La fredda brezza della sera scivolò nella stanza e le bianche tende semitrasparenti danzarono al ritmo di una melodia silenziosa. Un colpo di vento più forte fece sbattere la finestra semichiusa.
Yugi aprì gli occhi lentamente e si mise a sedere. Doveva aver dormito davvero profondamente, perché impiegò qualche secondo a mettere a fuoco l'ambiente all'intorno, appena rischiarato dai raggi d'argento della luna. Lui e gli altri si trovavano in Egitto da quasi una settimana, ospiti degli Isthar in una splendida villa lungo il Nilo a soli pochi chilometri dal centro abitato di Luxor.
Il ragazzo si strinse nelle spalle. A dispetto delle giornate calde e assolate le notti erano davvero fredde. Ma non era stato lo sbattere della finestra, né il vento freddo a destarlo. D'istinto abbassò lo sguardo sul puzzle che gli pendeva lungo il collo e sfiorò con i polpastrelli la superficie fredda e metallica che al chiaro di luna sembrava avere acquistato una colorazione platino. Il Faraone era inquieto, lo era da quando erano sbarcati all'aeroporto pochi giorni prima, ma quella notte lo era più del solito. Yugi sorrise appena. Non vi era da meravigliarsi. Erano giunti sin lì affinché lui potesse recuperare le memorie del suo passato e, finalmente, il giorno successivo avrebbero raggiunto la sua tomba che la famiglia Isthar aveva custodito per millenni, generazione dopo generazione, solo in attesa di quel momento. Yugi era certo che una volta lì le sorprese non sarebbero finite, al contrario. Il suo sorriso si fece più luminoso.
Scusami, Yugi, non volevo svegliarti.
La voce di Yami giunse alle sue orecchie come un sussurro caldo. Yugi sbatté le palpebre e raddrizzò la schiena non appena notò la consueta figura semitrasparente dell'altro seduta sul materasso, le gambe accavallate e il sorriso rassicurante.
Scosse il capo. –Non devi preoccuparti. Posso immaginare il tuo stato d'animo. –
Yami annuì di rimando, ma il suo sguardo si fece subito pensoso vagando dal pavimento in marmo ai movimenti lenti delle tende.
-Forse una passeggiata e un po' di aria fresca farà bene, non credi? – suggerì Yugi. Era particolarmente assonnato, le giornate calde dell'Egitto erano decisamente stancanti per chi non vi era abituato, ma se concedere al Faraone un po' d'aria fresca poteva servire a tranquillizzarlo, a conti fatti ci avrebbero guadagnato entrambe.
Questa volta fu l'altro a sobbalzare.
Non voglio rubarti ore di sonno.
-Non riuscirei comunque a dormire -, lo rassicurò.
Il Faraone rifletté per qualche secondo, poi annuì e la sua sagoma lattiginosa svanì.
L'Udjat sul puzzle palpitò di una luce dorata.
***
La villa era deserta e silenziosa, ovviamente stavano tutti dormendo dato che era notte fonda e questo lo incentivò a camminare in punta di piedi, benché i tappetti contribuissero ad attenuare il suo già leggero passo. Si rese conto di avere davvero bisogno di aria fresca quando raggiunse il terrazzo. Fu come uscire da una bolla e tornare a respirare dopo infiniti giorni di apnea. Da quando erano giunti in Egitto si era rifiutato di uscire dal puzzle. Rivoleva indietro i suoi ricordi e la sua vita prima di posare di nuovo gli occhi sulla sua terra, fare diversamente gli era sembrato...sbagliato. Tuttavia l'offerta di Yugi era stata troppo allettante e, infondo, rimanere chiuso nel puzzle nello stato d'agitazione in cui si trovava non giovava a nessuno dei due.
E poi, pensò, è troppo tardi perché qualcuno abbia la nostra stessa idea e venga a disturbarmi.
L'aria fresca lo investì in pieno costringendolo in un primo momento a stringersi nelle spalle e massaggiarsi le braccia in cerca di calore. Senza rendersene conto aumentò il passo e raggiunse la balaustra bianca del terrazzo, attirato dal paesaggio dormiente che si dispiegava all'orizzonte come una falena è attratta dalla fiamma danzante del fuoco.
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Un'ampia distesa d'acqua ci separa e il coccodrillo attende sulla riva
Фанфик-Non ho tempo da perdere a coniare delle risposte che ti aggradino. Tanto meno a notte fonda. - Lo fissò intensamente. - Sono qui perché io ho deciso di venire. - Disse calcando bene su quell' "io". Yami strinse i pugni, irritato. Le parole arrogant...