Fregio di Beethoven - Ostilità delle Forze Avverse

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Dentro la sua testa c'era un casino, un casino indecente, lurido, inafferrabile.

Non poteva esistere una contrapposizione tanto marcata, tra quel casino indecente dentro al cranio, attorcigliato e ingarbugliato, e quella freddezza, quella calma terrificante che emanava tutta la sua persona.

L'attenzione e il controllo che doveva mantenere ogni singolo istante della sua esistenza, quando si trovava in compagnia di altri, erano diventati quasi un'abitudine.

Quasi, perché lui la sentiva, dentro di sé, quell'oscurità opprimente, così viscida e angosciante. Lo faceva sentire come un uomo che, trovandosi circondato da tenebre spesse e dense, si mettesse a urlare, tanto disperatamente da far saltare le corde vocali, tanto da sfondare i polmoni e squarciare la faringe. Non era un urlo di tristezza o di disperazione, era un urlo di puro terrore, di orrore raccapricciante, generato dall'agghiacciante consapevolezza di non essere solo in quell'oscurità. Poteva percepire la presenza di una miriade di esseri nascosti dalle tenebre o che erano forse le tenebre stesse. Poteva sentirli intorno a sé, strisciargli accanto, viscidi e ripugnanti, sfiorargli le membra con il loro respiro gelido.

Certe volte aveva paura che se avesse perso il controllo, anche solo per un'istante, questa potesse iniziare a scivolargli fuori dagli occhi e dalle orecchie come torbido petrolio nero. Gli sarebbe colato lungo il viso, riempiendogli la bocca e il naso, facendolo affogare, strozzare, rantolare. Le persone avrebbero assistito a quello spettacolo rivoltante, avrebbero visto la sua anima malata sgorgargli fuori per come era davvero e sarebbero scappate in preda all'orrore, trattandolo come lo schifoso reietto che era.

La verità è che Will era bello, bello come solo le cose semplici possono esserlo. Con quegli zigomi alti ed eleganti, la carnagione chiara, ciglia lunghe e scure a celare gli occhi verde oliva. I capelli erano scuri, mossi, sempre disordinati, come se tutti i suoi pensieri ingarbugliati si impigliassero tra quelle ciocche indomabili. Sembrava uscito da un Caravaggio, tutto chiaroscuri, luce e oscurità.

Era alto, il che certo non aiutava a passare inosservato, sfuggiva alle occhiate tenendo lo sguardo basso, indifferente, le spalle curve e le mani in tasca. Sembrava distante, a volte si perdeva con lo sguardo nel vuoto, quasi imbambolato e poi, all'improvviso per un istante, sul verde dei suoi occhi calava un'ombra cupa, per poi scomparire così rapidamente da farti chiedere se ci fosse davvero stata.

Nessuno poteva intuire che dietro quel bel viso strisciassero pensieri tanto oscuri, che sentisse in continuazione quella voce nella sua mente che gli sussurrava "sei rivoltante, disgustoso" che gli faceva scendere un brivido lungo la schiena, spingendolo sempre più vicino al bordo del baratro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 31, 2021 ⏰

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