30 Gennaio 1891 - Pomeriggio
Entrando in un obitorio, si ha l'impressione di accedere ad una dimensione diversa dalla realtà - o almeno, è quello che ha sempre pensato Harry.E' come un limbo. Un luogo in cui sostano i corpi, tra l'istante della morte ed il momento dell'esposizione nella camera ardente: è il periodo di transizione in cui un corpo muta persino giuridicamente, passando dallo status di salma a quello di cadavere.
Quando il morgue del St. Bartholomew gli si schiude dinanzi - scesa l'infinita scala di marmo - ad Harry sembra di vivere in un incubo messo in pausa, dove tutto è fisso, statico, immobile di un'immobilità innaturale. Si guarda meglio intorno: non è nemmeno male, come obitorio, quello del Barts. E' tutto sommato ben tenuto, abbastanza illuminato grazie alle lampade ad olio appese alle pareti grigie, con i soffitti alti che lasciano prendere respiro: Harry respira.
L'odore che gli s'intriga nelle narici - dove è destinato a rimanere per giorni - è però lo stesso di qualsiasi obitorio in cui sia mai stato. E' pungente e al contempo dolciastro, di sangue e liquido cerebrale, ed è l'odore della morte, l'odore delle anime.
Dopo aver lasciato cappotti e cappelli all'ingresso, percorrono il corridoio in silenzio, quasi con riverenza, e giungono ad una piccola stanza che Harry riconosce essere lo studio dell'eventuale medico legale responsabile: una scrivania ed una vecchia sedia, libri alle pareti, strumenti vari, e un bello strato di polvere ovunque.
"Dio mio, Lee impazzirebbe..."
"Come sta Lee, Harry? Come state voi?"
La domanda di Abberline lo coglie di sorpresa, ma al contempo lo riempie di gioia: Fred è uno dei pochi ad averlo sempre accettato nonostante la sua omosessualità (e che diavolo!) ed è anche uno dei pochi che Lee riesce a tollerare per più di tre minuti, senza che finisca con il prenderlo a male parole. Sorride pensando al suo fidanzato brontolone.
"Ce la caviamo. Lee lavora ancora con sua madre nel loro negozio di thè, quello vicino a Piccadilly, hai presente? Gli affari non vanno benone, ma tra il mio stipendio ed il suo riusciamo a sbarcare il lunario. Abbiamo comprato un piccolo cottage. Niente di che eh, ma per noi è perfetto. Sono... Siamo contenti Fred, davvero contenti, nonostante tutto."
Fred sorride di rimando e gli batte una pacca sulla spalla: "Ed io sono contento per voi, 'Ry, vi meritate un po' di tranquillità. E' da tanto che non vedo Lee, ora che ci penso... Mi farebbe piacere venirvi a trovare, dopo che tutta questa storia sarà finita. Sempre che tu me lo permetta, è ovvio."
"Certo Fred, certo." La voce di Harry trema dall'emozione. Quanto gli vuole bene a quello stronzetto di un piedipiatti.
"Signori, buongiorno!"
A parlare era stato l'uomo sulla quarantina materializzatosi dal nulla, con i capelli biondi perfettamente pettinati e le sopracciglia monumentali; gli occhi azzurri attenti sul volto cesellato.
"Sono il dottor Edwin Smith, e sono a capo dell'obitorio del Barts da ormai già tre anni. E' un piacere fare la vostra conoscenza, Ispettore Abberline e, Dottor Zoe! Ho sentito molto parlare di lei."
"M'immagino, cosa avrà sentito..." Borbotta Harry, mentre gli stringe la mano.
Smith lo fissa intenso: "Nient'altro se non lodi e parole gentili, mi creda Dottore: non tutti hanno dimenticato cosa ha fatto per questa città, e per la Scienza. Non a caso si sono rivolti a lei."
Harry vorrebbe quasi mettersi a piangere. Era da così tanto tempo che qualcuno non riconosceva il suo valore, che stenta a credere alle sue orecchie: ama già quest'omone.
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The Autopsy of Ciel Phantomhive
Fanfiction| Canon Divergence - Time Skip - hints of SebaCiel | Quando gli fu comunicato che sarebbe stato proprio lui l'incaricato ad effettuare l'autopsia del defunto rampollo di Casa Phantomhive - deceduto in circostanze ancora sconosciute, all'età di quind...