sognava di vedere la sua prossima città natale, con colui che avrebbe amato nella prossima vita.
Un altro grande peccato era che oltre a non poter andare a Londra assieme, l'unica occasione in cui erano "faccia a faccia" era davanti a un pezzo di granito con dei numeri e una foto sopra e, chissà, anche dei fiori.

Se solo fosse vissuto di più, se solo ci fosse stato un mese, un anno, in più.
Forse, anzi, di sicuro.

Di sicuro non sarebbero stati solo una bella estate, ma una bel quartetto di stagioni.

summer issuesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora