Sognai di girovagare per la tenuta, brancolavo tra i corridoi bui, correndo incontro a qualcosa, cercavo di raggiungere una porta rossa ai confini di un lunghissimo corridoio ma ogni passo verso la sua direzione mi allontanava di una decina di metri da questa stessa. Avvilita provai ad aprire ad una ad una la serie di porte che intervallavano l'infinito corridoio ma erano tutte chiuse a chiave. Più avanzavo, più mi allontanavo dalla meta, più sentivo le mie energie disperdersi. Mi voltai per tornare indietro ma mi accorsi di essere seguita dallo stesso ibrido fulvo che avevo visto anche nell'incubo della notte precedente. Provai a fuggire ma la porta rossa si faceva sempre più lontana, al contrario l'ibrido mi stava alle spalle pronto a prendermi con i suoi artigli insanguinati. Urlai con tutta la forza che avevo in corpo ma non uscì alcun suono dalla mia bocca...
Mi svegliai ai piedi del letto, dovevo essermi mossa parecchio perché le coperte e i cuscini erano disseminate in giro. Mi alzai in piedi afferrando il lenzuolo umido di sudore, lo guardai meglio, era macchiato di un liquido scuro, provai ad osservarlo più attentamente ma quando capii che si trattava di sangue riconobbi il riflesso di una chioma rossa alla finestra e un istante dopo Cornelia mi tagliò la gola con uno stiletto.
Balzai fuori dal letto guardandomi intorno, la stanza era silenziosa ma soprattutto vuota. Tirai un sospiro di sollievo grata di essere uscita da quell'incubo. Nonostante avessi bisogno di dormire mi sentivo troppo irrequieta per farlo. Mi diedi una rinfrescata per eliminare ogni traccia di sudore provocato dal brutto sogno. Indossai uno dei miei maglioncini leggeri e un paio di jeans e uscii dalla camera.
Nel silenzio dormiente della notte, sola e ancora spaventata dall'incubo, la villa sembrava ancora più terrificante del solito. Per un attimo mi parve di essere tornata bambina quando ero costretta ad accendere tutte le luci della casa per riuscire ad andare nella mia stanza senza morire di paura. Avanzai lungo il corridoio lugubre, sfilando davanti agli inquietanti dipinti di Blake. Finalmente raggiunsi la cucina. Accesi la luce e frugai nella credenza alla ricerca di qualcosa di integro. Uno degli sportelli conteneva diversi barattoli etichettati con dei nomi incomprensibili e ripieni di sostanze a me ignote che però reputai adatte alle pozioni che preparava mia nonna. Dopo svariate ricerche all'interno di cassetti e sportelli trovai una confezione di thè ancora non scaduta e decisi di prepararlo. Mentre aspettavo che l'acqua bollisse immaginai la faccia irritata di mia nonna se avesse potuto vedermi rovistare tra le sue cose.
<Non si tocca> avrebbe detto severamente rispedendomi nella mia stanza. Sorrisi a quel pensiero.
<Nemmeno tu riesci a dormire?> ebbi un fremito, Ettore mi aveva colto di sorpresa. Se ne stava sull'uscio della porta indossando nient'altro che il sotto di una tuta e mi guardava di sottecchi.
<brutti sogni> mormorai. Distolsi lo sguardo dalla perfezione che era il suo addome scolpito sorpresa che le ferite del giorno prima erano del tutto sparite senza lasciare segni. Mi concentrai nel versare l'acqua bollente in una delle vecchie tazze dipinte a mano che avevo trovato sepolte in una credenza.
<posso?> indicò una delle sedie traballanti della cucina. Annuii.
<vuoi del thè?>
<si grazie>
<e tu come mai sei sveglio?> chiesi mentre sciacquavo un'altra tazza da thè per offrirgliene un po'.
<brutti pensieri> tagliò corto anche lui. Sorseggiammo il nostro thè in silenzio. Gli concedevo qualche breve occhiata ammirata quando ero certa che non se ne sarebbe accorto anche se un paio di volte lo sorpresi a osservarmi. Ogni volta che accadeva mi rivolgeva un sorriso gentile e distoglieva lo sguardo.
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Venatrix
FantasyVittoria è una ragazza introversa e assolutamente normale, almeno così credeva. Quando suo fratello la costringe a tornare nella vecchia tenuta dei suoi nonni, emblema della sua infanzia triste, ove i quadri di William Blake l'hanno terrorizzata per...