Seven Years

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Scritta in occasione del settimo anniversario della band.

Datata 23/07/2017


"Once I was seven years old my momma told me

Go make yourself some friends or you'll be lonely"

Niall Horan dalla vita non aveva mai preteso molto.

Una casa mediamente grande, una moglie e dei figli da accudire e magari due risate davanti ad un boccale di birra nelle grigie sere irlandesi mentre sbraitava a causa di una partita di calcio.

Poi, a diciassette anni, decise che voleva diventare famoso.

E magari anche più bello.

Ma era solo il sogno di un ragazzetto di Mullingar.

Insomma, voleva anche farsi Demi Lovato, non erano sogni che credeva realizzabili.

Poi era arrivato X-Factor, le fan, il successo. I soldi.

Ma soprattutto, erano arrivati gli amici. I suoi fratelli.

Nella comitiva della sua scuola era sempre stato il ragazzino amico di tutti e confidente di nessuno. Di indole buona e gentile, era apprezzato da ogni persona esistente al mondo ma il senso di appartenenza a qualcuno gli era sempre mancato.

Fino all'arrivo di Louis, Liam, Harry e Zayn. Erano la famiglia più bella del mondo. La sua famiglia.

Per cinque anni si erano protetti e spalleggiati, giorno dopo giorno avevano incassato insulti e pianto davanti ad uno stadio pieno di ragazze che urlavano il loro nome.

A questo pensava Niall, mentre sorseggiava la terza birra della giornata seduto sul divano, tenendo in mano una foto di loro cinque.

Pensava che quel periodo gli mancava da matti.

Non l'aveva mai voluta la pausa. Ma capiva il desiderio di liberà di un paio di loro e li amava abbastanza da cedere.

Quella decisione gli provocava ancora prurito e notti insonni, perché temeva che questo li avrebbe allontanati.

Ed il suo incubo si stava avverando.

Era il giorno del loro anniversario e stava andando tutto a rotoli.

Prima di separarsi si erano promessi di rivedersi almeno per quel giorno. Niall aveva chiesto un pranzo. Solo un pranzo, tutti insieme. Una volta l'anno. Insomma, non pensava di aver chiesto tanto.

Invece non solo l'avevano lasciato ad aspettare come un cretino in quel ristorante per due ore, ma non avevano avuto nemmeno l'accortezza di avvertirlo con una chiamata, un messaggio, un piccione viaggiatore.

Niente.

Dopo che la cameriera, per la quinta volta, gli aveva lanciato occhiate irritate, si era alzato, lasciando comunque una mancia, ed era tornato a casa a testa bassa.

Se n'erano dimenticati.

Non era il pranzo saltato o il mancato avvertimento ad aver fatto male.

Erano i messaggi non ricevuti. Il biondino si sarebbe accontentato anche solo di un "Auguri a noi" scritto senza faccine. E invece niente.

Sospirò pesantemente finendo il fondo della bevanda amara ed aprendosene una quarta.

Non era nemmeno lontanamente brillo, reggeva bene l'alcool.

Una lacrima triste e solitaria gli accarezzò la guancia mentre un senso di abbandono gli stava schiacciando le costole.

Gli mancava Harry con quei riccioli scuri che otturavano sempre la doccia del bus ad ogni tour. Gli mancava l'odore terribile delle tisane che faceva bere a tutti prima di ogni esibizione perché "Aiutano le corde vocali". Gli mancavano le sue camice così colorate che avevano iniziato a scambiarsi nell'ultimo anno. Gli mancava il suo sorriso dolce e le sue lasagne.

Raccolta One-Shot (Larry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora