Il Brigante Cattivo Ma Buono

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In questo racconto parleremo di un brigante molto conosciuto e anche il mio preferito, racconto di nteremo la sua vita e la sua storia.
Figlio di Domenico Summa e Anna Coviello, Ninco Nanco (il cui soprannome apparteneva alla famiglia paterna), nacque in un ambiente familiare disagiato e con diversi problemi con la legge. Suo zio materno, il bandito Giuseppe Nicola Coviello, morì carbonizzato in una capanna di paglia dove si era nascosto per sfuggire alla polizia borbonica[3] (dopo la sua morte, venne ricordato con il nomignolo di Cola Arso). Uno zio paterno, di nome Francescantonio, scontò dieci anni di reclusione per aver picchiato un gendarme borbonico e, uscito di galera, scappò in Puglia dopo aver ucciso a pugnalate un uomo per una questione di gioco, lavorando come garzone alle dipendenze di un possidente di Cerignola ma si diede ben presto alla macchia avendo ucciso il massaro.[3]

Suo padre, benché un onesto contadino, aveva problemi di alcolismo, mentre una zia e una delle sue sorelle erano dedite alla prostituzione.[4][5] Ancora ragazzino, Giuseppe iniziò a lavorare come domestico presso un notabile, Giuseppe Gagliardi, e più tardi come guardiano di vigne. All'età di 18 anni, sposò una ragazza chiamata Caterina Ferrara, orfana di entrambi i genitori, dalla quale non ebbe figli. Il matrimonio durò 2 anni. In età giovanile, fu spesso protagonista di liti furiose, in una delle quali ricevette un colpo di ascia alla testa che non gli fu fatale. Un giorno, venne pestato e pugnalato ad una gamba da alcune persone. Il pestaggio lo costrinse a tre mesi di convalescenza. Giuseppe, anziché denunciare l'accaduto alla polizia, preferì la vendetta personale. Qualche mese dopo, uccise uno dei suoi aggressori a colpi di ascia.

L'omicidio gli costò dieci anni di carcere a Ponza, ma riuscì ad evadere nell'agosto 1860. Recatosi a Napoli, tentò di arruolarsi nell'esercito di Giuseppe Garibaldi per poter ricevere la grazia ma fu scartato. Tentò la stessa cosa sia presentandosi a Salerno da Nicola Mancusi, comandante della colonna insurrezionale di Avigliano, e sia facendo domanda di arruolamento nella Guardia Nazionale ma entrambi gli esiti furono negativi. Costretto al brigantaggio, Ninco Nanco iniziò a vivere di rapine e furti, rifugiandosi nei boschi del monte Vulture. Il 7 gennaio 1861, incontrò Carmine Crocco, del quale divenne uno dei più fidati subalterni. Il brigante aviglianese, assieme a Crocco, partecipò a numerosi saccheggi, conquistando prima tutto il Vulture, senza mai riuscire a prendere la sua città natia, Avigliano[7], poi gran parte della Basilicata, spingendosi fino all'Irpinia e alla Daunia. Si distinse soprattutto nella battaglia di Acinello, comandando la cavalleria dei briganti e dimostrando la sua padronanza in campo bellico. Non esitava ad aggredire le famiglie borghesi, ricorrendo al sequestro, all'omicidio e alla devastazione delle proprietà in caso di mancato sostegno. Ninco Nanco era legato con una brigantessa chiamata Maria. Nel gennaio 1863, Ninco Nanco e alcuni membri della sua banda uccisero brutalmente il delegato Costantino Pulusella, il capitano Luigi Capoduro di Nizza e alcuni suoi soldati, dopo che Capoduro, sperando di indurre il brigante alla resa, si era avviato con i suoi uomini nel bosco di Lagopesole. I loro corpi furono trovati il giorno dopo. L'attività di Ninco Nanco iniziò a perdere forza l'8 febbraio 1864, quando la sua banda fu decimata presso Avigliano e diciassette dei suoi uomini furono uccisi. Il 15 febbraio dello stesso anno, venne emessa una taglia di 15.000 lire sul brigante.
Circa un mese dopo, il 13 marzo, Ninco Nanco e due dei suoi fedeli (uno di questi era suo fratello Francescantonio) furono catturati nei pressi di Lagopesole dalla Guardia Nazionale di Avigliano. Vennero giustiziati subito presso Frusci (frazione di Avigliano) e Ninco Nanco morì per mano del caporale della G.N., Nicola Coviello, con due colpi di cui uno dritto nella gola, per vendicarsi dell'assassinio del cognato compiuto dal brigante aviglianese il 27 giugno 1863.

Pensiero dell' autore: su questo brigante cie tanto da dire infatti non ho messo tutto reputo che come persona sia state a fedele alla sua nazione fino alla morte.

La lotta del sud dei brigantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora