Arrivata nel parcheggio della scuola mi guardai nello specchietto retrovisore intenta a migliorare il mio aspetto. Misi del rossetto scuro sulle labbra e andai pesante con il mascara. Toccai il livido sullo zigomo e misi un paio di occhiali da sole color nero. Non mi piaceva coprire i miei lividi post incontro. Erano parte di me e io non mi vergognavo di quello che ero.
Presi lo zainetto nero e scesi dall'auto camminando con grazia sulle zeppe nere. I presenti posarono lo sguardo su di me, quasi intenti ad analizzare una a una le mie imperfezioni, rendendomi ancora di più prigioniera del mio stesso volto.
Il parcheggio non era grandissimo perché la maggior parte degli studenti veniva a piedi o con i mezzi pubblici. L'edificio era in muratura alternata da parti grigie e altre in mattone cotto. L'entrata aveva due grandi porte di vetro che lasciavano intravedere i trofei della scuola.
Passai in mezzo a un gruppetto di ragazzi che si trovavano sul mio tragitto scansandoli con un gesto. Davanti al cancello vidi Roxanne dai capelli ricci raccolti in una coda alta che mi aspettava.
Indossava una gonna simile alla mia, però di colore grigio e un maglione rosa sopra di essa. Ai piedi portava delle Adidas bianche con le stanghette rosa perla. Il trucco era abbastanza pesante ed evidenziava i suoi zigomi poco evidenti. Lei aveva tutto quello che avrei voluto avere io: la forma del volto a cuore, il nasino a punta e gli occhi verde chiaro. La pelle era olivastra e il suo fisico era niente male. La fronte era molto ampia dandole un aspetto più infantile.
Mi salutò con un gesto schiudendo le labbra in un sorriso a trentadue denti. Iniziava la messa in scena.
- Ciao Reby! -, esclamò con la sua voce cristallina,- Ieri sei stata ad allenamento?-, chiese posando una mano sul mio zigomo leggermente viola.
- Sì -, dissi forzando una risata.
- Con chi hai fatto a botte?
- Con un ragazzo nuovo...-, affermai ripensando a quel castano dagli occhi azzurri come il cielo senza nuvole. Ricordai i suoi tratti definiti e la mandibola sporgente. Ricordai la sensazione che il suo sguardo lasciava sulla mia pelle.
Avvolta nei miei pensieri posai una mano sulla voglia e tenni lo sguardo fisso sull'auto che stava arrivando nel parcheggio. Una Range Rover Sport SVR, come si faceva a non riconoscere quel design? Con la sua lunghezza di circa quattro metri e ottanta, la sua larghezza di due metri e la sua altezza di un metro e ottanta circa, era il SUV di lusso per eccellenza. Il colore rosso attirò l'attenzione di tutti quanti gli studenti. Il cofano era color grigio, quindi supponevo essere in fibra di carbonio.
Dalla portiera del passeggero scese lui, Christian Ross, il figlio unico di un imprenditore con una catena di ristoranti in tutto il mondo e il proprietario del bar in cui lavoravo io. Christian, l'orgoglio della famiglia con voti eccellenti e i professori dalla sua parte. Lo guardai mentre scendeva dall'auto con un cappotto diverso da quello degli altri giorni della settimana.
- Dio, Rebecca! Quella gonna ti calza a pennello!
Ecco che Miss Perfezione era arrivata. Mi voltai verso di lei sorridendo. Rose era bassa e magra, a questo si aggiungeva un seno quasi del tutto inesistente e un vitino da vespa che le altre si sognavano. I capelli legati in una coda alta le arrivavano alle spalle evidenziando quel visino con il mento a punta e le guance leggermente scavate.
Mi guardava con i suoi occhi azzurri e luminosi adornati da strati di mascara e fondotinta. Rose era l'unica con la pelle molto chiara rispetto alla mia e a quella di Roxanne. Il rossetto di Rose era di un rosso troppo acceso per i miei gusti.
Indossava una gonna identica alla mia e quella di Roxanne color bianco con sopra una maglietta senza spalline. A coprire le spalle ci pensava una giacchetta in pelliccia bianca. Gli occhiali a forma di stella fungevano da copricapo.
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Try again
RomanceRebecca Wood, con il guantone da boxe al posto del cuore, fa degli incontri illegali per ricavare più soldi e pagare le cure mediche della sorella malata di cancro. Assieme al padre abitano in un appartamentino a Philadelphia, di cui a malapena ries...