-il sogno di Coridan-

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Nel silenzio profondo del mattino, una piccola canzoncina metallica risuonò nel vuoto della sua stanza. Coridan la spense e si sedette sul letto. Si guardò attorno e la sua stanza era sempre la stessa, spoglia, piena di ingranaggi, viti e bulloni. Il ragazzo prese dei vestiti e andò in bagno, chiudendosi alle spalle la sua triste stanza semi vuota.
Una volta in bagno si guardò allo specchio e sorrise. Li mancavano dei denti e il suo sorriso non era dei migliori, poi continuò a guardarsi allo specchio.
I suoi capelli erano raccolti in una coda fatta male, erano castani e sporchi per via dell'olio e dal vapore della fabbrica. I suoi occhi scintillavano leggermente ed erano verdi, la sua pelle sintetica era ormai usurata ma c'era ancora, era la dimostrazione che anche lui era umano! Dopo poco, si vestì e pronunciò le parole "magiche".
"Modello .865420, pronto per lavorare"
La sua voce quasi robotica risuonò nella stanza e dopo poco, una luce azzurra lo circondò. In una frazione di secondo, era stato teletrasportato nel luogo in cui era condannato a lavorare, la "Feel Good inc.", un'enorme torre di produzione di androidi.
Come lui li lavoravano centinaia di androidi "avvizziti", distrutti dal lavoro e dal mame subito dalle bestie, gli umani veri, quelli in carne ed ossa.
Iniziò subito a lavorare, indossava la divisa blu e nera da un pezzo unico della FGI.
Coridan (C0RID4N) è sempre stato un sognatore, nonostante la sua natura "metallica", ha sempre sognato di vedere il mondo, di viaggiare... di volare!
I suoi pensieri erano corrotti, un androide non dovrebbe pensare a quelle cose! È solo una macchina da lavoro! Beh no. Coridan, come molti altri, è un "deviante", ovvero un androide che ha sviluppato sentimenti e pensieri propri.
Infatti, dopp aver sentito un rumore forte, si staccò dalla sua stazioncina di lavoro e corse ad una delle finestrate enormi del posto. Quella stanza di produzione era destinata alla ceazione di mani e piedi quindi, si fece spazio tra gli scatoloni di dita e fili elettrici, arrivando formalmente alla finestra.
Fuori, stava volando qualcosa di bellissimo, qualcosa di unico e mozzafiato.
Era una piccola isola con un grosso mulino a vento sopra. Coridan poteva perfettamente vedere sopra l'isoletta, c'era un prato e una bambina dai capelli neri che suonava un piccolo strumento, seduta sulla punta dell'isola.
"È magnifico. Voglio unirmi a lei."
Disse Coridan ad alta voce.
I suoi sensori stavano impazzendo dalla voglia di scappare, era pronto a tutto ma... una grossa guardia umana lo prese per il collo e lo riportò alla sua postazione di lavoro, rimproverandolo.
Dopo lunghe ore di lavoro, Coridan si alzò di nuovo e corse alla finestra. Questa volta vide un grosso stormo d'uccelli che volava via.
"È magnifico, voglio andare con loro!"
Disse ad alta voce di nuovo, muovendo le braccia come fossero ali.
All'improvviso Coridan spiccò il volo e si unì al gruppo di uccelli, andando all'orizzonte.
........
....
Coridan si svegliò poco dopo. Era tornato alla sua postazione a montare piedi di androidi.
Stava soltanto sognando ad occhi aperti.
Ma questo androide voleva volare! Quindi, dopo aver finito il suo infinito turno, del giorno ottomilanovecentosessantanove di lavoro, andò nuovamente alla finestra, la aprì e si affacciò, sentendo aria vera per la prima volta in vita sua. I suoi sensori cutanei sentivano per la prima volta l'aria fresca della sera.
Però...
"Io voglio volare"
Disse Coridan con una soffice voce, poco robotica.
Il giovane androide, usurato dal lavoro forzato, sporco d'olio, triste e stanco, si gettò dalla finestra.
Finalmente Coridan stava volando, finalmente stava viaggiando.

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