- inner child -

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Taehyung si sveglia nel corpo di un bambino di tre anni; Jimin, invece, è un suo compagno di giochi

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Taehyung si sveglia nel corpo di un bambino di tre anni; Jimin, invece, è un suo compagno di giochi.

"Dov'è finito il mio animo da bambino? Quello puro e spensierato?"

➤ one-shot vmin;
➤ rating verde
➤ questa storia partecipa alla challenge "Nuovi Peter Pan" del profilo FanfictionIT


inner child

Un brusio mi invade le orecchie. Sembra provenire da alcuni bambini. Sì, un branco di bambini urlanti.

Subito dopo avverto qualcosa tirarmi il braccio. No, la mano. No, l'oggetto che sto stringendo nel mio palmo, per essere precisi.

Con un mugolio apro gli occhi e li sbatto più volte per mettere a fuoco ciò che sta accadendo attorno a me. Vedo un peluche dalla forma di un alieno che piano inizia a sfuggire dalla mia presa fino a quel momento ben salda.

Alzo il capo per poter constatarne l'artefice.

Un bambino piccolo - di si e no tre anni - dalle guance paffute, le labbra gonfie e i capelli chiari scompigliati in testa, mi sta rubando il peluche.

Ma... perché ho un alieno-pupazzo in una mano?

Quando il piccolo si porta al petto ciò che era di mia proprietà con un sorrisino compiaciuto, mi guardo la mano ormai libera. Spalanco gli occhi: dove sono finiti i venti centimetri che la costituivano? Abbasso, così, lo sguardo anche sul mio corpo. Sono seduto su una sediolina, ho una maglietta a righe blu e bianca, dei minuscoli jeans che però, nel mio corpo, sembrano enormi, e delle scarpette da ginnastica azzurre. Perché sembra che tutto si sia rimpicciolito?

«Ma che diavol-» mi blocco all'istante nell'udire la mia voce così alta e squillante. Io, Kim Taehyung, noto per il mio particolare timbro estremamente basso, - quindi un grande futuro cantante lirico, - perché ora ho un tono così acuto da farmi sembrare quasi un'oca? Che cosa sta succedendo?

Mi guardo intorno e vedo tantissimi bambini che corrono, giocano, urlano, piangono, ridono dentro questa stanza gigante piena di peluche, bambole, macchinine giocattolo con annesse piste per farle correre, e delle costruzioni. Sono in un asilo, è evidente.

Ritorno poi con lo sguardo dritto sul bambino biondo che stringe il mio peluche tutto contento, e mi si gonfia subito il petto per la rabbia. E' qualcosa che mi viene naturale: mi alzo dalla sedia con un piccolo balzo e spingo una spalla del bambino con una mano, riappropriandomi così di ciò che è mio di diritto. Lui cade col sedere a terra e inizia a frignare, ma io non mi faccio di certo intenerire: avverto un senso di egoismo che non credevo potesse far parte del mio carattere.

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