Lei è una brigantessa affascinante una delle donne che per me e per altri e stata un grande esempio per quello che ha fatto e che ha combattuto con le unghie e con i denti.
Parliamo un' po della sua vita.
Nata poverissima a Caspoli, frazione di Mignano Monte Lungo, nella provincia di Terra di Lavoro, oggi in provincia di Caserta, ebbe un'infanzia disagiata. Insieme al fratello[1] infatti, secondo una nota del sindaco di Mignano, Michelina si rese protagonista sin da piccola di piccoli furti ed abigeati nel circondario di Caspoli. Nel 1861 sposò Rocco Zenga, che morì l'anno seguente lasciandola vedova. Nel 1862 conobbe Francesco Guerra, ex soldato borbonico e disertore verso l'esercito italiano, il quale si diede alla macchia aggregandosi alla banda di Rafaniello, fino a diventarne capo nel 1861 alla morte di costui. Michelina ne divenne la donna e in seguito lo raggiunse in clandestinità, come testimoniato in un interrogatorio del brigante Ercolino Rasti nel 1863. Secondo alcuni, i due si sposarono nella chiesa di Galluccio anche se non c'è registrazione dello sposalizio, ma vi sono alcune testimonianze nelle carte processuali relative all'interrogatorio dell'11 maggio 1865.Il ruolo di michelina della banda essa ne divenne un elemento di spicco e fu stretta collaboratrice del suo uomo e capobanda. Di ciò si ha chiara notizia dalla testimonianza dello stesso Domenico Compagnone, che nell'interrogatorio aggiunge: La banda è composta in tutto di 21 individui, comprese le due donne che stanno assieme a Fuoco e Guerra, delle quali quella di Guerra è anch'essa armata di fucili a due colpi e di pistola. Della banda [solo] i capi sono armati di fucili a due colpi e di pistole, ad eccezione dei due capi suddetti che tengono il revolvers[3]. Dunque non solo Michelina Di Cesare fece parte effettiva della banda, ma dalle armi che portava se ne ricava che fu una dei suoi capi riconosciuti.
La tattica di combattimento della banda era tipicamente di guerriglia, con azioni effettuate da piccoli gruppi che, concluso l'attacco, si disperdevano alla spicciolata per riunirsi in seguito in punti prestabiliti.
Fece del frattempo rapine e saccheggi. Nel 1868 fu inviato in quelle zone il generale Emilio Pallavicini di Priola con pieni poteri per dare una stretta decisiva alla lotta contro il brigantaggio. All'azione armata il Pallavicini seppe efficacemente aggiungere le ricompense per le delazioni e le spiate, e fu proprio una spia che fece sorprendere nel sonno Michelina e il suo uomo. La donna venne prima ferita dal medico del Battaglione mentre tentava di fuggire, per poi essere finita da un gruppo di soldati.I loro corpi, messi a nudo, furono esposti nella piazza centrale di Mignano a monito della popolazione locale.
Pensiero dello autore : io autore penso che del corso della storia del sud ci sono stati tanti eroi spesso sottovalutati i briganti sono dei ladri e assasni ma del risorgimento ci sono dei gruppi di persone che venivano chiamati briganti anche se in realtà erano dei partigiani Come Michelina non soppurto cme abbino ammazzata e tagliata la testa.
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La lotta del sud dei briganti
Narrativa StoricaQuesto libro racconta ogni pagina di tutti quelle persone che hanno dato la propria vità per il nostro sud.