capitolo 1

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jeongguk  jimin

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jeongguk  jimin

Jeongguk era un ragazzo molto riservato. Non faceva amicizia facilmente, e di sicuro non aveva bisogno di troppe persone intorno a sé. Non aveva mai parlato con Jimin, non sapeva neanche della sua esistenza. Venne a sapere di lui perché nella loro scuola giravano voci di un certo ragazzo che aiutava gli studenti in qualsiasi problema. "Che cazzata" pensò il moro non appena lo venne a sapere.

Non si aspettava mai che un giorno sarebbe finito con il cercarlo per raccontare tutti i suoi problemi.

[...]

Nel mentre il moro raccontava l'ennesima litigata accaduta con Taehyung, Jimin si limitava a giocherellare con la cannuccia di plastica. Quel giorno non aveva proprio voglia di ascoltare le lamentele del ragazzo, voleva soltanto riposare e avere un po' di pace.

"... E questo è tutto" disse finendo di raccontare l'accaduto, notando il maggiore un po' annoiato. "Stai... stai bene?" chiese, irrigidendosi leggermente. Forse è il suo giorno no. Pensò.

"Uh?" chiese Jimin alzando il capo "Oh... sì, sta tranquillo". Jeongguk si limitò ad annuire.

"Per quanto riguarda Taehyung..." continuò il minore, ma venne interrotto dall'altro.

"Dagli tempo" disse poggiando il mento sul palmo della mano. "Mi hai detto che in questo periodo sta avendo un sacco di interrogazioni, no? Probabilmente è soltanto stressato. Vedrai che ritornerete a parlare come prima."

Il minore era un po' dubbioso. "Lo pensi davvero? Ultimamente è veramente strano, e poi non penso che sia a causa delle interroga-"

"Fidati" lo interruppe una seconda volta "Appena finirà questo periodo di interrogazioni e verifiche a manetta... sono sicuro che ritornerete come prima". Jeongguk annuì. Non che ci voglia chissà chi o cosa per arrivare a questa conclusione. Pensò Jimin.

"Bene" disse alzandosi e poggiando dei soldi sul tavolo per pagare la sua ordinazione "Sono felice di averti aiutato" sorrise leggermente "arrivederci." disse per poi uscire dal locale.

[...]

jeongguk  jimin

Arrivato a casa, Jimin corse in camera sua, buttandosi sul letto a pancia in giù.

"Ugh" tirò un sospiro girandosi e abbracciando un cuscino "Che vita di merda" disse affondando il viso sul morbido oggetto.

Anche quel giorno aveva aiutato un altro studente con i suoi problemi. Di preciso non ricordava da cosa partì tutta quella storia del 'facciamoci i cazzi degli altri e aiutiamoli dando loro consigli di merda tirati alla cazzo di cane'. Non era neanche sicuro di quello che insinuava, ma stranamente i suoi consigli funzionavano. Meglio così. Pensava ogni volta.

Il ragazzo si stupiva. Si stupiva della stupidità delle persone. "Ma come fanno?" sospirò fissando il soffitto "Come fanno a raccontare i cavoli loro... ad un completo sconosciuto?". Chiese sedendosi, e poggiando la schiena sul muro.

A pensarci bene, Jimin non aveva nessuno con il quale confidarsi. "Come se ne avessi bisogno" si disse scuotendo la testa, prendendo il telefono per distrarsi e per non pensare.

[...]

Si fece tarda notte e Jimin era ancora al telefono.

Mentre continuava a guardare video divertenti su youtube, il ragazzo si accorse di una sagoma nera posizionata davanti alla porta. Non riusciva a capire se fosse tutto a causa della sua immaginazione oppure a causa della stanchezza, ma si allarmò lo stesso.

Gli puntò la luce contro e vide una figura vestita completamente di bianco e con delle ali. "Chi... chi sei?" chiese titubante. L'angelo non rispose. "Ho per caso fatto incazzare Dio? Non ho mai bestemmiato, penso." E fu in quel momento che la figura rise. "Cosa?" chiese Jimin "È per caso come ho detto io?".

"Cos-? Oh, no no" sorrise "Mi dispiace di essere piombato all'improvviso dentro camera tua" disse sedendosi sul letto, accanto al ragazzo.

Jimin, capendo che non gli avrebbe fatto niente, si limitò a sorridere anche lui. "Ma no, sta tranquillo" disse ridacchiando "È normale trovarsi un tipo nella propria camera che ti fissa peggio di uno stalker".

La figura ricambiò la risata. "Comunque" continuò il ragazzo "Come ti chiami? E perché mi stavi fissando?" chiese alzandosi per accendere la luce. "Sono il tuo angelo custode, mi pare ovvio".

"Come ti chiami?"

"Hideki" disse raccogliendo i lunghi capelli per legarli in una coda alta. Jimin si limitò a fissarlo. "Uh?" chiese notandolo. "Oh... niente" rispose scuotendo la testa "Comunque il tuo nome... mi piace. Cosa significa?"

Hideki sorrise, facendo arrossire leggermente Jimin. "Splendida opportunità."

"Uh?"

"Significa 'splendida opportunità', Jimin." sorrise nuovamente. Il ragazzo annuì. "Hai sonno, vero?" chiese Hideki. "Leggermente" rispose l'umano.

L'angelo si alzò dal letto, lo prese per mano e gli disse dolcemente di andare a dormire.

"Vuoi dormire con me?" chiese l'umano.

Hideki si stese vicino a lui, e sorrise leggermente.

Jimin si fece piccolo piccolo abbracciando, quello che era, il suo angelo custode.

L'indomani sarebbe diventata una dura giornata per l'essere umano, e questo il suo angelo lo sapeva benissimo.

 𝙜𝙪𝙖𝙧𝙙𝙞𝙖𝙣 𝙖𝙣𝙜𝙚𝙡 -𝘠𝘖𝘖𝘕𝘔𝘐𝘕Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora