Jane è una dolce ragazza di quindici anni, uno più di me. La sua caratteristica più evidente è la saggezza che la contraddistingue da tutte le altre ragazze della casa, sempre invece intente a combinare monellerie. È la responsabile della combriccola, colei che dispensa parole di conforto e riesce a ritingere anche la più grigia atmosfera con i colori più caldi. Avendo un'indole principalmente timida ed introversa, la maggior parte del tempo se ne sta in disparte, osservando e cogliendo le più impercettibili sfumature di coloro che la circondano.
La sua permanenza nella casa, nel corso degli anni, è stata piuttosto travagliata, a causa di suo padre che saltuariamente si presentava all'uscio e, chiedendo di lei, riscuoteva il suo diritto di genitore portandola con lui per trascorre un giornata padre-figlia, riportandola alla sera sempre con diverse ore di ritardo. Il signor Efford, da gentiluomo qual era, inciampò in un losco giro e, ritrovatosi impantanato, non riuscì più a ripulirsi, nonostante le mille promesse per amore della cara Jane.
Il tutto si concludeva con una chiamata da parte dei preoccupati insegnanti e tutori della casa alla povera signora Efford che, con un'accennata nota di disperazione, ringraziava per l'avvertimento. Come la prima volta, anche la seconda, la terza e così via, finché non si vide costretta ad interrompere quegli incontri, li andò a cercare, ritrovandoli sempre nello stesso luogo. Una scomoda panchina di pietra grigia, spettatrice di molte romanticherie, se ne stava appoggiata su di uno sterrato, al lato di un grazioso sentiero affiancato da alberi e piante rampicanti che nelle ore d'oro della giornata regalavano splendidi scenari.. Dall'altro lato vi era un muretto, sempre di pietra, da dove gli innamorati osservavano il panorama sottostante, sognando ed immaginando storie colme dell'amore che riempiva di gioia le loro vite. Seduti sulla panchina, due persone, un uomo e una ragazzina, illuminati dalla fioca luce delle lanterne disseminate lungo il vialetto, chiacchieravano animatamente, ridendo e scambiandosi dolci parole affettuose. Suo padre, pur essendo entrato nei giri sbagliati, aveva conservato quel suo fascino che lo caratterizzava. Era una persona molto colta e loquace, riusciva ad intrattenere folle più o meno numerose di persone che si radunavano attorno a lui per ascoltarlo commentare una vicenda politica, raccontare un divertente aneddoto di vita quotidiana o un epico poema da lui romanzato su una sua grande, in realtà incompiuta, impresa. Jane rimaneva affascinata da quel personaggio così pieno di contraddizioni, animato da profondi sentimenti e dalla passione. Amava ascoltare quell'uomo; così distante da lei, ma così profondamente simile.
La signora Efford, che corregge spassionatamente tutti coloro che, ostinatamente, continuano a chiamarla così, è una signora sempre allegra e fresca. Ancora giovane e molto graziosa, ama fare lunghe passeggiate al sole e raccogliere quanti più fiori riescono a contenere le sue mani affaticate. Ogni giorno è impegnata nel lavoro, dalle prime luci dell'alba fino a tarda sera; così la domenica, giorno di risposo del Signore, ama dedicarlo a tutto ciò che riguarda l'amore, compresa Jane. Il loro rapporto è quanto di più puro e dolce possa esistere al mondo. Quando Margaret dovette mandare la sua amata figliuola in quel nuovo, grande edificio disperso in campagna, nonostante la disperazione iniziale, si sentiva piuttosto sollevata sapendo che avrebbe ricevuto le migliori attenzioni e che i migliori insegnanti del paese le avrebbero insegnato una giusta dose di disciplina e un amore incondizionato per la cultura.
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Una casa
General Fictionamerica '800, due ragazze studiano e vivono in una grande casa. bozza