« quando mi hai salvata dall'asfalto

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Aurora non era mai stata una persona rancorosa; permalosa nei limiti umani, aveva sempre cercato di non farsi condizionare troppo dalle azioni che gli altri commettevano e che potevano danneggiarla. Tendeva sempre a cercare il lato buono e positivo nelle persone con cui aveva a che fare; aveva fatto così anche con Max Verstappen, prima di scoprire che le aveva chiesto di uscire solo per sfamare la sete del suo ego. Probabilmente. Insomma: non era sicura al cento per cento che le cose fossero davvero andate in quel modo, che Charles le avesse detto la verità o che si fosse semplicemente preso gioco di lei. La giovane Vettel non sapeva più a chi credere; e in quel momento avrebbe volentieri avuto bisogno di un'amica come Grace -che conosceva abbastanza bene entrambi i piloti- al suo fianco, ma la mora era troppo occupata a provare vestiti su vestiti per il matrimonio, trascinandosi dietro un Lewis Hamilton non particolarmente entusiasta.

« Ehi, terra chiama Aurora! » La voce di Sebastian la risvegliò dai suoi pensieri, e il suo corpo minuto si mosse in uno scatto alla vista della mano del tedesco scuotersi davanti agli occhi.

« Ehi sì, scusa, ci sono. » Rispose, quasi spaesata, quasi accorgendosi solo ora di dove si trovasse e di cosa stesse facendo. Il fratello l'aveva convinta ad accompagnarla ad un'intervista per l'emittente monegasca di Formula1: il che significava che se ne sarebbe stata seduta in una seggiolina a giocare con il cellulare fino a quando la noia l'avrebbe sopraffatta e costretta ad alzare il culo e prendersi una pausa. E così andarono le cose: per una decina di minuti resistette, ma poi dovette fare i conti con il caldo che si percepiva nella stanza, con i continui cameraman che girovagavano noncuranti della gente, e con la pancia che cominciava a brontolare per l'appetito di metà pomeriggio.

« Quindi Sebastian, credi che la Ferrari possa arrivare alla conquista del Titolo Mondiale quest'anno? » L'intervistatrice gli rivolse l'ennesima domanda sentita e risentita, e Aurora comprese che avrebbe fatto meglio ad andarsene da lì pur di non morire di noia. Sollevò un braccio in direzione del fratello e, nonostante non fosse sicura di essere stata vista da Seb, si alzò dalla sedia, girò i tacchi ed uscì dallo studio televisivo. Le strade di Monaco le piacevano, e in quella settimana aveva imparato ad amare la costa e i negozietti stipati lungo di essa; era sicura di aver intravisto anche una gelateria artigianale nei dintorni, quindi non ebbe ripensamenti sulla decisione di andarne alla ricerca, pregustandosi già un doppio cornetto alla gianduia e pistacchio. Con sollievo, non ci mise poi molto a individuare l'insegna tanto agognata, ma un sospiro di delusione si levò dalla gola non appena i suoi occhi vennero a contatto con una folla di gente raggruppata intorno all'entrata. E questi? Possibile che il gelato fosse talmente buono, in quel negozio? Eppure era certa che l'ultima volta non ci fossero state così tante persone. Scorse dei flash, e rumori di foto scattate nella fretta di un attimo. Si avvicinò piano e cercò di farsi spazio tra la folla con le spalle, mentre con la mano destra si teneva ben stretta la borsa a tracolla che portava.

« Mamma mia quanto cazzo è figo! » Aurora si voltò, notando il piercing al naso della ragazza bionda che aveva appena parlato a quella che doveva essere un'amica, in piedi a fianco a lei.

« Figo e anche libero, ora! » Le vide ridacchiare, sistemandosi con cura i capelli.

« Ti prego, una foto! » La mora si accorse che c'era davvero di tutto: da ragazze a cui non avrebbe dato più di una ventina di anni a bambini accompagnati dai genitori... e non riusciva a capirne a fondo il motivo. La gente intorno a lei cominciava ad aumentare, e a stringerla in una morsa sempre più stretta, e il respiro le sembrò quasi mancare. Maledetto il momento in cui aveva deciso di ficcare il naso! Non poteva semplicemente andare in un'altra gelateria? Che idiota. Abboccò, come se fosse in apnea sott'acqua, e quasi non si accorse subito dello spintone che qualcuno da dietro le diede, facendola sobbalzare in avanti in maniera scomposta. I piedi presero ad avanzare di due passi in maniera scoordinata, e nel momento in cui entrambi persero il contatto con il terreno, Aurora già si stava immaginando quanto doloroso sarebbe stato il contatto con l'asfalto, di quanti soldi avrebbe dovuto spendere per una ricostruzione dentaleCazzo. Invece non accadde nulla, nulla di ciò che si era immaginata. Aveva chiuso gli occhi per la paura dell'impatto, ma quando li riaprì rimase di sasso: niente grigio del cemento, ma solo un morbido tessuto biancastro e un paio di braccia che le abbracciavano la vita.

« Tutto bene, cherie? » Bastò quell'unica parola per farle comprendere meglio la situazione in cui si era cacciata. Quella voce, che le era arrivata all'orecchio quasi come un sussurro pieno di ironia e sorpresa, apparteneva a Charles Leclerc. Che, a quanto pareva, l'aveva appena salvata da un contatto faccia a faccia con l'asfalto del marciapiede, accogliendola tra le sue braccia.

« Guarda che se mi volevi stare così vicina bastava chiedere, eh. » Tra le persone intorno era piombato il silenzio, ma solo per pochi secondi: una serie di bisbigli e sussurri riempirono l'aria, e progressivamente tornarono a diventare urla e strilli. Aurora deglutì, prima di riprendere possesso del suo corpo e rialzarsi, con l'intento di allontanarsi da Charles, che invece resistette, stringendo ancora il suo corpo e portandola vicino a sé. E questo gesto non fece che aumentare il rumore ed il chiasso della folla.

« Quindi hai lasciato Giada per lei, Charles? » La giovane Vettel cominciava a capirci sempre meno, e i suoi occhi vagavano impanicati dagli estranei alle sue spalle al volto di Leclerc,  proprio davanti al suo viso, coperto dal solito paio di occhiali scuri. E in quel momento, una strana sensazione di curiosità le impossessò il corpo: chi era Giada? Forse la sua ragazza... o ex ragazza?

« Come vi siete conosciuti? » Le domande da parte della gente continuavano ad aumentare, e da dietro Aurora percepiva i flash dei cellulari scattare numerose fotografie dei due ragazzi; e mentre lei era nel panico, facendo di tutto per nascondere la faccia nel petto del monegasco (suo fratello l'avrebbe ammazzata per aver combinato l'ennesimo casino!), il pilota dell'Alfa Romeo aveva le labbra distese nel sorriso di chi vuole essere cortese ma che allo stesso tempo non ha la minima voglia di rispondere a delle domande così personali.

« E Sebastian Vettel lo sa che state insieme? » Senza nemmeno accorgersene, Aurora aveva chiuso gli occhi, e ora stava stringendo con la mano il tessuto della maglia di Charles all'altezza del suo petto, in preda all'imbarazzo. E lui sembrò accorgersene, tanto che lasciò scivolare una mano dalla presa sul suo fianco, portandola a quella chiusa a pugno della ragazza e intrecciandone le dita con le sue.

« Mi dispiace ragazzi, ma dobbiamo proprio andare! » E con ciò -con tanto di sorriso e saluto alla folla- Charles Leclerc trascinò la mora con sé all'interno della gelateria, lasciandola andare solamente per chiudere la porta d'ingresso alle loro spalle.

Polaroid - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora