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Sarebbe stato bello passare un'estate tranquilla.

Quando si ha 16 anni l'estate è il periodo dell'anno che aspetti di più.

La cosa che accomuna tutti gli adolescenti come me da giugno a settembre è che la scuola si leva di torno e si hanno più di tre mesi a disposizione per godersi le giornate facendo ciò che si vuole, andando a dormire a qualsiasi orario.

Ed io, non da meno rispetto ai miei coetanei, non vedevo l'ora di fuggire da quelle mura grigie e soffocanti della mia scuola per non rivederla più per un po'.

Quell'anno le mie vacanze stavano procedendo meravigliosamente.

I miei genitori mi lasciano spesso molta libertà, perché sanno che sono una ragazza matura per la mia età.

Diligente, intelligente e simpatica sono le doti che riconoscono in me sia loro che gli altri.

Ho sempre cercato di rendere la mia vita quadrata fin da subito. Sono una persona molto razionale che cerca sempre di calcolare la prossima mossa, sia mia che del mondo intorno a me.

Una persona più attenta probabilmente avrebbe già capito quanta ansia mi porto dentro.

Odio i cambiamenti rapidi e improvvisi. Sfortunatamente non ho avuto nessuno nella mia vita che capisse la vera me: insicura, ansiosa, spaventata. Ovviamente non l'avrei mai rivelato nemmeno se l'avessi incontrata una persona così, non è facile confessarlo, tranne a voi, ma voi non esistete.

Nonostante io sia riuscita per 16 anni a nascondere a tutti le mie fragilità, durante quell'estate che, per ovvie ragioni, non potrò mai dimenticare, non ho potuto fare a meno di cedere un po' dalla paura.

1.1 15 Luglio

I miei genitori decisero di passare due settimane di vacanza presso un'abitazione in una località di campagna.

Il viaggio da casa verso il luogo che ci avrebbe accolto per i successivi giorni è durato all'incirca due ore.

Abbiamo guidato attraversando strade, alberi, colline nel totale silenzio.

Mio padre e mia madre non sono molto loquaci, ed io sono figlia unica, quindi la noia era la benvenuta sul sedile posteriore vuoto accanto a me, considerando il cellulare che nemmeno riusciva a prendere.

Arrivammo verso le undici del mattino, davanti questa piccola villa con un palazzo di due piani che si trovava in mezzo ad altre ville simili. Nella casa accanto, oltre il cancello che separava il fuori dal dentro si vedevano dei bambini che potevano avere sette o otto anni che giocavano a pallone, cercando di segnare in una porta costruita strategicamente con uno zaino e la gamba di una panchina.

Incontrammo davanti il nostro cancello colui che ci stava affittando la casa, un ragazzo sulla trentina vestito di polo, pantaloncini e borsello alla vita. Dalla sua faccia, anche se cercava di essere cordiale, si intravedeva fretta e poca voglia di essere li a farci da cicerone.

Ci lasciò le chiavi congedandosi dicendo semplicemente: "Ci vediamo il 29" per poi salire come un lampo in macchina e andarsene.

1.2 Collina

La casa non era male. Certo, non era neanche la fine del mondo, ma non potevo lamentarmi. Una cucina, un bagno, un salone e due camere da letto. Piccola ma essenziale.

Al secondo piano c'era solo una piccola stanzetta in cui decisi di sistemarmi io per avere totale privacy, e c'era una finestra da dove si poteva vedere tutta la campagna.

Dopo aver uscito e sistemato tutto quello che mi ero portata in valigia, decisi di fare un giro per conoscere meglio il posto.

Mamma e papà decisero invece di fare un sonnellino per rifocillarsi, cosi approfittai dell'occasione per uscire da sola senza che se ne accorgessero, solitamente i loro riposini durano almeno un'oretta.

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