𝑸𝒖𝒂𝒕𝒕𝒐𝒓𝒅𝒊𝒄𝒊 𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒅𝒐𝒑𝒐

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L'orologio della stazione di Kings Cross non aveva smesso un solo secondo di fare quel suo repentino suono metallico.
Il suo tic toc continuo mi dava fastidio, ma in confronto alla gente non era nulla.

Avevo chiuso la portiera dell'auto con velocità, aiutando Eleonora  a trasportare con una sorta di carrellino il suo baule e il suo gufo.

Quel meraviglioso rapace le era stato regalato da suo padre il suo primo anno ad Hogwarts. Lei n'era rimasta talmente entusiasta che a momenti non riuscivo neanche io a trattenere la mia emozione.

Vedere il suo sorriso smagliante in viso, coronato da una lunga cascata di capelli rossi e ondulati era una delle cose più belle che i miei occhi avessero mai visto.
Ed era in quei momenti che mi ricordava tanto suo padre.

Fred era sempre stato così: sorridente e pieno di allegria. Metteva il buon umore e sapeva tirarti su il morale. Invidiavo la sua capacità, di cui ero privata a volte, di trovare il lato positivo in ogni situazione.

Per essere una quasi quattordicenne, Eleonora era molto intelligente e matura.
Era più grande dei suoi cugini di qualche anno, era vero, ma era strabiliante.

«Mamma, avanti! Non voglio fare tardi» mi ripeté quasi correndo verso il binario 9¾. Io la seguivo a ruota per evitare di perderla in mezzo alla folla.

Coi tacchi che mi ritrovano non era esattamente la sensazione migliore del mondo, ma sempre meglio di perdere l'unico treno che portava alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Era passato molto tempo dall'ultima volta che avevo preso quel treno dalle pareti metalliche rosso scuro, anzi, era parecchio tempo che non mettevo piede ad Hogwarts.

Il castello per me aveva rappresentato una casa molto più di quanto lo avesse fatto la casa di zio Joseph o il poco tempo passato a Grimmauld Place.

Ai tempi non mi piaceva la mia vita. La trovavo noiosa e terribile che a persarci mi spuntava un sorriso amaro sul viso. Hogwarts era diventata tutto.

«Mamma, c'è la zia Hermione e lo zio Ron, e anche lo zio Harry e la zia Ginny» Eleonora mi richiamò, tirando di poco la manica della mia camicetta lilla.
Annuii con la testa e insieme ci avvicinammo agli altri.

«Caroline!» Hermione appena mi vide sorrise ampiamente, venendomi incontro.

La ragazza dai capelli ricci e corti, si mostrava in tutto il suo splendore, con un tailleur gessato grigio. La sua chioma era raccolta in uno chignon un pò scombinato, ma che le donava molto.

Vedendola, il suo aspetto non era cambiato per nulla, ma Ron, lui aveva sicuramente qualcosa di diverso.

Mio cognato Ronald Weasley aveva mantenuto un taglio di capelli che aveva al suo sesto anno, ai tempi della relazione con Lavanda Brown, ma il suo fisico era cambiato.

Sotto quella giacca è la camicia si intendeva che avesse qualche filo di pancia in più, ma ovviamente la cosa non faceva impressione data la sua altezza.
Ogni volta pensavo che se fossi stata io ad essere un pò più tonda si sarebbe immediatamente notato.

Harry, invece, era il suo totale opposto.
Era sempre stato e continuava ad essere mingherlino e aveva un fisico molto più asciutto rispetto al suo migliore amico.
Se ci pensavo, il suo aspetto era lo stesso di quando lo avevo conosciuto.

L'unico dettaglio che poteva mettere in mostra il suo non essere più un ragazzo nel pieno della sua adolescenza erano le righette ai lati degli occhi e della bocca.

Anche Ginny, tutto sommato non era cambiata più di tanto. La mia migliore amica, subito dopo la battaglia aveva deciso di dare un taglio ai capelli, facendoli corti sulle spalle, mentre il suo fisico da giocatrice di Quidditch era più che evidente.

Ai miei occhi sarebbe rimasta, però, quella ragazzina timida e un pò insicura di sé che aveva sorpreso me e Fred a baciarci nella camera del dormitorio. Quella che quasi ci proibiva di qualsiasi atto in pubblico per il troppo imbarazzo.

«Hermione!» ricambiai il sorriso della giovane, felice di vederla.
Nonostante fossero passati solo pochi giorni dalla fine nostra estate insieme a casa Weasley, mi era mancata, così come Ginevra.

La rossa venne ad abbracciarmi anch'essa, lasciando al marito la piccola Lily, la quale metteva piede su quel treno per la prima volta.

La bambina non era molto sicura, anzi si mostrava con una grande timidezza e non ne parlava apertamente. Spesso si rivolgeva a me o allo zio Ron, coloro che avevano un legame più stretto con lei.

«È nervosa?» domandai.
«Sì. Mi ha detto che non è riuscita a dormire bene ieri notte; spero possa riposare prima di arrivare» mi confessò sua madre.

«Zia Caroline!» mi chiamò, così mi avvicinai a lei.
«Che c'è tesoro?»
«Com'è Hogwarts?»

Com'era Hogwarts?
«Hogwarts dici? Beh...Hogwarts sarà la tua seconda casa. Ti piacerà un sacco stare lì e ti farai degli amici strepitosi, ne sono sicura.»

La bambina si prese di coraggio. Dopo aver salutato tutti noi, si addentrò in quel lungo corridoio del treno, seguendo i fratelli e i cugini più grandi.

Lanciai un piccolo sguardo ad Eleonora per poi avvicinarmi al finestrino della sua cabina.

«Pronta per il nuovo anno campionessa?»
«Sì, mamma. Non vedo l'ora di tornare ad Hogwarts!»
«E perché saresti così felice?»

Eleonora non parlò subito. Invece lanciò uno sguardo verso il figlio di Remus Lupin, arrossendo subito dopo.

«Non preoccuparti tesoro. Con me il tuo segreto è al sicuro» le feci l'occhiolino.
«Non dirlo a papà. Non voglio che lo sappia.»
«D'accordo, allora aspetterò che sia tu a farlo, va bene.»

Un sorriso spuntò sul suo viso, prima che la sua testa tornasse dentro la cabina e la finestra chiusa.
Il treno parti pochi minuti dopo per Hogwarts.

 ➣ The daughter of Sirius Black ²Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora