Mi svegliai svariate volte a causa del susseguirsi di incubi e quando la luce del mattino iniziò a filtrare tra le tende della camera decisi di rinunciare a riprovare ad addormentarmi e mi alzai.
Anche per quella giornata Flaminia stabilì che ci saremmo dovuti allenare, stavolta però dotò Marco di una vecchia spada con la quale lo esortò ad esercitarsi a brandirla in caso di scontro diretto.
<se verrai colto di sorpresa non avrai tempo di recitare uno dei tuoi incantesimi, ma la spada dovrebbe aiutarti a prendere il tempo necessario per poterli fare e nel frattempo magari riuscirai pure ad uccidere qualcosa> spiegò con la sua solita voce dolce ma ferrea.
Quel giorno fu Celine a finire in coppia con me, battersi con lei era più difficile di scontrarsi con l'imponenza di Acai poiché riusciva a prevedere le mie mosse leggendomi nel pensiero. Solo quando come il giorno prima lasciai piena libertà al mio corpo riuscii a ottenere un vantaggio su di lei. Quando finimmo di allenarci Celine mi offrì una limonata e si venne a sdraiare sul prato accanto a me.
<preoccupata per domani?> le chiesi, lei scostò appena il braccio con il quale si copriva gli occhi schermandosi dal sole per potermi guardare, poi sorrise e tornò a rilassarsi.
<No, siamo in inferiorità numerica ma siamo molto più forti di loro> mi rassicurò. <siamo nate per distruggere quegli esseri niente può fermarci>
<nemmeno un demone?> Celine si puntellò sui gomiti e mi guardò seria. <non devi preoccuparti di quello, Flaminia è abbastanza potente da distruggerlo> sembrava sicura delle sue parole perciò mi rilassai copiando la sua posizione di poco prima.
<posso farti una domanda?> chiesi. Sentivo i deboli raggi del sole al tramonto sfiorarmi la pelle con i suoi toni rossicci, il prato era tiepido dopo una giornata di caldo afoso. La primavera era ormai giunta al culmine, lo si percepiva dal profumo dei fiori selvatici che spuntavano spontaneamente all'interno della radura, dal cinguettio degli uccelli che nidificavano sulle fronde degli alberi, ovunque mi girassi la primavera aveva attecchito incontrastata. Persino la villa dei miei nonni sembrava meno tetra immersa in quel contesto verdeggiante. Marco aveva ridato vita con un incantesimo alle siepi intorno la casa continuando quel lietmotiv di verde e vita. Ricordavo che la primavera era la mia stagione preferita quando ero piccola. Un anno una coppia di rondini aveva fatto il nido sul davanzale esterno della mia finestra regalandomi lo spettacolo meraviglioso della vita, riuscendo ad assistere alla schiusa delle uova. Avevo aiutato a nutrire i rondinini recandomi in città e facendo scorte di vermi freschi al negozio di pesca del vecchio signor Bruni, un uomo anziano e mezzo sordo, ogni volta mi riempiva un bicchiere di vermi e me lo faceva pagare pochi centesimi.
<puoi pormi qualsiasi domanda, anche perché in caso contrario la penseresti e non è forse la stessa cosa?> ridacchiò. Esitai un attimo poi decisi di parlare. <Come mai non puoi leggere i pensieri di Cornelia?> Celine si strinse nelle spalle.
<Come ti ha detto lei stessa si è fatta fare un incantesimo per celarmi i suoi pensieri.>
<ma perché?>
<lo fece diciotto anni fa.> spiegò <tua madre le aveva impedito di vedere Samael allora Cornelia decise di incontrarlo di nascosto, ma sapeva benissimo che io avrei intercettato i suoi pensieri.> sorrise amaramente.
<chi l'ha aiutata?>
<nessuna strega o sciamano avrebbe potuto fare un incantesimo così potente da bloccare il potere di una venatrix. È magia oscura. Flaminia pensa che fu Samael stesso a farle una specie di sortilegio.> fece una pausa per studiare la mia espressione. <i poteri demoniaci sono l'emblema del male, ti cambiano, ti rendono un po' più malvagia.>
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Venatrix
FantasyVittoria è una ragazza introversa e assolutamente normale, almeno così credeva. Quando suo fratello la costringe a tornare nella vecchia tenuta dei suoi nonni, emblema della sua infanzia triste, ove i quadri di William Blake l'hanno terrorizzata per...