« quando Seb ha conquistato la Pole

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Le Q1 erano filate lisce senza troppi intoppi per i piloti Ferrari; sapevano bene che nel tracciato le vere avversarie erano le Red Bull, con un Max Verstappen competitivo dall'inizio del week-end di gara. Aurora se ne stava appollaiata su uno dei seggiolini al muretto della Scuderia, osservando lo schermo e tentando di capire qualche informazione in più dagli sguardi e dalle parole sussurrate dai tecnici o dagli ingegneri di pista. Anche le Q2 andarono bene per Sebastian, che riuscì alla fine a conquistare la Pole Position con un nuovo record della pista, regalando la partenza dal palo agli italiani, che la mancavano dal 2001 su questo tracciato. « Grande Seb, sapevo che ce l'avresti fatta! Ed è anche record di pista. » Il tono di voce di Maurizio Arrivabene tradiva quel sorriso trattenuto sul viso: era entusiasta del suo pilota e dalla macchina che erano riusciti a progettare.

« Grazie ragazzi, e sempre forza Ferrari! » Si mise a canticchiare un motivetto incomprensibile alla radio, e Aurora a quel punto proprio non riuscì a trattenersi dal levarsi le cuffie dalle orecchie ed alzarsi, correndo verso la parte del Paddock dove si sarebbe fatta la foto di rito dei primi tre piloti della lista dei tempi. I suoi occhi cercavano quelli del fratello maggiore, ma un paio di pozze bluastre li catturarono per primi; con un piccolo cenno del capo, la mora salutò Max dalla folla sistemata dietro alle transenne, riuscendo a cogliere il suo gesto di risposta. L'olandese era arrivato terzo dietro a Bottas, e la delusione appariva evidente: non lo si poteva biasimare, dopo le prestazioni esaltanti che la sua Red Bull era stata capace di fare durante le sessioni di prove libere. La piccola Vettel osservò i tre piloti mettersi in posa per la fotografia, incapace di trattenere un sorriso pienamente soddisfatto del fratello maggiore: era così fiera di lui.

[...]

Mi devi una cena.

E perché mai?

Mi hai gufato contro 🙃

La giovane Vettel aprì le labbra in un sorriso divertito leggendo la risposta di Verstappen alla sua domanda; infondo le dispiaceva anche che non fosse riuscito a concretizzare l'impegno che aveva dimostrato durante quelle giornate... ma avrebbe sempre scelto Seb. Oltre tutto e tutti, avrebbe sempre preferito il bene di suo fratello -sangue del suo sangue- a quello suo e degli altri. « Guarda che mi aspetto un sì come riposta. » La voce di Max la colse di sorpresa, tanto che voltò il capo all'improvviso, osservando la figura del ragazzo avvicinarsi, prima di prendere posto accanto a lei sulla panchina in riva al fiume.

« Max! » Aurora si appoggiò una mano al petto, abbassando sulla coscia coperta dai pantaloni quella che invece stringeva tra le dita il suo cellulare. « La finisci di spaventarmi ogni volta? » Lo vide sbuffare sonoramente -tutto pur di farsi notare da lei- e sistemarsi il cappellino con la visiera sul capo e puntare lo sguardo davanti a loro.

« Che ci fai qui? » La risposta per la ragazza era scontata: era la sua prima volta lì a Montreal, e aveva deciso di cogliere al volo l'opportunità di visitarla in un tour de force. Il fiume San Lorenzo era stata la cosa da cui aveva deciso di cominciare. Sollevò le spalle, le labbra distese in un'espressione di serenità impagabile.

« Non trovi sia stupendo? » Fece un piccolo cenno con la testa, indicando tacitamente l'acqua calma del fiume scorrere sul terreno umidiccio, circondando qualche anatra. Non si accorse che, in quel momento, Max aveva ripreso a guardarla.

« Sì. » Assorta nei suoi pensieri, la giovane non si accorse nemmeno che il pilota l'aveva osservata per un momento prima di sospirare e tornare a concentrarsi sul fiume. Non aveva potuto fare a meno di farlo: forse quella maledetta scommessa fatta con Charles si era rivelata per davvero qualcosa di più profondo... forse si stava innamorando sul serio di Aurora Vettel. E forse si stava solo prendendo in giro, usando ancora tutti questi "forse", quando nel suo cuore la risposta a quei dubbi era già scritta da tempo. « Esci con me. » Era una domanda, una richiesta, ma nel suo tono di voce non trasparì nessuna insicurezza, anzi: l'espressione sul viso era seria e decisa, quasi concentrata. La mora finalmente si voltò, e i suoi occhi misero a fuoco la figura di Max accomodata verso di lei. Aveva le labbra schiuse in un piccolo sorriso a metà tra il divertito e l'incredulo: con che coraggio e con che sfacciataggine le aveva appena chiesto un appuntamento? Dopo tutto il casino che aveva combinato la prima volta? Aspettò qualche secondo prima di proferire parola, il giusto per essere certa che non la stesse prendendo in giro.

« Ma tu non ti arrendi proprio mai, eh. » Si lasciò scappare una smorfia, prima di seguire a ruota Max in una risata spontanea. Era quasi esasperata dalla sua insistenza, dalla faccia tosta che stava dimostrando in una situazione simile; era come se il suo cervello avesse completamente azzerato il loro passato, per quanto breve e insignificante potesse apparire agli occhi degli altri.

« Lo prendo come un sì, allora. » Ne poteva valere la pena? Rischiare di rimanere nuovamente delusa dal pilota della Scuderia Red Bull era molto probabile, e sicuramente avrebbe fatto male come la prima volta... se non di più. Ed era pronta a rifiutare -doveva pensare a se stessa, una volta tanto- ma un piccolo germe si insediò nella sua mente: sarebbe stata l'occasione giusta per chiarirsi le idee, per capire cosa provava (se provava davvero qualcosa) nei confronti di Max... e di Leclerc.

« Va bene. » Annuì, dopo aver risposto con un tono di voce tanto calmo da sembrarle surreale per come si stava sentendo in realtà dentro, nelle viscere; era scombussolata, incapace di intendere e volere, trasportata dall'onda di un ottimismo e di un entusiasmano che -ora- portavano il nome ed il cognome di Max Verstappen. Era di lui che aveva bisogno adesso.

Polaroid - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora